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Fantascienza

La guerra dei mondi
di H. G. Wells

Questo romanzo fu scritto da Herbert George Wells (1866-1946), nel 1898.
Il romanzo ha ispirato due film con lo stesso titolo

La guerra dei mondi di Steven Spielberg
- 2005
La guerra dei mondi di Byron Haskin - 1953

Alla fine del XIX secolo nessuno avrebbe creduto che le cose della terra fossero acutamente e attentamente osservate da intelligenze superiori a quelle degli uomini e tuttavia, come queste, mortali; che l'umanità intenta nelle proprie faccende venisse scrutata e studiata, quasi forse con la stessa minuzia con cui un uomo potrebbe scrutare al microscopio le creature effimere che brulicano e si moltiplicano in una goccia d'acqua. Gli uomini, infinitamente soddisfatti di se stessi, percorrevano il globo in lungo e in largo dietro alle loro piccole faccende, tranquilli nella loro sicurezza d'esser padroni della materia. Non è escluso che i microbi sotto il microscopio facciano lo stesso. Nessuno pensava minimamente che i più antichi mondi dello spazio potessero rappresentare un pericolo per gli uomini, o pensava ad essi soltanto per escludere la possibilità o anche solo la probabilità che esistesse sulla loro superficie una qualunque forma di vita.
E' curioso ricordare alcune idee di quei giorni lontani. Gli abitanti del nostro pianeta si figuravano al massimo che su Marte potessero esserci altri uomini, forse inferiori a loro e pronti ad accogliere a braccia aperte una missione di civilizzazione. Tuttavia, di là dagli abissi dello spazio, menti che stanno alle nostre come le nostre stanno a quelle degli animali bruti, intelletti vasti, freddi e spietati guardavano la terra con invidia e preparavano, lentamente ma con fermezza, i loro piani contro di noi. E agli inizi del XX secolo si ebbe il grande disinganno.
Il pianeta Marte - è appena necessario ricordarlo al lettore - gira intorno al sole a una distanza media di duecentoventicinque milioni di chilometri, e riceve dal sole esattamente la metà della luce e del calore che riceve il nostro mondo. Quel pianete deve essere, se l'ipotesi delle nebulose è esatta, più vecchio del nostro, e il corso della vita deve essere cominciato sulla sua superficie molto prima che la terra avesse finito di solidificarsi. Il fatto che il suo volume sia appena un settimo di quello della terra deve avere accelerato il suo raffreddamento fino alla temperatura in cui la vita può avere inizio. Esso è provvisto di aria e di acqua, e di tutto ciò che è necessario al mantenimento dell'esistenza animale.
Ma l'uomo è così vano e così accecato dalla propria vanità, che nessuno scrittore, sino alla fine del XIX secolo, espresse mai l'idea che lassù la vita intelligente si fosse potuta sviluppare molto al di là del livello umano. Pochi, infatti capivano che, poichè Marte è più vecchio della terra , misura appena un quarto della sua superficie, ed è più lontano dal sole, ne segue che, non soltanto è più lontano dall'origine della vita, ma è anche più vicino al suo termine.
Il raffreddamento secolare che colpirà un giorno o l'altro il nostro pianeta è già molto avanzato nel nostro vicino. Le sue condizioni fisiche sono ancora quasi totalmente un mistero, ma sappiamo che anche nella sua regione equatoriale la temperatura meridiana raggiunge appena quella dei nostri inverni più freddi. La sua atmosfera è più rarefatta della nostra, i mari si sono ritirati sino a coprire solo un terzo dlla sua superficie, e seguendo il corso lento delle sue stagioni, grandi cappucci di neve si sciolgono intorno ai due poli inondando periodicamente le sue zone temperate. Quest'ultimo stato di esaurimento, che per noi è ancora incredibilmente lontano, è diventato un problema immediato per gli abitanti di Marte. L'urgenza della necessità ha stimolato i loro intelletti, aguzzato le loro facoltà, e indurito i loro cuori. Guardando attraverso lo spazio, con strumenti e intelligenze che noi non immaginiamo neppure, essi vedono, più vicino di tutti gli altri, a cinquantacinque milioni di km, simile a una stella mattutina della speranza, il nostro pianeta, più caldo, con la vegetazione verde e le acque grigie, con un'atmosfera nuvolosa - chiaro indice di fertilità - con larghe estensioni di popolosi paesi e mari stretti solcati da bastimenti che di tanto in tanto si intravedono tra le ondulanti masse di vapori.
E noi uomini, le creature che abitano questa terra, dobbiamo essere per loro tanto estranei ed infimi quanto per noi lo sono le scimmie e i lemuri. Intellettualmente, l'uomo già ammette che la vita è una lotta incessante per l'esistenza, e si direbbe che identica sia l'opinione delle intelligenze su Marte. Il loro mondo è molto avanti nel suo corso di raffreddamento, e il nostro mondo è ancora pieno di vita, ma soltanto della vita di coloro che essi considerano come animali inferiori. Portare guerra a chi sta più vicino al sole è in realtà il loro unico scampo dalla distruzione che, decennio dopo decennio, li sta stringendo in una morsa.
E prima di giudicarli troppo aspramente, dobbiamo ricordare quale spietata e completa distruzione la nostra stessa specie ha compiuto, non solo sugli animali, come il bisonte ed il dodo ormai scomparsi, ma sulle stesse razze inferiori. I Tasmaniani, nonostante la loro sembianza umana, furono del tutto spazzati via in una guerra di sterminio intrapresa dagli immigrati europei, nello spazio di cinquant’anni. Siamo così apostoli di misericordia da lamentarci se i Marziani guerreggiarono con lo stesso spirito?

