Nella
prima parte del romanzo, quando nessuno sospetta ancora che quella
che sta iniziando è la prima tappa dell’esplorazione del cosmo
da parte dell’uomo, la commissione scientifica dal Gun Club studia
le caratteristiche tecniche dell’impresa.
La
prima discussione riguarda il proiettile da far arrivare sulla
Luna.
Il
segretario del Gun Club, J.T.Maston, realizza immediatamente che
“...questo proiettile deve essere abbastanza grosso da attirare
l’attenzione degli abitanti della Luna, ammesso che ve ne siano”.
Il
presidente Barbicane aggiunge che c’è una ragione ancora più importante
perché il proiettile abbia dimensioni di un certo rispetto. Infatti
“...non è sufficiente lanciare un proiettile e poi non occuparsi
più di lui; bisogna che lo seguiamo durante il percorso fino al
momento del suo arrivo”.
“Ma
allora” interviene il maggiore Elphiston “dovreste dare
a questo proiettile dimensioni enormi ?”
Risponde
il presidente Barbicane : “Voi sapete che gli strumenti ottici
hanno raggiunto una grande perfezione; con certi telescopi siamo
arrivati ad ottenere ingrandimenti di 6000 volte e a ravvicinare
la Luna a 40 miglia. Ora a questa distanza gli oggetti che abbiano
60 piedi di lato sono perfettamente visibili. Se non siamo riusciti
a spingere oltre la potenza di penetrazione dei telescopi, ciò
è stato perché questa potenza si ottiene a scapito della chiarezza,
e la Luna non emana una luce abbastanza intensa perché si possano
fare ingrandimenti che vadano al di là di questo limite .... Se
io riesco a diminuire la densità dell’atmosfera attraversata dalla
luce della Luna, non ho reso questa luce più intensa ? Per ottenere questo risultato mi sarà sufficiente
installare un telescopio su qualche alta montagna; ed è quello
che faremo. “
“E
che ingrandimento sperate di ottenere così ?”, chiede il maggiore
Elphiston.
“Un
ingrandimento di 48000 volte, che ci porterà la Luna a sole 5
miglia, e così gli oggetti, per essere visibili, non dovranno
avere che 9 piedi di diametro”, risponde Barbicane.
A noi
astrofili, anche se il nostro strumento ha una apertura di 10 o 20
cm e non possiamo disporre di telescopi di qualche metro di apertura,
questi valori dell’ingrandimento (6000x o addirittura 48000x) suonano
perlomeno strani, in quanto siamo abituati a ragionare in termini
di ingrandimento il cui ordine di grandezza arriva ad un massimo di
2-3 volte il diametro del nostro telescopio espresso in mm.
Anzi la
regola più diffusa vuole che sia di scarsa utilità superare un ingrandimento
pari al doppio del diametro in mm con i rifrattori (quindi 200x con
un 100 mm), mentre con i riflettori è opportuno limitarsi a valori
leggermente inferiori.
Il presidente
Barbicane afferma che “con certi telescopi” in grado di fornire 6000x,
la Luna si avvicina come se fosse situata a 40 miglia di distanza.
Considerato
che un miglio terrestre equivale a 1.609.344 metri, ricaviamo una
distanza effettiva della Luna pari a
40 X 6000 X 1.609.344 = 386243 km
valore sostanzialmente uguale alla distanza media Terra-Luna (384.400
km).
Innanzitutto
vediamo se a questa distanza attraverso un ingrandimento di 6000 volte
è possibile scorgere un oggetto di 60 piedi di lato (1 piede = 0.3048
metri, quindi 60 piedi = 18.3 metri).
Un oggetto
di queste dimensioni posto a 384400 km sottende un angolo pari a 0.0098
secondi di arco , per cui a 6000 ingrandimenti la sua dimensione angolare
risulterebbe essere pari a 58.9”.
Questo
valore equivale al diametro angolare di una moneta da 500 lire osservata
ad occhio nudo a 88 metri di distanza, o ancora paragonabile alle
dimensioni della falce di Venere in prossimità della congiunzione
inferiore.
Ricordiamo
anche che il disco del pianeta Giove ha un diametro di circa 40” ad
occhio nudo all’opposizione e che la sua osservazione a 200 ingrandimenti
porta il diametro apparente a 133’, pari a più di 4 volte il diametro
apparente della Luna piena vista ad occhio nudo.
Walter Ferreri, nel suo
“Il libro dei telescopi” riporta che in generale si stima che l’occhio
umano abbia un potere risolvente pari a 1’. Ferreri fa notare che
questo è vero in certi casi, ma non sempre.
