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Fantascienza



da Il paese delle pellicce - Le pays des fourrures
L'eclisse totale di Sole del 18 luglio 1860
Traduzione dal testo in francese presente sul sito
La Bibliothèque électronique du Québec
Textes d'auteurs appartenant au domaine public

...Quattro traini e le loro pariglie furono predisposti per questo viaggio. Dovevano portare viveri e pellicce, scelte tra le più preziose, volpi, ermellini, martore, cigni, linci, rat musquées, volverine.
Quanto alla partenza fu fissata il 19 luglio mattina, il giorno dopo l'eclisse. Naturalmente Thomas Black accompagnerebbe il sergente Long, e uno dei traini sarebbe servito al trasporto di lui stesso e dei suoi strumenti.
Bisogna ammettere che questo degno scienziato fu molto sfortunato durante i giorni che precedettero il fenomeno tanto atteso con impazienza. La variabilità del buono e del cattivo tempo, la frequenza delle nebbie, l'atmosfera, a volte carica di pioggia, a volte umida di nebbia, il vento incostante che non sembrava provenire da nessun punto fisso dell'orizzonte, l'inquietavano e a ragione. Egli non mangiava, non dormiva, non viveva più. Se, durante i pochi minuti della durata dell'eclisse , il cielo fosse stato coperto di vapori, se l'astro della notte e l'astro del giorno si fossero nascosti dietro un velo opaco, se lui! Thomas Black, inviato a questo scopo, non avesse potuto osservare nè la corona luminosa, nè le protuberanze rossastre, quale disappunto!

 

Tante fatiche sopportate inutilmente, tanti pericoli corsi in pura perdita!

