L’IMPORTANZA DEL  CIELO STELLATO

L’uomo purtroppo sta perdendo il contatto con il cielo e con esso anche il patrimonio culturale accumulatosi nel corso dei millenni grazie allo studio del firmamento. Gli studenti delle città vedono il cielo notturno soltanto nelle fotografie che trovano sui testi scolastici ed alcuni di loro non hanno mai visto una stella!

Chi vive in città infatti non ha idea della bellezza e ricchezza del firmamento: a Los Angeles nel 1994 ci fu un grande terremoto che portò al blackout dell’energia elettrica e gli istituti scientifici della “California” furono tempestati di telefonate da parte di gente stupefatta per la visione di quel cielo pieno di "puntini luminosi". 

Viene spontaneo chiedersi come avrebbero fatto gli antichi popoli come i Babilonesi e i Greci, o i grandi Copernico, Keplero e Galileo a porre le basi dell’Astronomia moderna se non avessero potuto osservare il cielo ad occhio nudo (quasi unico strumento di osservazione) come accade invece ai nostri giorni.

Nelle città ormai la luce notturna è quasi pari a quella diurna e questa dispersione non si limita ai loro confini, ma si propaga anche al di fuori di esse. Infatti  il fenomeno della diffusione (scattering) da parte dell’atmosfera terrestre favorisce comunque la diffusione di luce parassita, tanto più, quanto è maggiore l’inquinamento atmosferico. Dagli anni settanta ad oggi la luminosità artificiale del cielo è più che quadruplicata.


Il risultato di un monitoraggio svolto nell’ambito del Ministero della Pubblica Istruzione è che dalle più importanti città italiane e da gran parte del territorio nazionale sono visibili solo le stelle  fino alle magnitudini 3 – 3,5, che sono circa 160. Questo significa che  tutti coloro che abitano in quelle zone perdono la visione di circa il 90% del cielo stellato!

Certamente quando l’uomo primitivo riuscì ad accendere per la prima volta il fuoco ed illuminare la sua caverna, mai avrebbe pensato che in futuro la luce eccessiva avrebbe comportato un così grande problema. Infatti l’inquinamento luminoso, come già detto in precedenza, non solo rischia di farci vivere peggio, come tutte le altre forme di inquinamento, ma ci toglie addirittura il rapporto con l’universo.

Non si tratta ora di mettere in discussione l’importanza dell’illuminazione pubblica, simbolo da sempre di progresso, prosperità e benessere, e indispensabile per la sicurezza stradale o anche solo per riconoscere per strada chi ci passa accanto. Il fatto è che l’utilizzo di questa spesso non è rivolto alle sue funzioni essenziali, ma viene impiegata per esempio come elemento decorativo, per mettere in evidenza cartelloni pubblicitari, per far spiccare i monumenti. Peccato che, a differenza degli altri arredi diurni, le lampade occorra accenderle anche di notte, ma questo comporta un notevole spreco di energia elettrica e in conseguenza un dispendio economico da non sottovalutare.

Una spiegazione a questa smania di luce che ha l’uomo potrebbe risiedere nel profondo del suo inconscio: il terrore atavico del buio. Il buio non deve però fare paura. La cosa che deve spaventare di più è la possibilità, anzi la certezza, che un domani i nostri figli potrebbero non sapere nemmeno che le stelle sono esistite e che l’umanità perderà così la memoria del firmamento!

- Che importa - , dite, ci sono cose ben più— rilevanti? - Che importa, resteranno disoccupati soltanto i poeti e gli astronomi, la gente si innamorerà guardando la televisione o interagendo al computer e non tenendosi per mano sotto la volta celeste?-

Forse non ci rendiamo conto che tutto quello che sappiamo a proposito del nostro Pianeta o meglio del nostro Sistema Solare è grazie allo studio e all’osservazione di tutto ciò che ci sta attorno. Anche la sorte del Sole viene determinata in  base a quella delle altre stelle, perciò anche se esso non scomparirà in seguito all’inquinamento luminoso, i danni scientifici saranno irreparabili.

Pensiamo, comunque, al lavoro degli astronomi, che sono i più colpiti, assieme a noi astrofili, dal proliferare dell'inquinamento luminoso: pensate che sia proprio così inutile? Conoscere qual è il nostro posto nell'universo, sapere se c'è vita oltre alla nostra, apprendere le somiglianze e le differenze fra i pianeti del sistema solare e fra le altre stelle ed il Sole, fra la nostra Galassia e le altre: sono cose da considerare con distacco? Non riguardano forse tutti noi, la nostra vita?
(tratti dall’articolo di Gabriele Vanin, Vogliamo il cielo di trent’anni fa)

E’ il caso di evidenziare l’importanza che il cielo stellato ha assunto da sempre nel campo agricolo e nautico, dando un calendario e un orientamento e al tempo stesso uno stimolo spirituale e scientifico capace di spingere l’uomo a inoltrarsi verso l’ignoto che da sempre lo circonda e lo sovrasta. Chi osservando le stelle non si è mai domandato quale fosse la sua posizione nel Tutto?

 

Certo, c’è sempre qualcuno che afferma che la luce artificiale è una più grandi conquiste dell’intelletto umano è che non è fonte di inquinamento bensì di progresso. Riporto a proposito una parte di un articolo pubblicato sul periodico Famiglia Cristiana il 28 ottobre 2001 dal. Prof Antonino Zichichi, che cominciava addirittura col negare che quello luminoso fosse vero inquinamento!  

Lo spettacolo di un cielo stellato è certamente affascinante. Ma la scoperta delle equazioni di Maxwell è dotata di fascino ancor più potente. Da queste formule matematiche nascono la luce delle nostre lampade, la radio, la televisione e l’enorme quantità di strumenti tecnologici a noi indispensabili, inclusi i rivelatori dei “lampi cosmici gamma”. Se l’uomo si fosse fermato a contemplare lo spettacolo delle notti stellate, saremmo ancora all’età della pietra.  

Io sostengo invece che l’uomo sarebbe ancora all’età della pietra se non avesse avuto la possibilità di osservare e conoscere il cielo stellato e camminare sotto di esso sulla via del progresso. Forse non sono avvenute le grandi scoperte tecnologiche e scientifiche, forse le arti, le filosofie, le religioni, non si sono sviluppate sotto un cielo in cui regnava incontrastata la luce delle stelle?

Sotto un cielo non inquinato dalle luci artificiali sono nate le più grandi rivoluzioni della storia, da quella copernicana a quella industriale. Sotto quel cielo sono venute alla luce le più belle opere d’arte e i più grandi artisti, dalle piramidi a Versailles, da Fidia a Michelangelo, da Aristotele a Leonardo da Vinci, fino a Galileo e ai musicisti come Mozart e Beethoven.  

La contemplazione del cielo non ha mai impedito il progresso, anzi lo ha incentivato. Gli antichi erano talmente suggestionati dal firmamento che lo rappresentavano sulle volte dei loro palazzi e delle loro chiese. La spinta che gli astri danno alla voglia di conoscenza dell’uomo  ha permesso a Maxwell di scoprire le sue equazioni, spiegazioni delle radiazioni elettromagnetiche e della luce. Queste formule però risultano affascinanti soltanto a chi può comprendere il linguaggio matematico, mentre la volta celeste è per tutti uno spettacolo eccezionale.