Astronomia
Mitologia
COSTELLAZIONI ESTINTE
di Claudio Ciofi* e Pietro Torre
Le
costellazioni non sono sempre esistite così come
noi le conosciamo oggi. Alcune soltanto ci sono pervenute
nelle loro forme originali. Il termine latino "constellatio"
(raggruppamento di stelle) nasce solo nel 1265, mentre fino
a quel momento veniva semplicemente usato il nome di "astra"
o "sidera" (=stelle).
Oggi il reperimento degli astri e dei vari oggetti celesti
si fa comodamente con sistemi di coordinate o, meglio ancora,
con dei moderni computer, per cui il riconoscimento delle
costellazioni può talvolta sembrare quasi superfluo
agli astronomi stessi. Tuttavia risulta se non altro interessante
per un primo approccio al cielo e per familiarizzare con
quella che può a buon diritto essere considerata
"la parte superiore del nostro habitat".
E' comunque indubbiamente utile, almeno in chiave storica,
ripercorrere le varie tappe che hanno portato al cielo attuale.
Furono probabilmente i Caldei che, 500 anni prima della
nostra era, cominciarono a dividere il cielo in asterismi,
una sorta di "protocostellazioni", che altro non
erano che zone di cielo arbitrariamente tracciate tenendo
conto della loro altezza. Portavano i nomi degli Dei del
cielo, della Terra e delle acque.
La prima carta del cielo conosciuta (200 a. C.) è
il planisfero di Geruvigo che menziona 45 figure chiaramente
ispirate a quelle Caldee. Ipparco, primo grande "catalogatore"
della storia, tra il 162 e il 127 a. C., menziona ben 1080
stelle ancora ripartite sulle stesse 45 costellazioni. Tycho
Brahe, ne aggiungerà una sola nel suo catalogo, edito
nel 1602, un anno dopo la sua morte. L'anno successivo Johann
Bayer pubblica la sua celebre "Uranometria" che
contiene una lista di 1706 stelle ripartite stavolta in
60 costellazioni.
Successivamente Johannes Hewel (detto Hevelius) nel 1690
e Nicholas Louis de La Caille nel 1752 estenderanno pian
piano questo tipo di descrizione a tutto il cielo australe
che era ancora privo di nomenclatura. Le nuove costellazioni
ebbero così dei nomi direttamente ispirati a questa
terre inesplorate: Camaleonte, Pesce Volante, Tucano, Fenice,
Uccello del Paradiso, ecc.; o ancora derivarono i nomi di
strumenti scientifici e di navigazione, così utili
nel periodo delle esplorazioni: Telescopio, Microscopio,
Ottante, Bussola, Compasso
Tutti nomi che sussistono
ancora oggi.
L' Unione Astronomica Internazionale (I.A.U.) nel congresso
di Roma del 1922 decise di metter ordine nel cielo e definì
finalmente i confini delle costellazioni, ufficializzandone
88 e definendone i confini utilizzando archi di meridiani
e paralleli. Per questa opera di ordinamento ci si basò
su due opere molto importanti: "Uranometria Nova"
(di Argelader edita nel 1843) per il cielo boreale, e "Uranometria
Argentina" (di Gould, 1879) per quello australe. Da
questo momento alcune costellazioni cessarono veramente
di esistere, mentre altre "nacquero" dalla fusione
di asterismi preesistenti o, al contrario, da divisioni
di altri.
Qui di seguito facciamo un elenco e un'illustrazione delle
costellazioni "estinte", cioè non più
esistenti.
Le costellazione
sono riportate in ordine cronologico di "nascita".
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COSTELLAZIONI ESTINTE
nate prima del 1600
Emisfero boreale
VENDEMMIATORE
(Provindemiator):
costellazione antica la cui traccia è rimasta nella
stella Vindemiatrix (e della
Vergine) e che rappresenterebbe Ampelo, figlio di un satiro
e di una ninfa, amico d'infanzia e primo amore di Dioniso
sui monti Ismari in Tracia.
Mitologia
della costellazione
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Emisfero
boreale
I CAPRETTI (Haedi):
La costellazione dell'Auriga era immaginata dagli antichi
come un guidatore di cocchio con in braccio una capra (la
stella Capella) e due capretti [stelle "Haedi",
z (zeta) ed h
(eta)].
Mitologia della costellazione
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Emisfero
boreale TESTA
DI MEDUSA:
fa parte di Perseo, ma qualche antico la considerava una costellazione
a sè stante a causa della nota variabilità della
stella Algol, detta "Il demone che saluta".
(Immagine da Poeticon astronomicon di Hyginus del 1482).
