Bruno
Moretti, radioamatore IK2WQA, giornalista scientifico freelance
e divulgatore varesino, astrofilo da una vita, è membro
italiano del Team SETI del SETI Institute, membro del Consiglio
Direttivo di IARA, Italian Amateur Radio Astronomy, direttore
del SETI
ITALIA Team G. Cocconi e dell'Osservatorio Astronomico
Carl Sagan di Castelletto Ticino (NO) ed è iscritto
al CICAP.
Socio UAI collabora alla Sezione di Ricerca Radioastronomia.
Proprio nel mese in cui ricorre il 10mo anniversario della
morte del suo amico Carl Sagan, ha ricevuto il SETI
SuperStar Award
Intervista
di Pasqua Gandolfi, consigliere UAI, a Bruno Moretti IK2WQA
su Carl Sagan
Pasqua Gandolfi:
Bruno, quando hai incontrato Carl Sagan?
Bruno Moretti: Nel maggio del 1990 per puro caso.
In un ristorante di Pasadena in California me lo sono trovato
seduto al tavolo di fianco al mio.
Non ci avevo neanche fatto caso.
Quando il cameriere l'ha chiamato "Doctor Sagan",
mi sono girato, mi sono accorto che era lui in carne ed
ossa, e a momenti mi viene un colpo!
A quel tempo il mio inglese era peggiore di adesso.
A cavarmi d'impaccio è stata la mia compagna dell'epoca
(astrofila pure lei ed italo-americana) che ha attaccato
bottone a Carl dicendo che io ero un "italian astronomer"
(sfacciatamente senza aggiungere "amateur"), suo
grande ammiratore e che volevo fare la sua conoscenza.
Con un "I love Italy" (io amo l'Italia) generosamente
Carl ci ha invitati al suo tavolo.
Notato il mio gilet con il nominativo da radioamatore ricamato
a punto catenella, Carl mi ha chiesto se mi interessavo
al SETI, la famosa ricerca di segnali radio provenienti
da eventuali civiltà extraterrestri.
Sempre utilizzando la mia compagna come interprete gli ho
risposto, imbarazzatissimo, che sapevo benissimo cos'era
il SETI, ma non avevo un... radiotelescopio!
A quei tempi SETI@home e il calcolo scientifico distribuito
erano ancora di là da venire.
Avendo letto il suo libro del 1974 "The cosmic connection"
(ver. it.: Contatto cosmico) gli ho chiesto quante probabilità
c'erano che il Pioneer con la famosa "targa di Sagan"
venisse ritrovato da qualche ET.
Carl, sorridendo, mi ha risposto canticchiando "Bruno,
I'm a dreamer, but I'm not the only one" (Bruno, io
sono un sognatore, ma non sono il solo) il ritornello della
splendida "Imagine"
di John Lennon e mi ha spiegato che la "targa
di Sagan" era utile soprattutto per divulgare l'idea
del SETI ai terrestri, non certo perché sperasse
che il Pioneer venisse ritrovato da alieni, partendo dalla
considerazione in base alla quale si calcolano in miliardi
i meteoroidi da un metro cubo presenti in un sistema planetario.
E una sonda con le batterie scariche è un meteoroide
da un metro cubo!
Pasqua Gandolfi:
Avete parlato solo di SETI?
Bruno Moretti: In campo astronomico sì.
Ma io ammiravo moltissimo Carl come epistemologo propugnatore
e divulgatore della razionalità, dello scetticismo
e della cultura scientifica.
Carl Sagan, oltre ad essere stato uno dei fondatori di The
Planetary Society, la più grande associazione mondiale
di astrofili, con Isaac Asimov e Paul Kurtz è stato
uno dei fondatori dello CSICOP,
Committee for the Scientific Investigation of Claims of
the Paranormal (comitato per l'investigazione scientifica
delle affermazioni del paranormale, quello che poi in Italia,
grazie al collega Piero Angela, è diventato il CICAP)
e del Council
for Secular Humanism (consiglio per l'umanesimo
laico), una delle più grandi organizzazioni mondiali
di atei e agnostici.
