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Cognizioni

DANTE ALIGHIERI
Forse
... la Croce del Sud

Dante nelle terzine iniziali del I canto del Purgatorio parla di quattro stelle. Chi conosce il cielo australe, leggendo questi versi, pensa subito alla Croce del Sud.
Dante conosceva forse la piccola costellazione che indica il polo Sud?

Sappiamo da Erodoto che navigatori Fenici compirono la circumnavigazione dell'Africa per incarico di un Faraone.

Il primo che fece una descrizione della costellazione e delle nubi di Magellano è stato un empolese, Andrea Corsali, che per conto dei Medici fece un lungo viaggio circumnavigando l'Africa e giungendo in India.
Egli scrisse in un resoconto pubblicato nel 1516: Sopra di queste apparisce una croce maravigliosa nel mezzo di cinque stelle, che la circondano (com'il Carro la Tramontana) con altre stelle, che con esse vanno intorno al polo girandole lontano circa trenta gradi: e fa suo corso in 24 ore, ed è di tanta bellezza che non mi pare ad alcuno segno celeste doverla comparare...

La scoperta invece fu poi attribuita al Pigafetta che nella sua "Relazione del primo viaggio intorno al mondo" così racconta: Quando èramo in questo golfo vedessimo una croce de cinque stelle lucidissime, dritto al ponente e sono giustissime una con l'altra.

All'epoca della morte di Gesù Cristo, la Croce del Sud si vedeva a Gerusalemme, anche se appena sopra l'orizzonte; poi, per la precessione degli equinozi, pian piano è scesa sotto l'orizzonte. I Romani chiamavano questo gruppo di stelle "il trono di Cesare".
Ad Alessandria d'Egitto si vedeva ancora nel 1300, ed ora è parzialmente visibile.

Nell'anno mille già molti pellegrini si recavano in Terra Santa, senza incontrare ostacoli da parte degli Arabi, ma dopo la conquista del territorio da parte dei Turchi, alcuni episodi di intolleranza indussero il Papa a proclamare la prima Crociata, nel 1095, seguita da altre Crociate negli anni successivi.
Si combattè anche nelle città egiziane di Damietta e Il Cairo.
L'ottava crociata, l'ultima, finì nel 1272.

Nel 1219 Francesco d'Assisi fu in Egitto, a Damietta, che si trova sulla costa più o meno alla stessa latitudine di Alessandria.

Dante nacque nel 1265 e morì nel 1321.
Viaggiò in varie corti, esule da Firenze. Il suo maestro Brunetto Latini aveva viaggiato in Spagna e probabilmente aveva avuto la possibilità di visionare le mappe celesti arabe, che certo riportavano le costellazioni australi; sicuramente gli arabi conoscevano, come risulta da una antica mappa risalente al 1154, gran parte dell'Africa e l'Oceano Indiano.
Nell' Almagesto di Tolomeo (II secolo D.C.) non è elencata nessuna costellazione con il nome di Croce, ma le quattro stelle principali (dalla alfa alla delta) ci sono tutte e sono comprese nella costellazione del Centauro. In effetti la Croce del sud come costellazione fu "inventata" dall'astronomo Royer nel 1679 staccandola appunto dal Centauro, anche se il nome di Croce si deve ad Andrea Corsali, geografo e navigatore empolese, che la descrisse in una lettera nel 1515, e in seguito usato dai primi navigatori dei mari del sud (p.es.Amerigo Vespucci e Antonio Pigafetta ) .
Riporto di seguito i dati essenziali delle quattro stelle, con l'aggiunta del nome moderno:

(coord.eclittiche) Lat. Long.
Quae est in poplite pedis dextri..... 190 00 -51 10 2 [gamma Cru]
Quae est in talo ejusdem pedis....... 195 20 -51 40 2 [beta Cru]
Quae sub poplite sinistri pedis...... 186 20 -55 10 4 [delta Cru]
Quae in sura ejusdem pedis........... 191 10 -55 20 2 [alpha Cru]