Si può infatti verificare
che osservando una stella doppia le cui componenti siano separate
di 1” (con uno strumento ovviamente che abbia un potere risolvente
uguale o superiore) un ingrandimento di
60x, che porta la separazione apparente a 1’, non è sufficiente
per vedere le due componenti separate. Si dovrà invece salire a
180-240x per poterle vedere.
Il motivo di questa discrepanza è duplice :
·
da un lato il potere risolvente di 1’ è un po’ elevato;
in realtà si può contare su 75-80”
·
dall’altro lato la risolvenza di 80” si raggiunge con
un diametro pupillare di 2 mm; se la pupilla è più dilatata la capacità
risulta nettamene inferiore, 2 o 3’ (con oggetti appena percettibili
si arriva a 12’)
Se però gli oggetti sono
illuminati e ben contrastati, il potere risolvente dell’occhio può
arrivare a distinguere particolari molto più fini, anche se sottendono
angoli di 20” o addirittura inferiori (viene citato il caso della
percezione dei fili delle linee aeree osservando panorami ben illuminati).
Sembra quindi che 6000x
siano sufficienti per vedere un oggetto di 60 piedi di diametro.
Quindi con un ingrandimento
8 volte superiore (48000x) sarebbe possibile scorgere oggetti di diametro
8 volte minore (7.5 piedi).
Giusta quindi la conclusione di Barbicane, che ipotizza per il proiettile
un diametro di 9 piedi ( 2.74 metri).
Ovviamente l’ingrandimento
dell’immagine è utile solo se l’obiettivo dello strumento è di per
sé in grado di rivelare i dettagli che vogliamo esaminare, se cioè
ha un potere risolvente adeguato.
Gli astrofili sanno che,
nell’osservazione delle stelle doppie, il diametro della lente o dello
specchio è fondamentale per stabilire in anticipo se una data stella
doppia sarà visibile: a seconda delle dimensioni del nostro strumento
possiamo infatti tracciare una linea di confine immaginaria fra le
stelle doppie osservabili e quelle al di fuori della nostra portata.
In ottime condizioni di seeing, e tanto più la costruzione dello strumento
sarà accurata, quanto più riusciremo ad avvicinarci a questo limite
ed anche a superarlo.
Un valore convenzionale
del potere risolutivo, espresso in secondi d’arco, è dato dalla formula
:
in cui
D[cm] è il diametro della lente o dello specchio in centimetri.
Questo
valore convenzionale, che si presta alla maggior parte delle condizioni
di osservazione, può essere moltiplicato per 0.4 per esprimere la
dimensione angolare dei più piccoli dettagli visibili (come dire che
un obiettivo da 12 cm, con un potere risolvente di 1”, può consentire
la percezione di dettagli di 0.4”).
Quindi il telescopio
che a 6000x consente di percepire un oggetto di 18.3 metri a 384400
km deve avere un potere risolvente di 0.0098” e quindi un diametro
|
12
X 0.4 |
|
D = |
______ |
= 490
cm |
|
0.0098 |
|
pari quindi
al famosissimo telescopio da 5 metri di apertura di Monte Palomar.
Il proiettile
da 9 piedi sottende un angolo 6.7 volte inferiore e perciò di altrettanto
dovrebbe aumentare l’apertura del telescopio.
Si ottiene
quindi che il telescopio di Barbicane in grado di lavorare a 48000x
avrebbe dovuto avere un’apertura pari ad almeno 33
metri, valore veramente di tutto rispetto anche ai nostri giorni,
dove si sta arrivando solo ora ad aperture effettive o equivalenti
superiori ai 10 metri.
Nel discorso
di Barbicane circa la possibilità di ottenere ingrandimenti elevati
con un telescopio, l’unico problema su cui viene posto l’accento è
costituito dal fatto che più si ingrandisce e meno gli oggetti osservati
appaiono luminosi.
La soluzione
è presto trovata : è sufficiente diminuire la densità dell’atmosfera
attraversata dalla luce della Luna, per rendere la sua luce più intensa,
e per ottenere questo risultato basta installare un telescopio su
qualche alta montagna.
In un capitolo
del romanzo dedicato alla installazione del telescopio, apprendiamo
che Barbicane fa installare il telescopio sulla vetta del Long’s Peak,
sulle Montagne Rocciose, ad una quota di 3210 metri.
Lo schema
ottico è quello del riflettore di Herschel, per evitare la perdita
di luce dovuta allo specchio secondario.
Lo specchio
ha un diametro di 16 piedi (4877 mm, di poco inferiore al riflettore
di Monte Palomar) e la lunghezza focale è di 280 piedi (85.34 metri),
con un rapporto focale di f/17.5 : basta applicare un oculare Vixen
Lanthanium da 2.5 mm di focale e siamo già a 34136x !
