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Fantascienza

Gli anelli di Saturno
Arthur C. Clarke


Il protagonista, un astronauta di ritorno da una spedizione verso Saturno, narra in prima persona il suo primo, insolito incontro con il signor Perlman: uno strano personaggio che un giorno, al termine di una conferenza, si siede al suo tavolo e comincia a raccontare la sua vita.

- Finquando ero bambino - raccontò il mio compagno - Saturno mi ha affascinato. So esattamente come ha avuto inizio questa passione. Dovevo avere una decina d'anni quando vidi per caso quei meravigliosi dipinti di Chesley Bonestell che raffiguravano il pianeta visto dalle sue nove lune. Immagino che li abbiate visti anche voi.
- Certo - risposi. - Sebbene siano vecchi di mezzo secolo, nessuno li ha superati. A bordo dell'Endeavour ne avevamo un paio, appesi in sala nautica. Spesso li ho guardati per confrontarli con la realtà.


- Potete dunque immaginare cosa provavo io allora, nel Cinquanta. Me ne stavo per ore e ore seduto a tentar di persuadermi che quell'incredibile oggetto coi suoi anelli d'argento che gli giravano intorno non era il sogno di un artista, ma esisteva davvero , che era , in realtà, un mondo dieci volte più grande della Terra. A quell'epoca mai avrei pensato di vederlo in seguito coi miei occhi. Ero convinto che simili spettacoli fossero riservati agli astronomi, attraverso i loro telescopi giganti. Ma quando avevo una quindicina d'anni feci un'altra scoperta, così emozionante che a malapena osavo crederci.

Affiorano i ricordi dell'adolescenza di questo sconosciuto, dello stupore che aveva provato nello scoprire che si poteva costruire un telescopio senza spendere una fortuna.

Il ragazzo racconta tutta la procedura seguita per preparare lo specchio, manualmente, con infinita pazienza, della lucidatura, della argentatura dello stesso, della meraviglia provata nel compiere una serie di operazioni prima di arrivare alla costruzione del tubo di cartone, dell'acquisto di una lente per pochi centesimi, della sua soddisfazione nel vedere il lavoro compiuto.
Ricorda la sera in cui aveva finalmente portato sul tetto il suo tesoro:

Appena fu buio, tornai sul tetto, sistemando fra due camini quella mostruosa combinazione di legno e vetro. Era tardo autunno, ma non badavo al freddo, perchè il cielo era pieno di stelle…tutte mie. - Misi a fuoco lo strumento con la maggior accuratezza possibile, servendomi della prima stella entrata nel campo visivo, poi iniziai la ricerca di Saturno, scoprendo ben presto quanto fosse difficile localizzare un oggetto con un telescopio riflettente non adeguatamente montato. Tuttavia, alla fine, il pianeta balzò nel campo visivo, io inclinai di alcuni gradi lo strumento, ed ecco fatto… Era piccolo ma perfetto.

Credo di aver trattenuto il fiato per un minuto. Non riuscivo a credere ai miei occhi. Dopo i quadri, ecco la realtà. Pareva un giocattolo sospeso nello spazio, con gli anelli leggermente staccati e inclinati verso di me. Anche adesso, dopo quarant'anni, ricordo di aver pensato: "Sembra finto…come un palloncino dell'albero di Natale". Alla sua sinistra c'era un'unica stella e io sapevo che era Titano. Il vecchio si interruppe e per un momento pensammo, credo, alla stessa cosa. Tutti e due sapevamo che Titano non era soltanto la più grande delle lune di Saturno - un puntino di luce noto solo agli astronomi - ma anche il mondo violentemente ostile su cui era sceso l'Endeavour, e dove tre dei miei compagni d'equipaggio giacevano in tombe solitarie, lontanissimi dal loro mondo.
- Non so per quanto tempo rimasi a guardare, sforzando la vista e spostando a balzi il mio telescopio per seguire lo spostamento di Saturno nel cielo della città. Ero a un miliardo e mezzo di chilometri da New York, ma presto fui bruscamente riportato alla realtà.

Purtroppo il padre non era stato molto tenero con il ragazzo, rapito dalla visione di Saturno. Era un uomo"ignaro dei suoi sogni", pieno di preoccupazioni per le difficoltà della vita. Il telescopio fu rovinosamente distrutto, e il ragazzo ...

- Non ho mai più costruito telescopi - riprese il vecchio - . Oltre a quello specchio, si ruppe qualcos'altro nel mio cuore.

La vita poi aveva portato il ragazzo,ormai cresciuto, a fare fortuna.
Il narratore nota la deferenza del personale del ristorante dove si trova a conversare con lo sconosciuto, scoprendo che questo è un uomo ricchissimo e potente.
Il protagonista continua la sua vita nello spazio, a bordo di un'astronave che viaggia tra le lune di Saturno, e sbarca anche sugli anelli che lo cingono.

