LA RADIAZIONE ELETTROMAGNETICA

L’unico contatto che si ha con i corpi celesti per affrontarne lo studio è dato dalla radiazione elettromagnetica che proviene da essi.

Infatti un campo elettromagnetico variabile si propaga nello spazio con le caratteristiche di un’onda detta appunto onda elettromagnetica. Le sue caratteristiche sono la frequenza (f) misurata in hertz (Hz), la lunghezza d’onda (λ) misurata in metri e sottomultipli (1 angstrom Å = 10-10m), la velocità di propagazione (v) misurata in Km/s. la velocità di propagazione delle onde nel vuoto è quella della luce (c = 300000 Km/s). La luce visibile è un’onda elettromagnetica come lo sono anche i raggi gamma, i raggi X, la radiazione ultravioletta, infrarossa, radio ecc. Tutte queste si differenziano soltanto dalle lunghezze d’onda e costituiscono le bande della radiazione elettromagnetica. L’insieme delle bande prende il nome di spettro della radiazione elettromagnetica. La luce visibile ha lunghezza d’onda tra 4000 e 7000 Å.

Perché gli oggetti ci appaiono colorati? Perché diffondono le onde elettromagnetiche corrispondenti ad un determinato colore ed assorbono tutte le altre. I corpi che ci appaiono neri assorbono dunque tutta la radiazione che li investe. Se i corpi vengono portati ad alte temperature emettono luce propria e cambiano colore.

Essi emettono le radiazioni che sono in grado di assorbire. Il corpo nero può dunque essere un radiatore integrale.

Ecco due leggi che i fisici hanno individuato e che sono utili anche per interpretare le osservazioni astronomiche.

LEGGE DI STEFAN: L =  4π r2 σ T4

Che significa che con l’aumento della temperatura assoluta aumenta anche l’energia emessa, per unità di superficie e di tempo. (σ costante di Stefan)

LEGGE DI WIEN: λmax T =  cost.

La lunghezza d’onda per cui si ha il massimo dell’emissione è inversamente proporzionale alla temperatura assoluta. Dunque il colore di un corpo incandescente si sposta verso il violetto al crescere della temperatura. Il colore delle stelle è legato alla loro temperatura superficiale. Gli spettri stellari ci danno perciò informazioni sulla loro temperatura superficiale.

Esistono diversi tipi di spettri:

  • SPETTRO CONTINUO: gas denso ad alta temperatura.
  • SPETTRO A RIGHE IN EMISSIONE: gas rarefatto ad alta temperatura. La luce emessa è concentrata solo su poche lunghezze d’onda.
  • SPETTRO A RIGHE IN ASSORBIMENTO: se la luce emessa dalla sorgente passa attraverso un gas rarefatto, ma a bassa temperatura. La luce che attraversa il gas è infatti assorbita in corrispondenza di poche lunghezze d’onda. Lo spettro stellare è di questo tipo perché tra la stella e l’osservatore è presente l’atmosfera stellare che ha temperatura più bassa di quella della superficie emettente (fotosfera).

Ogni tipo di sostanza ha uno spettro caratteristico da cui può essere identificata. Per questo lo spettro a righe di una sorgente, in questo caso una stella, ci fornisce informazioni sulla sua composizione chimica.

L’ultima informazione, ma non per importanza, che possiamo ricavare da uno spettro stellare è la velocità radiale della sorgente in quanto esiste un fenomeno conosciuto come EFFETTO DOPPLER. Secondo questo se una sorgente è in movimento, le onde emesse da essa ci giungono “infittite” se essa si avvicina a noi, perciò la lunghezza d’onda percepita dall’osservatore diminuisce e le righe dello spettro appaiono spostate verso il violetto; ci giungono invece “diradate” se essa si allontana e perciò l’osservatore percepisce una lunghezza d’onda maggiore di quella emessa e le righe dello spettro appaiono spostate verso il rosso. Si può dunque facilmente individuare la seguente legge:  Δλ/ λ0 = v/c

In cui  λ0 è la lunghezza d’onda in condizioni di riposo della sorgente, Δλ la variazione subita da essa e v la velocità radiale. Dalla misura dello spostamento delle righe spettrali rispetto alla condizione di riposo si ricava quindi la velocità radiale della sorgente. 

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