Si è portati a credere che i marziani abbiano calcolato la loro discesa con stupefacente minuziosità - la loro scienza matematica è evidentemente di gran lunga superiore alla nostra - e che abbiano effettuato i loro preparativi con un'unanimità quasi totale. Se i nostri strumenti lo avessero consentito, avemmo potuto scorgere la tragedia che ci si preparava assai prima della fine del XIX secolo. Uomini come Schiaparelli tenevano sotto osservazione il rosso pianeta - è curioso, fra parentesi, che per innumerevoli secoli Marte sia stato l'astro della guerra - ma non arrivarono a dare un significato all'aspetto mutevole dei diagrammi che pure sapevano tracciare così bene. Durante tutto quel tempo, i marziani devono essersi preparati...

Nella confortevole oscurità del suo osservatorio, un astronomo scruta il pianeta Marte, quando un lampo di luce illumina la sua superficie. Il fenomeno si ripete nelle notti seguenti. Qualche tempo dopo uno strano cilindro si abbatte nelle campagne nei pressi di una cittadina inglese.
I curiosi che si avvicinano al cilindro non lo sanno ancora, ma è cominciata la guerra dei mondi!
Dal cilindro escono degli esseri provenienti dal pianeta Marte. I marziani di Wells sono creature ripugnanti e mostruose, con grande testa e tentacoli. All'inizio vengono presentati come esseri deboli, (la gravità terrestre essendo tripla sul nostro pianeta essi non possono muoversi agevolmente), ma a questo essi pongono rimedio costruendo dei "carri da guerra", i tripodi, equipaggiati da armi potentissime: un denso fumo nero che tutto uccide, un raggio arente che brucia ogni cosa nelle sue vicinanze. Dopo aver compiuto stragi e distruzioni nella campagna i tripodi si dirigono verso Londra. Nulla sembra poterli fermare.
La fine della vicenda è totalmente inattesa e sorprendente: nonostante gli umani lottino disperatamente contro l'invasione, non hanno nessun merito per la conclusione positiva.
Wells ha adottato numerosi elementi scientifici per rendere l'invasione marziana sufficientemente credibile.
Ha ricordato le osservazioni di Schiaparelli e Perrotin, i lampi luminosi registrati dall'Osservatorio di Lick nel 1894, quando Marte era all'opposizione; il gas emesso dal cilindro abbattutosi sulla terra si rivela all'analisi spettrografica come idrogeno, combustibile oggi usato in alcuni razzi.



Può darsi che, attraverso lo spazio, i marziani abbiano seguito il destino di questi loro pionieri e, appresa la lezione degli eventi, abbia trovato su Venere una sistemazione più sicura. Comunque, per molti anni ancora non ci sarà sosta nell'attenta sorveglianza del disco di Marte, e quelle frecce del cielo, le stelle cadenti, apporteranno con la loro scia luminosa un'inevitabile apprensione a tutti gli uomini.
Lo sviluppo del pensiero umano che è risultato da questa guerra merita di essere magnificato. Prima che cadessero i cilindri, era persuasione generale che in tutta l'infinita immensità dello spazio non esistesse altra vita all'infuori di quella che pullula sulla piccola superficie della nostra minuscola sfera. Adesso vediamo più lontano. Se i marziani possono raggiungere Venere, non c'è motivo di credere che questo sia impossibile agli uomini, e quando il lento raffreddamento del sole renderà inabitabile questo pianeta, come è inevitabile, può darsi che la vita che è comincia qui si proietti attraverso lo spazio e si prolunghi nel pianeta fratello. Dovremo conquistarlo?
Oscura e meravigliosa è la visione che ho evocata nella mia mente, della vita che lentamente si sprigiona da questa piccola serra del sistema solare attraverso l'inanimata vastità dello spazio siderale.
Ma è un sogno lontano. Può darsi, d'altra parte, che la distruzione dei marziani sia soltano differita. A loro, forse, e non a noi è destinato il futuro.
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