Io, che ero e sono membro, oltre che di The Planetary Society,
sia dello CSICOP che del Council for Secular Humanism, ho
spostato il discorso su questo argomento.
Carl ha iniziato con una affermazione bellissima: "Porsi
degli interrogativi occupa il posto dell'elemento più
pesante nella Tavola Periodica."
Io gli ho ricordato i due noti aforismi latini: "Dubitando
ad veritatem pervenimus" e "Ubi dubium, ibi libertas".
Poi, mettendo parzialmente in crisi la mia interprete con
la velocità della sua parlata, Carl si è lanciato
in una appassionata "filippica" sull'importanza
dello scetticismo non solo in campo scientifico, ma in tutti
i campi con particolare riferimento al campo politico e
a quello militare.
Per molti versi Carl ha prefigurato a grandi linee i contenuti
di "The Demon-Haunted World. Science as a Candle in
the Dark" (ver. it.: Il mondo infestato dai demoni.
La Scienza e il nuovo oscurantismo), ultimo suo libro nonchè
testamento epistemologico, scritto quando il cancro aveva
già comiciato ad aggredire il suo organismo.
"Il mondo infestato dai demoni" dovrebbe essere
un testo scolastico fin dalle medie, se aneliamo ad un futuro
migliore per l'umanità.
Occorre imparare fin da piccoli la razionalità, altrimenti
non dobbiamo stupirci di ritrovarci con adulti irrazionali,
fondamentalisti, clienti di vannamarchi, UFOti & affini.
Sono proprio gli UFOti quelli che deprezzano il SETI scientifico.
Perchè nell'immaginario collettivo del vulgus anche
noi veniamo confusi con loro.
Pasqua Gandolfi:
Hai qualche particolare in più sul vostro incontro?
Bruno Moretti: Sì. E anche piuttosto scabroso
per l'ipocrisia dei "bempensanti".
Riguarda un aspetto della vita di Carl e di sua moglie Ann
Druyan pochissimo conosciuto in Italia.
Verso la fine del pranzo, Carl Sagan, notoriamente pacifista
nonviolento senza se e senza ma, ha avuto parole durissime
sulla commistione fra scienza, politica e industrie degli
armamenti.
Alludendo a politici e militari padroni della guerra io,
rivolgendomi in italiano alla mia compagna, sono saltato
fuori con un ingenuo: "Dovrebbero farsi una canna!"
Nonostante la pedatina che gli ho tirato sotto il tavolo,
la mia compagna tutta giuliva ha tradotto.
Non ho fatto in tempo a pensare "Ma guarda 'sta bischera
che figure mi fa fare!" che Carl... ridendo... mi ha
dato ragione! Dichiarandosi poi antiproibizionista convinto
e, lasciandomi totalmente sbalordito, aggiungendo che lui
e la moglie amavano la cannabis indica e ne erano fumatori
abituali! E che la nicotina è nociva perchè
alza la pressione mentre il tetraidrocannabinolo la fa diminuire!
Solo molti anni dopo ho scoperto sul web l'articolo
di Carl Sagan "Mr. X" del 1969.
Pasqua Gandolfi:
Non l'hai più rivisto dopo l'incontro di Pasadena?
Bruno Moretti: Purtroppo no. Ma a Pasadena prima
di lasciarci ci siamo scambiati gli indirizzi.
Carl mi ha scritto tre bellissime lettere e io ne ho mandate
a lui cinque.
Purtroppo in uno dei miei traslochi sono molto probabilmente
andate perse le foto che avevamo fatto con lui. Non le trovo
più.
Per mia decisione testamentaria il contenuto delle lettere
verrà rivelato solo dopo che anch'io, per dirla con
Voltaire, avrò "restituito il mio corpo agli
elementi e sarò andato a rivitalizzar la Natura sotto
altra forma".
Intervista di Bruno Moretti IK2WQA a Claudio Maccone
su Carl Sagan
Claudio Maccone,
fisico-matematico torinese, è uno dei più
importanti scienziati SETI a livello mondiale.
