Il protagonista, un astronauta di ritorno
da una spedizione verso Saturno, narra in prima persona il suo
primo, insolito incontro con il signor Perlman: uno strano personaggio
che un giorno, al termine di una conferenza, si siede al suo
tavolo e comincia a raccontare la sua vita.
-
Finquando ero bambino - raccontò il mio compagno -
Saturno mi ha affascinato. So esattamente come ha avuto inizio
questa passione. Dovevo avere una decina d'anni quando vidi
per caso quei meravigliosi dipinti di Chesley Bonestell che
raffiguravano il pianeta visto dalle sue nove lune. Immagino
che li abbiate visti anche voi.
- Certo - risposi. - Sebbene siano vecchi di mezzo secolo,
nessuno li ha superati. A bordo dell'Endeavour ne avevamo
un paio, appesi in sala nautica. Spesso li ho guardati per
confrontarli con la realtà.
- Potete dunque immaginare cosa provavo io allora, nel Cinquanta.
Me ne stavo per ore e ore seduto a tentar di persuadermi che
quell'incredibile oggetto coi suoi anelli d'argento che gli
giravano intorno non era il sogno di un artista, ma esisteva
davvero , che era , in realtà, un mondo dieci volte
più grande della Terra. A quell'epoca mai avrei pensato
di vederlo in seguito coi miei occhi. Ero convinto che simili
spettacoli fossero riservati agli astronomi, attraverso i
loro telescopi giganti. Ma quando avevo una quindicina d'anni
feci un'altra scoperta, così emozionante che a malapena
osavo crederci.
Affiorano
i ricordi dell'adolescenza di questo sconosciuto, dello stupore
che aveva provato nello scoprire che si poteva costruire un
telescopio senza spendere una fortuna.
Il
ragazzo racconta tutta la procedura seguita per preparare lo
specchio, manualmente, con infinita pazienza, della lucidatura,
della argentatura dello stesso, della meraviglia provata nel
compiere una serie di operazioni prima di arrivare alla costruzione
del tubo di cartone, dell'acquisto di una lente per pochi centesimi,
della sua soddisfazione nel vedere il lavoro compiuto.
Ricorda la sera in cui aveva finalmente portato sul tetto il
suo tesoro:
Appena
fu buio, tornai sul tetto, sistemando fra due camini quella
mostruosa combinazione di legno e vetro. Era tardo autunno,
ma non badavo al freddo, perchè il cielo era pieno
di stelle
tutte mie. - Misi a fuoco lo strumento
con la maggior accuratezza possibile, servendomi della
prima stella entrata nel campo visivo, poi iniziai la
ricerca di Saturno, scoprendo ben presto quanto fosse
difficile localizzare un oggetto con un telescopio riflettente
non adeguatamente montato. Tuttavia, alla fine, il pianeta
balzò nel campo visivo, io inclinai di alcuni gradi
lo strumento, ed ecco fatto
Era piccolo ma perfetto.
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Credo
di aver trattenuto il fiato per un minuto. Non riuscivo a
credere ai miei occhi. Dopo i quadri, ecco la realtà.
Pareva un giocattolo sospeso nello spazio, con gli anelli
leggermente staccati e inclinati verso di me. Anche adesso,
dopo quarant'anni, ricordo di aver pensato: "Sembra finto
come
un palloncino dell'albero di Natale". Alla sua sinistra
c'era un'unica stella e io sapevo che era Titano. Il
vecchio si interruppe e per un momento pensammo, credo, alla
stessa cosa. Tutti e due sapevamo che Titano non era soltanto
la più grande delle lune di Saturno - un puntino di
luce noto solo agli astronomi - ma anche il mondo violentemente
ostile su cui era sceso l'Endeavour, e dove tre dei miei compagni
d'equipaggio giacevano in tombe solitarie, lontanissimi dal
loro mondo.
- Non so per quanto tempo rimasi a guardare, sforzando la
vista e spostando a balzi il mio telescopio per seguire lo
spostamento di Saturno nel cielo della città. Ero a
un miliardo e mezzo di chilometri da New York, ma presto fui
bruscamente riportato alla realtà.
Purtroppo
il padre non era stato molto tenero con il ragazzo, rapito dalla
visione di Saturno. Era un uomo"ignaro dei suoi sogni",
pieno di preoccupazioni per le difficoltà della vita.
Il telescopio fu rovinosamente distrutto, e il ragazzo ...
-
Non ho mai più costruito telescopi - riprese il vecchio
- . Oltre a quello specchio, si ruppe qualcos'altro nel mio
cuore.
La
vita poi aveva portato il ragazzo,ormai cresciuto, a fare fortuna.
Il narratore nota la deferenza del personale del ristorante
dove si trova a conversare con lo sconosciuto, scoprendo che
questo è un uomo ricchissimo e potente.
Il protagonista continua la sua vita nello spazio, a bordo di
un'astronave che viaggia tra le lune di Saturno, e sbarca anche
sugli anelli che lo cingono.
L'insieme
degli anelli è molto sottile, dovete sapere che il
suo spessore non supera i quaranta chilometri. Scendemmo lentamente
attraverso di essi, dopo aver regolato la nostra velocità
con la loro rotazione in modo da muoverci sincronicamente.
Era come salire su una giostra lunga oltre duecentocinquantamila
chilometri.