"Venire così lontano per vedere la luna! si diceva con tono pietosamente comico, e non poterla vedere!"
No! egli non poteva rassegnarsi a questa idea!
Mentre l'oscurità soppravveniva, lo scienziato saliva in cima al capo e guardava il cielo. Non aveva nemmeno la consolazione di vedere la bionda Febe in quel momento! Mancavano 3 giorni alla luna nuova; essa accompagnava, di conseguenza, il sole nella sua rivoluzione intorno al globo, e spariva nella sua luminosità.
Thomas Black riversava spesso le sue pene nel cuore di Mrs. Paulina Barnett. La donna compassionevole, non poteva imperdirsi di compiangerlo, e, un giorno, ella fece suo meglio per confortarlo, dandogli assicurazione che il barometro aveva un certa tendenza a risalire, ripetendogli che erano allora nella bella stagione!
"La bella stagione! gridava Thomas Black, scuotendo le spalle. Perchè c'e' una bella stagione in questo paese!"
- Ma infine, Monsieur Black, rispose Mrs. Paulina Barnett, ammettendo che, sfortunatamente, questa eclisse vi sfugga, ce ne saranno altre, suppongo! Quella del 18 luglio non è certo l'ultima del secolo!
- No, signora, rispose l'astronomo, no. Dopo questa avremo ancora cinque eclissi totali di sole fino al 1900: la prima, il 31 dicembre 1861, che sarà totale per l'Oceano Atlantico, il Mediterraneo e il deserto del Sahara; la seconda, il 22 dicembre 1870, totale per le Azzorre, la Spagna meridionale, l'Algeria, la Sicilia e la Turchia; la terza, il 19 agosto 1887, totale per il Nord-Est della Germania, la Russia meridionale, e l'Asia Centrale; la quarta, il 9 agosto 1896, visibile in Groenlandia, Lapponia e Siberia, e infine, nel 1900, il 28 maggio, una quinta che sarà totale per Stati Uniti, Spagna, Algeria ed Egitto.
- Ebbene, Monsieur Black, riprese Mrs. Paulina Barnett, se voi mancate l'eclisse del 18 luglio, vi consolerete con quella del 31 dicembre 1861. Cosa volete che siano 17 mesi!
- Per consolarmi, Madame, rispose gravemente l'astronomo, non saranno 17 mesi bensì ventisei anni che dovrei attendere!
- E perchè?
- E' che, di tutte queste eclissi, una sola, quella del 9 agosto 1896, sarà totale per i luoghi situati alle alte latitudini, come Lapponia, Siberia o Groenlandia!
- Ma che interesse avete a fare un'osservazione su un parallelo così elevato?, chiese Mrs. Paulina Barnett.
- Quale interesse, Madame! gridò Thomas Black, ma un interesse scientifico della più grande importanza. Raramente le eclissi sono state osservate nelle regioni vicine al Polo, dove il sole, basso sopra l'orizzonte presenta, apparentemente, un disco considerevole. Non è da meno la luna, che l'occulta, ed è possibile che, in queste condizioni, lo studio della corona luminosa e delle protuberanze possa essere più completa! Ecco perchè, Madame, sono venuto ad operare al di sopra del 70° parallelo. Ora, queste condizioni si verificheranno di nuovo soltanto nel 1896! Mi garantite che io sarei ancora vivo?"
A queste argomentazioni, non c'era niente da rispondere. Thomas Black continuò dunque ad essere molto infelice, perchè l'incostanza del tempo mincciava di giocargli un brutto tiro.
Il 16 luglio, il tempo era molto bello. Ma l'indomani, per contro, cielo coperto, bruma fitta.
C'era da disperarsi. Thomas Black si ammalò davvero, quel giorno. Lo stato febbricitante nel quale viveva da qualche tempo minacciava di degenerare in malattia vera e propria.
Mrs. Paulina Barnett e Jasper Hobson cercavano vanamente di calmarlo. Quanto al sergente Long e agli altri, non comprendevano che ci si potesse considerare sfortunati "per amore della luna"!
Il giorno dopo, il 18 luglio, era infine il giorno fatidico. L'eclisse totale doveva durare, dopo il calcolo delle effemeridi, 4 minuti e 30 secondi, cioè dalle 11 e 43 minuti e 15 secondi alle 11, 47 minuti e 57 secondi del mattino.
"Cosa chiedo in fondo? Esclamava lamentandosi l'astronomo con le mani nei capelli, chiedo soltanto che un angolo di cielo, un piccolo angolo, quello dove si vedrà l'occultazione, sia sgombro da nuvole, per quanto tempo, poi? per 4 minuti soltanto! E, dopo, che nevichi, che tuoni, che gli elementi si scatenino, io me ne infischio come una lumaca del cronometro!
Thomas Black aveva davvero qualche ragione di disperarsi. Sembrava probabile che l'operazione sarebbe stata un fallimento.
Al sorgere del sole, l'orizzonte era coperto di brume. Grossi nuvoloni si alzavano dal sud, proprio su quella parte di cielo dove doveva prodursi l'eclisse. Ma, senza dubbio, il dio degli astronomi ebbe pietà del povero Black, perchè, verso le 8, una brezza vivace si stabilì da nord e ripulì tutto il firmamento.
Ah! quale grido di riconoscenza, che esclamazioni di gratitudine si levarono dal petto del degno scienziato! Il cielo era puro, il sole splendeva, aspettando che la luna, ancora perduta nella sua luce, lo spegnesse a poco a poco!