Nello stesso
capitolo vengono ricordati i maggiori telescopi dell’epoca, il riflettore
di Herschel di 4.5 piedi di diametro (1372 mm) e 36 piedi di focale
(10.97 m), e il famoso Leviatano di Birrcastle, in Irlanda, di proprietà
di Lord Rosse, di 6 piedi di diametro (1829 mm) e 48 piedi di focale
(14.6 m).
Ad entrambi
vengono attribuiti ingrandimenti massimi rispettivamente di 6000x
e 6400x.
Quindi
possiamo dire di aver stabilito il fatto che l’osservatorio sulle
Montagne Rocciose approntato dal Gun Club per seguire l’impresa, non
avrebbe potuto rendere conto dell’arrivo del proiettile da nove piedi
di diametro sulla Luna, in quanto al di fuori della capacità di questo
strumento di rendere accessibile alla vista un particolare così piccolo.
E questo
indipendentemente dall’ingrandimento utilizzato.
Sul fattore
di ingrandimento utilizzabile su di un dato telescopio, abbiamo visto
che l’ingrandimento serve a portare a livello del potere risolvente
dell’occhio i dettagli che possono essere risolti dal telescopio tramite
l’elemento ottico principale, lente o specchio che sia.
Walter
Ferreri riporta per un obiettivo da 500 cm di diametro, quindi della
stessa
dimensione
del telescopio di Barbicane, i seguenti valori di ingrandimento:
·
un ingrandimento minimo di 714x, che dà luogo ad una
pupilla di uscita di 7 mm di diametro
·
un ingrandimento risolvente di 2500x che fa sì che oggetti
della grandezza del potere risolvente del telescopio, pari in questo
caso a 0.024”, vengano visti sotto l’angolo apparente di 1’, pari
al potere risolvente dell’occhio
·
un ingrandimento massimo teorico o utile pari a 8333x,
che fa sì che i dettagli più fini discernibili al telescopio (pari
a 0.4 volte il potere risolvente e in questo caso sottendenti un angolo
di 0.0096”) siano percepibili sotto un angolo apparente di 80”, valore
del potere risolvente dell’occhio spesso più verosimile rispetto al
valore di 1’ spesso citato in letteratura
·
un ingrandimento massimo effettivo pari a 1564x, che
deriva da una valutazione puramente empirica
A parte
i casi particolari dell’osservazione delle stelle doppie , nei quali
l’ingrandimento viene forzato a 3 volte il diametro in millimetri
dell’obiettivo, Walter Ferreri cita il fatto che nessuno dei grandi
osservatori visuali ha mai trovato utili ingrandimenti superiori a
questo valore.
Sempre
da “Il libro dei telescopi” leggiamo che il planetologo Gerard Kuiper
si limitava a 900x con il riflettore da 208 cm dell’Osservatorio McDonald
nelle osservazioni di Marte. Audoin Dollfus, per Marte e Saturno,
utilizzava 900x e 1000x con il rifrattore da 60 cm del Pic du Midi,
e Ferreri stesso riporta che sulle stelle doppie risulta accettabile
il valore di 1000x con il rifrattore da 42 cm dell’Osservatorio di
Torino..
Ancora
Kuiper utilizzava 1200x per stimare le dimensioni di Plutone al riflettore
da 5 metri di Monte Palomar, l’Antoniadi arrivava a 2500x per i satelliti
di Giove con il rifrattore da 83 cm di Meudon e R.G. Aitken, in condizioni
particolarissime e solo sulle stelle doppie arrivava a 3000x con il
rifrattore da 91 cm di Lick.
Non dobbiamo
inoltre dimenticare che fra il nostro telescopio e la stella o pianeta
che vogliamo osservare si trova uno strato d’aria di notevole spessore,
i cui movimenti e turbolenze fanno “bollire” l’immagine rendendoci
impossibile apprezzare i dettagli più fini, che pure sarebbero alla
portata del nostro strumento.
A causa
della turbolenza dell’aria, infatti, e pur rispettando le proporzioni
fra gli ingrandimenti e il diametro, non è la stessa cosa osservare
a 200x attraverso un telescopio da 10 cm o a 2000x attraverso un telescopio
da un metro di apertura.
Quando
è presente una turbolenza valutabile fra 1”e 2”, valore molto comune,
Ferreri ci dice che non è possibile utilizzare ingrandimenti superiori
ai 300-400x con nessuno strumento.
Sembra
quindi che, per quanto Barbicane abbia sparato in alto con il suo
cannone, non abbia neanche lontanamente raggiunto le vette ipotizzate
per il suo telescopio.