Ma era una giostra spettrale, perché gli anelli non
sono solidi e ci si può guardare attraverso.
Da vicino, infatti, sono pressoché invisibili; i miliardi
di particelle che li formano sono così staccati le
une dalle altre che da vicino si vedono solo dei piccoli agglomerati
che girano molto lentamente. Solo visti in distanza quegli
innumerevoli frammenti formano un tutto unito, come un nembo
di tempesta che circondi perpetuamente Saturno.
Questa definizione non è mia, ma rende bene l'idea.
Infatti, quando portammo per la prima volta a bordo un pezzo
di anello saturnino, si liquefece in pochi minuti lasciando
una pozza d'acqua sporca. Taluni pensano che viene a spezzarsi
l'incanto, quando si sa che gli anelli (almeno il novanta
per cento) sono formati da pezzetti di ghiaccio comune. Ma
è una concezione sciocca, perché sono belli
e meravigliosi come fossero di diamante.
Tornato
sulla terra, in giro per conferenze, il protagonista finisce
per incontrare di nuovo il signor Perlman, il quale gli pone
con insistenza una domanda:
E
gli anelli, che effetto facevano visti così da vicino
da riempire il cielo da un capo all'altro?
- A voi occorre un poeta - gli risposi - non un tecnico, ma
vi dirò questo: per quanto si guardi Saturno e si voli
avanti e indietro da una all'altra delle sue lune , non si
riesce mai a persuadersi che è vero. E' tutto un sogno
Una
cosa simile non può essere vera, si pensa. Poi si torna
a guardarlo
ed eccolo lì, che ci mozza il fiato.
- Non dovete scordare che, oltre ad essere molto vicini, noi
potevamo guardare gli anelli secondo angolature e posizioni
impossibili dalla Terra, dove si vedono gli anelli sempre
rivolti verso il Sole. Noi potemmo volare alla loro ombra
e allora non risplendevano più come argento, ma parevano
una lieve foschia, un ponte di fumo a cavallo del cielo.
- E l'ombra di Saturno cade quasi ovunque su tutta l'estensione
degli anelli, eclissandoli in modo così totale che
sembra che ne sia stato asportato un grosso boccone.
-
Il fenomeno è reversibile: sul lato diurno del pianeta,
si vede sempre l'ombra degli anelli che corre come una fascia
di polvere parallela e vicina all'Equatore.
- Soprattutto (anche se lo facemmo poche volte), potemmo sorvolare
i poli del pianeta e guardare quello stupendo sistema mentre
si stendeva sotto di noi.. Allora fummo in grado di vedere
che invece dei quattro visibili dalla terra, esistono almeno
dodici anelli distinti, concentrici.
- La prima volta che li notammo, il comandante fece un'osservazione
che mi è rimasta impressa. "Qui", disse,
e parlava con assoluta serietà, "devono venire
gli angeli a parcheggiare le loro aureole".
Il
signor Perlman chiede insistentemente quale delle lune di Saturno
sarebbe più adatta ad ospitare un albergo. Nonostante
le riserve del protagonista egli insiste: è ben conscio
che il tempo farà superare agli umani ogni difficoltà.
Dunque
dove lo costruiamo?
- Mimas è troppo vicino - dissi - lo stesso vale per
Encelado e Teti. Da quei satelliti, Saturno occupa tutto il
cielo e si ha l'impressione che caschi addosso. Inoltre non
sono abbastanza solidi
sono solo grosse palle di neve.
Dione e Rea sono migliori, da entrambi si gode una vista magnifica.
Ma tutte quelle lune interne sono così minuscole: Rea
ha solo milletrecento chilometri di diametro e le altre sono
ancora più piccole.
- Non credo che ci sia da discutere: dovete farlo su Titano.
E' un satellite che va bene per l'uomo; molto più grande
della nostra Luna, raggiunge pressappoco le dimensioni di
Marte. Anche la sua forza di gravità può andare
, è circa un quinto di quella terrestre, così
gli ospiti del vostro albergo non galleggeranno nello spazio,
E poi sarà sempre la più grande stazione di
rifornimento, grazie alla sua atmosfera di metano, di cui
dovrete tener conto come di un fattore molto importante nei
vostri calcoli. Tutte le navi che vanno a Saturno si devono
fermare a Titano. -
- E le lune esterne? Iperione, Giapeto e Febo sono troppo
lontane. Da Febo, gli anelli si distinguono appena. Tenetevi
ben saldo al buon vecchio Titano, anche se la sua temperatura
è di cento sotto zero e la neve ammoniacale non è
l'ideale per sciare.
Si
lasciano: gli anni passano. Un giorno il signor Perlman lo fa
chiamare: egli ha messo a disposizione della scienza le sue
ricchezze, che hanno permesso di inventare un nuovo mezzo di
propulsione.
E come epilogo:
Poi
disse: - Capitano, ho un incarico per voi
E così sono qua. Naturalmente è come guidare
un'astronave
quasi tutti i problemi tecnici si somigliano.
E siccome ora sarei troppo vecchio per comandare una vera
astronave, sono molto grato al signor Perlman.
Ecco che suona il gong. Se le signore sono pronte, proporrei
di scendere a mangiare nel salone panoramico.
Anche dopo tutti questi anni, mi piace ancora attendere il
sorgere di Saturno. E stasera è quasi pieno.