Resti di supernova

[Home] [Su] [Variabili eruttive] [Novae] [Supernovae] [Supernovae storiche] [Classificazione Supernovae] [Resti di Supernovae]

L'involucro gassoso che una supernova lascia dietro di sé dopo l'esplosione prende il nome di “resto di supernova”. Esso è costituito dagli strati più esterni della stella esplosa, che si dilatano nello spazio formando un guscio; il suo studio spettroscopico consente di risalire alla composizione chimica della stella progenitrice e, quindi, di ricostruirne l'evoluzione.

La morfologia dei resti di supernova è estremamente varia, e dipende dalle condizioni in cui si è verificata l'esplosione e dalle caratteristiche della stella esplosa. Inoltre, poiché l'espansione non è uniforme in tutte le direzioni a causa dell'interazione con il mezzo interstellare, la forma della nube viene modificata notevolmente su tempi dell'ordine delle migliaia di anni; attraverso lo studio della morfologia di un resto di supernova è quindi possibile risalire alla densità locale della materia interstellare.

Gli astronomi calcolano che un resto rimanga visibile circa 100 000 anni prima di dissolversi nello spazio interstellare. Spesso i resti di supernova contengono alloro interno una pulsar, che costituisce il nucleo della stella esplosa sopravvissuto all'esplosione stessa. .

Sono noti molti resti di supernova all'interno della nostra Galassia; è possibile quindi, da un lato, cercare di verificare se vi sia un resto nel luogo in cui è noto che sia esplosa una supernova (ad esempio in base alle osservazioni storiche), dall'altro studiare un resto visibile per calcolare quando sia esplosa la supernova che lo ha generato.

Sono state identificate come sorgenti radio la supernova del 185, associata all'oggetto RCW 86, e quella del 1006, che viene associata a PKS 1459-41, ed è sorgente sia di onde radio che di raggi X. Non è visibile alcuna stella di neutroni al suo interno, e la forma del resto, con una struttura a guscio, suggerisce che si sia trattato di una supernova di tipo I.

La supernova del 1054 non solo è stata identificata come l'esplosione che generò la celeberrima Crab Nebula (la nebulosa Granchio, M1 nel catalogo di Messier), ma all'interno di essa è ben visibile una stella di neutroni in rapida rotazione che emette onde radio, cioè una pulsar. Anche la supernova del 1181 ha una controparte: la sorgente radio 3C 58, ma non si nota nella zona alcuna nebulosità.

Infine, le supernovae del 1572 e del 1604 sono associate ai resti detti, rispettivamente, di Tycho e di Keplero. Viceversa, quella del 393 non è stata identificata con alcun resto di supernova, anche a causa dell'incertezza sulla sua posizione. Esiste poi il caso di Cassiopea A, un resto visibile nell'omonima costellazione. Misurando la velocità con cui esso si espande e "proiettando all'indietro" tale movimento, gli astronomi hanno calcolato che l'esplosione della supernova che lo ha generato è situabile intorno al 1670. Di tale evento, però, non esiste alcuna traccia nelle osservazioni antiche.

[Home] [Su] [Variabili eruttive] [Novae] [Supernovae] [Supernovae storiche] [Classificazione Supernovae] [Resti di Supernovae]