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Fantascienza

ANNI SENZA FINE
(City)
Clifford D. Simak


Queste sono le leggende che i Cani si raccontano quando le fiamme crepitano alte e il vento soffia da Nord. Allora ogni famiglia si raccoglie intorno al focolare e i cuccioli siedono muti, intenti ad ascoltare, e quando la storia e' finita fanno molte domande.
"Che cos'e' l'Uomo?" chiedono.......

L'uomo non è neppure un ricordo, ma un mito; di lui si trovano labili tracce nella lingua e nelle usanze, e in una strana malinconia che affiora a volte nel fondo del fondo della mente dei Cani.Dai racconti mitici apprendiamo poi le tappe che hanno caratterizzato la storia possibile dell'umanità: l'abbandono delle città per la campagna, la partenza verso altri pianeti, e poi verso le stelle; la perdita di una filosofia marziana che avrebbe permesso la sopravvivenza dell'uomo sulla Terra, il tentativo dei Webster di far sopravvivere la civiltà umana ad ogni costo, anche al costo di creare artificialmente delle modificazioni in esseri diversi, come i Cani appunto e le formiche. La Terra, nel mito ormai, vedrà prima la comparsa di robot, che sono non solo essenziali ma addirittura responsabili
delle sorti del pianeta, e poi di Mutanti che troveranno la porta per trasferire nel Mondo delle Ombre l'umanità rimasta, che scivola inesorabilmente su una strada che era riuscita ad abbandonare:
<<
C'è una e una strada sola che l'uomo può percorrere, quella dell'arco e della freccia....>>. Anche i Robot se ne andranno e solo alcuni uomini irriducibili rimarranno in uno stato molto simile alla morte in attesa di un futuro remotissimo, in una città chiusa. Alcuni coraggiosi emigrati su Giove si trasformano in esseri adatti a vivere sul pianeta più grande del Sistema solare, scoprendo con sorpresa che ...

 

<< Non era il pianeta che aveva imparato a conoscere al televisore. Si aspettava un Giove diverso, ma non così diverso.
S’era aspettato un inferno di ammoniaca dirotta, una fumea fetida, l'assordante tumulto dei boati tempestosi; e nuvole enormi,vorticose, nebbia densa, grassa e l'improvviso saettare di folgori dai tuoni mostruosi.
Non s'era aspettato che il diluvio sferzante si trasformasse in quella lenta, ondeggiante bruma rossastra, movendosi in infinite ombre fuggevoli su praterie purpuree, scarlatte.
Non aveva nemmeno immaginato che i serpentini lampeggiamenti diventassero bagliori d'estasi su un cielo variopinto.
Aspettando Towser, Fowler cominciò a flettere i muscoli del nuovo corpo, stupito della forza che ne scaturiva pianamente,senza sforzo. Tutt'altro che un corpo sgradevole, si disse, e si ricordò quasi vergognoso di quanto avesse commiserato i Rimbalzanti, ogni volta che li vedeva al televisore.
Perché era stato difficile immaginare un organismo vivente su ammoniaca e idrogeno, piuttosto che acqua e ossigeno, difficile credere che una simile forma di vita potesse conoscere lo stesso brivido di vitalità che il genere umano conosceva.
Difficile concepire addirittura la vita in quel caos di gas fumanti che era Giove, ignorando, naturalmente, che a occhi gioviani tutto ciò non poteva apparire affatto come un caos fumante.
Il vento lo sfiorò ancora con quelle che sembravano essere dita carezzevoli e lui si ricordò con un sussulto che secondo il criterio terrestre, quella brezza gentile era un ciclone ululante che, carico digas venefici, spazzava le impervie distese gioviane alla velocità di trecentocinquanta chilometri l'ora.…
E a misura che il colle si avvicinava, quella musica si faceva più profonda e più vasta,…e allora capì che la musica celestiale proveniva da una grande cascata che impennacchiava di bianco la faccia del colle lucente.
Soltanto che quella cascata non era d’acqua,ma di ammoniaca ed il colle era tutto bianco perché composto di ossigeno solidificato.
>>

La Terra verrà abbandonata al suo destino: sarà il regno dei topi che, refrattari ad ogni modificazione, 
<< avrebbero forgiato il loro destino, e se il loro destino era quello di rimanere semplici topi, non ci sarebbe stato niente di sbagliato che così fosse."
Il Robot Jenkins, sopravvissuto ai millenni e, in fondo, responsabile di molti degli avvenimenti passati, lascia per ultimo la Terra.
<< Jenkins cercò di dire addio ma non ci riuscì. 
Se solo potessi piangere, pensò. Ma un robot non può piangere.
>>

Segnalazione di Marco Begnardi

 

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