Opera in un prologo e cinque scene - Libretto
di Giovanni Moschella
un omaggio a Italo Calvino
(in musica classica Atlas Coelestis)
Ogni
uomo insegue, di tanto in tanto, un miraggio mentale, un'associazione
di immagini, in poche parole, un ricordo. L'importanza di questo momento
ci è testimoniata dalla quantità di volte con la quale
lo stesso scenario si ripresenta alla nostra mente. E tanto più
forte è l'impressione, tanto più determinante è
stato l'avvenimento che ha provocato quella rappresentazione. E quella
del ricordo è un'attività che si dipana. La mente sviluppa
l'immagine che muta incessantemente. Ora: è possibile restare
prigionieri di un ricordo? Prigionieri, prima mentalmente, e poi fisicamente?
Assolutamente sì. Questi sono effetti patologici nella realtà,
ma per paradosso, creativi in letteratura. Ed è proprio questa
caratteristica del racconto di Calvino che ci ha attratti. La possibilità
che il dipanarsi di un ricordo possa servire a rivivere l'evento che
ce ne ha fatto rimanere prigionieri, fino a purificarsi e dare eternità
al nostro desiderio appagato. Da questa considerazione iniziale si
è generato lo spunto del lavoro. E' chiaro che il mezzo artistico
per la narrazione non poteva essere altro se non quello teatrale.
Rappresentazione che potesse divenire congiunta, nella rifrazione
narrativa, dalla mediazione collettiva. Così il ricordo di
"uno" diventa "viaggio" per gli altri. E proprio
di "viaggio", non a caso, ci parla Calvino. Descrivendo
un gruppo di uomini che si muove periodicamente a raggiungere quel
punto in cui la Luna sembra avvicinarsi maggiormente alla linea dell'orizzonte.
Ed è proprio lì che i nostri "eroi" ci conducono.
Dove hanno trovato il mezzo di saltare sul satellite, di amarlo e
di nutrirsene, addirittura. Amore, viaggio, fantasia, nostalgia, dramma:
componenti della memoria. Indicazioni, suggerimenti universali. Il
metodo di lavoro non riusciva a non diventare omnicomprensivo, così
da costituire un complesso comporsi di necessità. Così
come per il ricordo si fa uso non solo di attività della testa,
ma anche di quelle molteplici del cuore, così la trasposizione
teatrale ci imponeva, sempre di più, l'uso di più "arti".
Come se questo ricordo vissuto e rappresentato avesse bisogno di una
voce, di un fisico esausto, di un'anima danzante e di un testimone.
Così accade, ad esempio, al protagonista (Rigel) che, in scena,
vediamo rifratto in quattro rappresentazioni della stessa realtà.
Il risultato definitivo
ha finito così per essere una opera, anche se non nel senso
tradizionale del termine. Piuttosto l'espressione opera viene utilizzata
rifacendosi al significato originario della parola, vale a dire, semplicemente,
"un lavoro". Lavoro, cioè, frutto della confluenza
di diversi mezzi espressivi che tendono, nello specifico teatrale,
a dare modo di assistere ad uno spettacolo di emozioni, e forse, più
specificatamente, di sensazioni. Di grosse atmosfere, di grandi innamoramenti.
Per raggiungere questi intenti è stata di grande aiuto la prosa
di Calvino, grazie al suo tipico equilibrio tra grande fantasia di
magie e un dovuto pragmatismo lessicale.
La musica è sempre
presente e deve essere necessariamente eseguita dal vivo da un'orchestra
posta in buca. Infatti la principale caratteristica strutturale della
composizione è il continuo passaggio dal livello esterno al
livello interno della narrazione. Le parti vocali, sia corali che
solistiche, saranno eseguite da voci femminili posizionate anch'esse
in buca, dove prenderà posto anche il narratore.
L'orchestra è
costituita da un complesso di archi di medie dimensioni e da alcuni
strumenti solisti, ognuno dei quali assolve ad una funzione ben precisa:
il vibrafono e la marimba creano una complessa trama ritmica su cui
si appoggiano le sortite melodiche del clarinetto e del sax soprano,
il pianoforte ed il sintetizzatore provvedono a creare il colore armonico,
mentre l'arpa ha un ruolo fondamentale, essendo legata al personaggio
centrale dell'opera.
Note di presentazione
alla versione del 2001
anche
ora che la Luna è diventata quel cerchietto piatto e lontano,
sempre con lo sguardo vado cercando lei appena nel cielo si mostra
il primo spicchio, e più cresce più mimmagino
di vederla, lei o qualcosa di lei ma nientaltro che lei, in
cento in mille viste diverse, lei che rende Luna la Luna e che ogni
plenilunio spinge i cani tutta la notte a ululare e io con loro.
Italo Calvino La distanza
della Luna da Le Cosmicomiche
Sono passati poco più di quattro
anni da quando, nel Gennaio del 1997, al Teatro Vittorio Emanuele
andò in scena in prima assoluta la mia opera La distanza
della Luna su libretto di Giovanni Moschella tratto da un
omonimo racconto di Italo Calvino. Ciò che fin dalla prima
lettura colpì la mia immaginazione e che stimolò il
mio lavoro compositivo fu la forte presenza di elementi musicali
nel racconto: i canti che accompagnano le notturne navigazioni verso
gli scogli che faranno da punto dappoggio per i viaggi verso
la Luna, la melanconica canzone Ogni pesce lucente è
a galla è a galla, ed ogni pesce oscuro è in fondo
è in fondo , larpa che la protagonista femminile
porta sempre con sé e che laccompagnerà fin
nel suo volontario esilio sulla Luna per sempre irraggiungibile,
lo straziante ululato dei cani nel finale. Come resistere alla tentazione
di trasformare in suoni udibili le suggestioni di una scrittura
così fortemente intrisa di suoni non-uditi? E così,
dopo due anni di lavoro venne fuori unopera teatrale ricca
di cantanti, attori, danzatori, musicisti, scene, costumi, regia,
direzione, ed eventi di contorno, come la produzione di un CD e
la trasmissione dello spettacolo in diretta su Internet, con regia
interattiva.
Il mio lavoro sempre più spesso si intreccia con percorsi
diversi dalla musica: letteratura, astronomia, suoni della natura,
nuove tecnologie. Ora, dopo aver esplorato il cosmo alla ricerca
della musica delle stelle (in Atlas Coelestis), dopo
aver ascoltato le voci delle balene e le cangianti tonalità
dei mari (ne Il Mare), mi rendo conto che proprio La
distanza della Luna è stato il primo passo del mio
cammino, di questa esplorazione dei rapporti tra Terra e Cosmo,
tra arte e scienza, tra immaginazione e rigore scientifico, che
spero di continuare ed arricchire di nuove riflessioni. Ma le strade
della ricerca, si sa, sono lunghe e faticose.
GIOVANNI RENZO
Pianista, compositore
Altre notizie biografiche, discografia
nel sito Web: http://www.giovannirenzo.it/ E-mail: info@giovannirenzo.it
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