L'insieme degli anelli è molto sottile, dovete sapere che il suo spessore non supera i quaranta chilometri. Scendemmo lentamente attraverso di essi, dopo aver regolato la nostra velocità con la loro rotazione in modo da muoverci sincronicamente. Era come salire su una giostra lunga oltre duecentocinquantamila chilometri.
Ma era una giostra spettrale, perché gli anelli non sono solidi e ci si può guardare attraverso.
Da vicino, infatti, sono pressoché invisibili; i miliardi di particelle che li formano sono così staccati le une dalle altre che da vicino si vedono solo dei piccoli agglomerati che girano molto lentamente. Solo visti in distanza quegli innumerevoli frammenti formano un tutto unito, come un nembo di tempesta che circondi perpetuamente Saturno.
Questa definizione non è mia, ma rende bene l'idea. Infatti, quando portammo per la prima volta a bordo un pezzo di anello saturnino, si liquefece in pochi minuti lasciando una pozza d'acqua sporca. Taluni pensano che viene a spezzarsi l'incanto, quando si sa che gli anelli (almeno il novanta per cento) sono formati da pezzetti di ghiaccio comune. Ma è una concezione sciocca, perché sono belli e meravigliosi come fossero di diamante.

Tornato sulla terra, in giro per conferenze, il protagonista finisce per incontrare di nuovo il signor Perlman, il quale gli pone con insistenza una domanda:

E gli anelli, che effetto facevano visti così da vicino da riempire il cielo da un capo all'altro?
- A voi occorre un poeta - gli risposi - non un tecnico, ma vi dirò questo: per quanto si guardi Saturno e si voli avanti e indietro da una all'altra delle sue lune , non si riesce mai a persuadersi che è vero. E' tutto un sogno…Una cosa simile non può essere vera, si pensa. Poi si torna a guardarlo…ed eccolo lì, che ci mozza il fiato.
- Non dovete scordare che, oltre ad essere molto vicini, noi potevamo guardare gli anelli secondo angolature e posizioni impossibili dalla Terra, dove si vedono gli anelli sempre rivolti verso il Sole. Noi potemmo volare alla loro ombra e allora non risplendevano più come argento, ma parevano una lieve foschia, un ponte di fumo a cavallo del cielo.
- E l'ombra di Saturno cade quasi ovunque su tutta l'estensione degli anelli, eclissandoli in modo così totale che sembra che ne sia stato asportato un grosso boccone.

- Il fenomeno è reversibile: sul lato diurno del pianeta, si vede sempre l'ombra degli anelli che corre come una fascia di polvere parallela e vicina all'Equatore.
- Soprattutto (anche se lo facemmo poche volte), potemmo sorvolare i poli del pianeta e guardare quello stupendo sistema mentre si stendeva sotto di noi.. Allora fummo in grado di vedere che invece dei quattro visibili dalla terra, esistono almeno dodici anelli distinti, concentrici.
- La prima volta che li notammo, il comandante fece un'osservazione che mi è rimasta impressa. "Qui", disse, e parlava con assoluta serietà, "devono venire gli angeli a parcheggiare le loro aureole"
.

Il signor Perlman chiede insistentemente quale delle lune di Saturno sarebbe più adatta ad ospitare un albergo. Nonostante le riserve del protagonista egli insiste: è ben conscio che il tempo farà superare agli umani ogni difficoltà.

Dunque dove lo costruiamo?
- Mimas è troppo vicino - dissi - lo stesso vale per Encelado e Teti. Da quei satelliti, Saturno occupa tutto il cielo e si ha l'impressione che caschi addosso. Inoltre non sono abbastanza solidi… sono solo grosse palle di neve. Dione e Rea sono migliori, da entrambi si gode una vista magnifica. Ma tutte quelle lune interne sono così minuscole: Rea ha solo milletrecento chilometri di diametro e le altre sono ancora più piccole.
- Non credo che ci sia da discutere: dovete farlo su Titano. E' un satellite che va bene per l'uomo; molto più grande della nostra Luna, raggiunge pressappoco le dimensioni di Marte. Anche la sua forza di gravità può andare , è circa un quinto di quella terrestre, così gli ospiti del vostro albergo non galleggeranno nello spazio, E poi sarà sempre la più grande stazione di rifornimento, grazie alla sua atmosfera di metano, di cui dovrete tener conto come di un fattore molto importante nei vostri calcoli. Tutte le navi che vanno a Saturno si devono fermare a Titano. -
- E le lune esterne? Iperione, Giapeto e Febo sono troppo lontane. Da Febo, gli anelli si distinguono appena. Tenetevi ben saldo al buon vecchio Titano, anche se la sua temperatura è di cento sotto zero e la neve ammoniacale non è l'ideale per sciare.

Si lasciano: gli anni passano. Un giorno il signor Perlman lo fa chiamare: egli ha messo a disposizione della scienza le sue ricchezze, che hanno permesso di inventare un nuovo mezzo di propulsione. E come epilogo:

Poi disse: - Capitano, ho un incarico per voi…
E così sono qua. Naturalmente è come guidare un'astronave…quasi tutti i problemi tecnici si somigliano. E siccome ora sarei troppo vecchio per comandare una vera astronave, sono molto grato al signor Perlman.
Ecco che suona il gong. Se le signore sono pronte, proporrei di scendere a mangiare nel salone panoramico.
Anche dopo tutti questi anni, mi piace ancora attendere il sorgere di Saturno. E stasera è quasi pieno.


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