Ha lavorato per molti anni all'Alenia Spazio, collabora
con l'Istituto di Radioastronomia dell'INAF e con il programma
SETI Italia ed è membro a vita dell'Accademia Internazionale
di Astronautica (IAA) ove è co-chair del SETI Permanent
Study Group e responsabile del progetto Lunar Farside Radio
Lab che prevede la costruzione di un radiotelescopio RFI-free
sulla faccia nascosta della Luna.
E' membro del Consiglio Direttivo di IARA, Italian Amateur
Radio Astronomy, ove ricopre la carica di consigliere scientifico
e responsabile del settore SETI.
Ha ricevuto il "Giordano
Bruno Award" e il "Searching
for Interstellar Communications Award"
E' autore di due libri esclusivamente in inglese: "Telecommunications,
KLT and Relativity" e "The Sun as a Gravitational
Lens: Proposed Space Missions" e ha scritto numerosi
articoli pubblicati su Acta Astronautica, organo dell'IAA.
Essendo mio caro amico da molti anni, l'ho intervistato
sulla sua conoscenza con Carl Sagan nel decennale della
scomparsa.
Bruno Moretti:
Claudio, come e quando hai conosciuto Carl?
Claudio Maccone: Conobbi Carl Sagan la sera dell'11
ottobre 1992 in un hotel di Barstow, in California, sulla
strada che va da San Bernardino al deserto del Mojave, dove
ci sono le grandi antenne del Deep Space Network della NASA.
Il giorno dopo (12 ottobre 1992 = 500 anni esatti dopo lo
sbarco di Cristoforo Colombo in America) la NASA avrebbe
inaugurato il proprio grande programma SETI (N.d.R.: programma
poi purtroppo soppresso) e Carl Sagan era l'ospite principale.
La NASA aveva organizzato ben undici pullmann di scienziati
(fra i quali il sottoscritto) per partecipare all'evento.
Il programma prevedeva: partenza da Pasadena forse alle
ore 12 dell'11 ottobre, cena e notte a Barstow in un hotel
(a mie spese) con discorso di Carl Sagan sul SETI (dinner
speech).
Poi, al mattino dopo, viaggio a Goldstone nel Mojave, innaugurazione
ufficiale, pranzo al sacco e ritorno a Pasadena in tarda
serata.
Bruno Moretti:
Chi vi ha presentato?
Claudio Maccone: Dopo il dinner speech di Sagan,
fu Don Tarter a presentarmi a lui.
Bruno Moretti:
Di cosa avete parlato?
Claudio Maccone: Io girai subito la conversazione
sul "Sole come lente gravitazionale" (che era
il mio forte) e lui mi disse "let me understand"
(tr. it.: fammi capire, spiegami) e gli spiegai che derivava
dalla formula di Einstein della deflessione delle onde radio
di sorgenti lontane che passino tangenti alla superficie
del Sole (N.d.R.: Effetto Einstein's Cross).
La conclusione è che esse focalizzano a 550 Unità
Astronomiche dal Sole.
Bruno Moretti:
E Carl cosa disse in proposito?
Claudio Maccone: Sagan rimase colpito, perche` non
aveva mai trattato questo argomento nei suoi libri divulgativi
prima di allora.
Bruno Moretti:
Avete avuto anche scambi epistolari?
Claudio Maccone: Ci scambiammo gli indirizzi.
Mesi dopo mi scrisse una lettera in proposito (allora non
c'era la posta elettronica) ed io credo di aver ancora conservato
la sua lettera (ma dovrei cercarla...).
Anni dopo comprai a New York il suo libro "Pale Blue
Dot" (mi sembra) dove lui trattò finalmente
anche di questo fenomeno per intensificare i deboli segnali
di ET nel SETI, e per rispondere ad ETI con lo stesso trucco
di usare il Sole come lente gravitazionale.
Solo che, non vivendo io in America, ed avendo io e Greg
Matloff fatto un seminario su queste cose alla Cornell University,
dove Sagan insegnava, egli nel suo libro cita Matloff a
questo proposito, e non me.
Del resto, il mio libro sul Sole come lente gravitazionale
non venne pubblicato per la prima volta che nel 1997, dopo
la morte di Sagan (N.d.R.: il libro è "The Sun
as a Gravitational Lens: Proposed Space Missions").
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