Una
rappresentazione della Testa di Medusa insieme ad altre
costellazioni perdute in una carta stampata nel 1804, appartenente
all’Atlas Célèste di John Flamsteed
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Emisfero boreale
IL PRESEPIO (Praesepe):
Piccola costellazione nel Cancro così denominata
da Ipparco (I° secolo a.C.): due stelle del Presepio
furono dette "Aselli" (= Asinelli) da Plinio.
Mitologia
della costellazione
Emisfero
boreale
LE PLEIADI E LE IADI:
questi celebri ammassi aperti oggi sono considerati asterismi,
ma anticamente erano vere e proprie costellazioni. Il mito
le racconta come sorelle ( erano chiamate Atlantidi, figlie
di Atlante e di due madri diverse: Pleione ed Etra).
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Delle Pleiadi (qui raffigurate) sono visibili a occhio
nudo 7 stelle che hanno nome: Atlante e Pleione, (i genitori),
Maia, Elettra, Taigéte, Astèrope, Mèrope,
Alcione, Celèno.
LE Iadi, un ammasso molto meno vistoso che ora forma
il muso del Toro, con la stella Aldebaran a fare da occhio,
erano le figlie di Atlante ed Etra: si ricordano Eudora,
Korònide, Faio, Kleéa e Fesùla.
Omero le chiamava "piovose",
perchè in quei lontani tempi
la loro levata e tramonto coincidevano con l'inizio delle
piogge.
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Emisfero
boreale
ANTINOO:
Questa costellazione si trovava a sud dell'Aquila. Per alcuni
incarnava il pastore Ganimede rapito da Zeus trasformato in
aquila per condurlo sull'Olimpo. Per altri rappresentava Antinoo,
giovane schiavo greco divenuto il favorito dell'imperatore
Adriano che la introdusse nel 130 d.C.Tycho Brahe la elencò
come costellazione indipendente nel 1603, ma era già
stata rappresentata nel 1551 da Gerardus Mercator sul suo
mappamondo celeste. Hevelius lo rappresenterà con un
arco e una freccia, poi sarà definitivamente inglobato
nell'Aquila da J. Bode. Non apparendo nell'opera di Argelander,
non fu mantenuta dall'IAU nella sua lista.
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Emisfero boreale LA
ROSA:
Appare per la prima
volta in un planisfero del 1536.Qui rappresentata in una tavola
pubblicata nel 1540 nell'Astronomicum Caesareum di Petrus
Apianus (1495-1552) : astronomo, cartografo, ideatore di strumenti
e professore di matematica presso l'Università di Ingolstadt.
L' Astronomicum Caesareum anche se ne esistono solo poco più
di cento copie, è in tutte le più importanti
biblioteche del mondo ed è citatissimo. Ha inoltre
influenzato nel '500 moltissimi affreschi che rappresentano
il cielo, ad esempio Teglio e Caprarola.
Una copia è a Milano alla Braidense.
La Rosa, secondo B. Brown, inglese della prima metà
del '900 e storico della cartografia celeste, potrebbe rappresentare
Cor Caroli (i Canes Venatici disegnati nella mappa non coincidono
infatti con le stelle dell'attuale costellazione).
(dal sito www.atlascoelestis.com) |
ARCO E
FRECCE:
Furono aggiunte nel 1690 da Hevelius alla figura di Antinoo.
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Emisfero australe
TRIANGOLO E SCIMITARRA:
li inserisce nel suo emisferoaustrale Petrus Apianus nel
1540: si noti come la Coppa sia disegnata simile ad un secchio,
mentre il Corvo ha i lineamenti di un avvoltoio |
Emisfero boreale:
DELTA O DELTOTON:
fra la Testa di Medusa, la testa dell’Ariete e il posteriore
di Andromeda. Introdotto da Petrus Apianus nel 1540, fu poi
detto Triandolo Boreale.
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Emisfero australe
TRIANGOLO ANTARTICO:
introdotto da Plancius e raffigurato nel 1589: è
rappresentato con il suo vertice meridionale nel Camaleonte
e le altre 2 stelle nella costellazione della Carena.
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Emisfero australe
CORDICELLA DEI PESCI AUSTRALE (Linum austrinus) e
Emisfero boreale
CORDICELLA DEI PESCI BOREALE (Linum Boreum)
Introdotte da Thomas Hood nel 1590. Troviamo le denominazioni
in Hevelius, Blaeu. |
J.
Hevelius, Uranographia, Danzica 1690
Il Bode riunì
in un'unica cordicella le due precedenti:
CORDICELLA DEI PESCI (Linum Piscium) |
Emisfero australe
POLOPHILAX (Guardiano del Polo):
Come Artofilace Guardiano dell'orsa, (Bootes), era una figura
umana posta vicino al Polo Sud. |
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