Si ritiene che il catalogo stellare di Tolomeo fosse essenzialmente una copia di quello di Ipparco (III secolo a.C) oggi perduto; si deve dunque concludere che le quattro stelle della Croce del Sud erano note sin dall'antichità classica; del resto nell'Alto Egitto (latit. circa +25°), che gli astronomi alessandrini potevano raggiungere facilmente, la Croce del Sud (allora intorno ai -50° -55°) doveva essere chiaramente visibile anche se molto bassa sull'orizzonte.
Osservando l'atlante stellare può anche sorgere il dubbio che le quattro stelle di Dante potrebbero anche essere le alfa e beta Centauri e le alfa e beta Crucis, che sono quattro stelle vicine e tutte di prima grandezza, mentre la gamma e la delta Crucis sono un po' meno luminose.
In effetti Dante parla solo di quattro stelle e non di una croce.

L'interpretazione più accreditata dei versi danteschi è la seguente: Venere splendeva ad oriente, velando con la sua luce la Costellazione dei Pesci che la seguiva.
Volgendomi a destra vidi quattro stelle, che nessuno, fuorché i primi uomini (la prima gente), avevano visto.

Le quattro stelle rappresentano le quattro virtù cardinali: Prudenza, Giustizia, Fortezza, Temperanza: virtù che ormai possiedono solo gli uomini migliori, cioè la "prima gente" quella formata dai filosofi, dai teologi, dai grandi poeti e da tutti quegli intelletti i quali, attraverso lo studio, sono riusciti a portarsi tanto in alto da poter dare consiglio e insegnamento. Ad una prima lettura si pensa subito ad Adamo ed Eva, abitatori del Paradiso terrestre, ma in questo caso, potrebbe significare che nessun uomo dopo la loro caduta ha coltivato queste virtù; non si spiegherebbe la successiva comparsa di un uomo che Dante sembra stimare molto, Catone: "modello della perfezione morale raggiungibile con le sole virtù umane: "le quattro luci sante" (Pg. I, 37)

Sembrava che il cielo godesse di vederle, tanto che immaginavo che l'emisfero settentrionale patisse questa mancanza.


Volgendomi poi verso il Nord, da dove il Grande Carro era scomparso, vidi un vecchio dall'aspetto degno di reverenza…che poi si rivelerà essere Catone l'Uticense.

Se si interpreta la definizione "primi uomini" come i nostri progenitori Adamo ed Eva, i quali vivevano nell'Eden, allora si potrebbe ipotizzare che Dante avesse conoscenza dell'esistenza delle stelle che formavano il simbolo cristiano per eccellenza.
Certo nell'Almagesto di Tolomeo erano già indicate le stelle del Centauro, e sicuramente erano state disegnate dagli arabi mappe del cielo australe, ma non ci sono prove che Dante le conoscesse.
Rimane poi da considerare che egli poco dopo ne vede altre tre: le tre virtù teologali, che aggiunte alle quattro precedenti uguagliano le sette stelle dell'Orsa.
Nel Medioevo la Chiesa Cattolica accettava la concezione astronomica tolemaica, perché anch'essa vedeva nell'ordine celeste una simmetria divina. Attraverso una dottrina così geometricamente impostata, era facile per gli studiosi di astronomia (allora astrologia), com'era anche Dante, immaginare che sul Polo Sud esistessero per lo meno sette stelle, come esistevano sul Polo Nord .
Probabilmente questo vero e proprio enigma non sarà mai risolto in modo definitivo , ma a noi appassionati osservatori del cielo stellato piace pensare che Dante guardasse il cielo con occhi di astrofilo e che il nostro sommo poeta conoscesse questa piccola, magnifica Costellazione.

Commento di PAOLO BONAVOGLIA
http://www.liceofoscarini.it/didattic/astronomia/astro/home.html

Un articolo di approfondimento DI PAOLO BONAVOGLIA
http://www.liceofoscarini.it/didattic/astronomia/stelle/dante4stelle.html


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