In fretta gli strumenti di Thomas Black furono portati e installati in cima al promontorio. Poi l'astronomo li puntò verso l'orizzonte meridionale, e attese. Aveva ritrovato tutta la sua solita pazienza, tutto il sangue freddo necessario alla sua osservazione. Cosa poteva temere, ormai? Niente, se non che il cielo gli crollasse sulla testa!. Alle nove non c'era più una nuvola, non un vapore, nè all'orizzonte, nè allo zenit! Mai osservazione astronomica si era presentata in condizioni più favorevoli!
Jasper Hobson e i suoi amici, Mrs Paulina Barnett e tutti i suoi compagni avevano voluto assistere all'operazione. La colonia intera era riunita sotto capo Bathurst e tutti attorniavano l'astronomo. Il sole saliva poco a poco, descrivendo un arco molto allungato sopra l'immensa pianura che si stendeva verso il sud. Nessuno parlava. Si attendeva con una specie di ansietà solenne.
Verso le nove e mezza, l'occultazione cominciò. Il disco della luna morse il disco del sole.
Ma il primo non doveva coprire completamente il secondo che tra le 11, 43 minuti e 15 secondi e le 11, 47 minuti 57 secondi. Era il tempo stabilito dalle effemeridi all'eclissi totale e tutti sanno che nessun errore può intaccare questi calcoli, stabiliti, verificati, controllati dagli scienziati di tutti gli osservatori del mondo.
Thomas Black aveva portato nei suoi bagagli d'astronomo una certa quantità di vetri anneriti; li distribuì ai suoi compagni, e ciascuno potè servirsene per seguire il procedere del fenomeno senza bruciarsi gli occhi.
Il disco bruno della luna avanzava poco a poco. Già gli oggetti terrestri prendevano una tinta particolare giallo arancio. L'atmosfera, allo zenith, aveva cambiato colore. Alle10 e un quarto, la metà del disco solare era oscurata. Qualche cane selvatico andava e veniva, mostrando una certa inquietudine e abbaiando a volte in modo lamentoso. Le oche, immobili sul bordo del lago, gettavano il loro grido serale e cercavano un posto favorevole per dormire. Le madri chiamavano i loro piccoli, che si rifugiavano sotto le loro ali. Per tutti questi animali, stava per annottare, ed era l'ora di dormire.
Alle 11, i due terzi del sole erano coperti. Gli oggetti avevano preso una tinta rosso vino. Regnava una semioscurità, che evrebbe dovuto essere quasi completa durante i quattro minuti di durata dell'eclisse totale.
Ma già qualche pianeta, Mercurio, Venere, apparivano, così come certe costellazioni, l'Ariete, il Toro, e Orione. Le tenebre aumentavano di minuto in minuto.
Thomas Black, l'occhio all'oculare del suo cannocchiale, immobile, silenzioso, seguiva il procedere del fenomeno. Alle 11 e 43', i 2 dischi avrebbero dovuto essere esattamente piazzati uno davanti all'altro.
"Undici e 43" disse Jasper Hobson, che consultava attentamente la lancetta dei secondi del suo cronometro.
Thomas Black, chino sullo strumento, non fiatava. Mezzo minuto passò...
Thomas Black si alzò, l'occhio smisuratamente spalancato. Poi si rimise davanti all'oculare per un altro mezzo minuto ancora e si rialzò una seconda volta:
" Ma essa se ne va! se ne va! gridò con voce strozzata. La luna, la luna fugge! sparisce!"
Infatti il disco della luna scivolava su quello del sole senza averlo interamente coperto!
Thomas Black era ricaduto, stupefatto! I quattro minuti erano passati. La luce tornava a poco a poco. La corona luminosa non si era prodotta!
"Ma cosa è successo? domandò Jasper Hobson.
" Cosa? gridò l'astronomo, c'è che l'eclisse non è stata completa, non è stata totale in questo angolo del globo! Mi sentite? non to-ta-le!!
" Allora le vostre effemeridi sono sbagliate!
" Sbagliate! Ma andiamo! Ditelo ad altri, luogotenente!
Ma allora...gridò Jasper Hobson, la cui fisionomia cambiò immmediatamente.
...Allora, rispose Thomas Black , noi non siamo sotto il 70° parallelo!
- Come! gridò Paulina Barnett.
- Lo sapremo presto! disse l'astronomo, i cui occhi sprizzavano insieme collera e disappunto.
Tra qualche minuto, il sole passerà al meridiano...Il mio sestante... presto! presto!
Un soldato corse alla casa e riportò lo strumento richiesto.
Thomas Black fissò l'astro del giorno, lo lasciò passare al meridiano, poi, abbassando il sestante, facendo rapidamente qualche calcolo sul suo taccuino:
"Com'era situato capo Bathurst, domandò, quando un anno fa, al nostro arrivo, ne abbiamo rilevato la latitudine?
- Era per 70°44'37"! rispose il luogotenente Hobson.
Ebbene, Monsieur, ora è per 73°7'20"! Vedete bene che non siamo sotto il 70° parallelo!...
- O piuttosto non ci siamo più!" mormorò Jasper Hobson.
Una rivelazione improvvisa si fece chiara nel suo spirito! Tutti i fenomeni, inspiegabili fino ad allora, furono chiari!...
Il territorio di cap Bathurst, dopo l'arrivo del luogotenente Hobson aveva "derivato" di 3° verso nord!...

In effetti l'eclisse solare del 1860 fu visibile in una stretta striscia di territorio che attraversava il Nord-Est degli Stati Uniti, il Canada, la Spagna, l'Algeria, la Libia, il Sudan. Non il luogo presunto di Capo Bathurst.

La zona più a Nord dove fu visibile è il Labrador a 60° di Latitudine Nord.
In effetti da questa zona l'eclissi fu osservata dall'astronomo americano Stephen Alexander (1806 - 1883), e precisamente dall'isola di Autezavik.

Traduzione di Pasqua Gandolfi

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