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Astronomia

Avvenimenti

La Stella nova del 1604
dai
Frammenti di lezioni e di studi di Galileo Galilei a Padova

(traduzione a cura di Ezio Fonio)


Una luce estranea, il dieci ottobre di questo milleseicentoquattro, per la prima volta fu vista in alto; inizialmente di debole consistenza, ma in seguito, passati pochi giorni, grandemente aumentata da superare tutte le stelle, sia le fisse sia le mobili, ad eccezione della sola Venere; luce splendidissima e interamente sfavillante, al punto da sembrare nel vibrare della luminosità quasi spegnersi e subito riaccendersi; luce che supera in splendore quello di tutte le stelle fisse, compreso lo stesso Cane; simile, per il colore della luce, allo splendore dorato di Giove e al rossastro colore di Marte.
Mentre infatti contrae i raggi temibili e dà l'idea errata di uno spegnimento, si presenta quasi incandescente a causa del colore rosso di Marte, ma mentre diffonde i raggi in modo più ampio, come se rivivesse, si mostra splendente del bagliore di Giove: dal che qualcuno non a torto sarebbe portato a credere che tale luce sia stata generata dalla congiunzione di Giove e di Marte; e questo, inoltre, soprattutto, perché appare generata quasi nello stesso luogo e nello stesso tempo nella congiunzione dei citati pianeti.
Il nove ottobre, infatti, alle cinque del mattino si verificò la congiunzione di Giove e di Marte davanti a Saturno, situato a 8 gradi soltanto da essi, verso occidente; nel qual tempo, osservando tale congiunzione, non abbiamo visto in quella zona nessun'altra stella oltre le tre citate: la sera seguente, cioè il dieci ottobre al tramonto del sole, si vide innanzitutto questa nuova luce; e, mentre inizialmente appariva debole e piccola, ben presto nel giro di pochi giorni raggiunse una notevole dimensione, non sarà fuori luogo supporre che quella nuova luce sia stata generata al momento della citata congiunzione e, data la tenuità, sia rimasta nascosta.
E inoltre allorché i pianeti si ritrovarono insieme al 19° grado del Sagittario, nel 18° grado del medesimo segno questa luce apparve nuovamente; inoltre le distanze secondo la latitudine dall'ellittica furono allora, di Marte anzitutto, a mezzodì [a Sud], di gradi 0,53', di Giove, a tramontana [a Nord], gradi 0,37', della nuova luce poi gradi 1,40' circa, ad aquilone [Nord-Nord-Est], di Saturno invero gradi 1,48', parimenti, in direzione dell'Orsa, di modo che tale configurazione risulterebbe costituita da queste quattro luci.
Questo splendore fece elevare alle realtà divine gli occhi ottusi e rivolti alle terrene della gente, quasi si trattasse di un nuovo miracolo del cielo; ciò che la congiunzione di astri splendidissimi ed innumerevoli di cui si ornano i campi del cielo non riesce ad effettuare: la condizione della struttura umana è infatti tale che le realtà quotidiane, anche quelle degne di ammirazione, ci sfuggono; al contrario, se accade qualcosa d'insolito e fuori della norma, questo attira ogni popolazione.
Siete testimoni, giovani che qui siete accorsi numerosi per sentirmi trattare di questa apparizione degna di ammirazione; alcuni, spaventati e scossi da inconsistente superstizione, per capire se il prodigio portentoso annunci un cattivo augurio; altri chiedendosi se esista nei cieli una vera stella oppure un vapore bollente nelle vicinanze della terra; tutti, poi, cercando ansiosamente di conoscere con unanime interesse la sostanza, il moto, il luogo e il motivo di quella apparizione. Desiderio stupendo, perbacco, e degno delle vostre intelligenze!

E, oh! voglia il cielo, che la pochezza della mia intelligenza possa rispondere all'importanza della cosa e alla vostra attesa! Non spero né diffido: ritengo di accingermi a stabilire soltanto questa unica cosa di mia stretta competenza, se si riferisca, in modo da potersi dimostrare, al movimento relativo alla sostanza, imparerete a conoscerlo tutti…[..]

 

Lettere a Galileo Galilei - Frammento delle sue lezioni a Padova
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