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Interpretazioni

UN MARZIANO A ROMA
Ennio Flaiano

 

Il racconto “Un marziano a Roma” si può leggere in E.Flaiano, “Diario notturno”, Milano, Adelphi, 1994, pp. 265-287.

Il racconto è ambientato nel 1953: un disco volante, guidato dal solitario pilota/passeggero Kunt, atterra a Villa Borghese il 12 ottobre. Per quel giorno la vita di Roma viene sconvolta, tutti corrono per vedere il marziano. Gli  intellettuali pensano che sia l’inizio di una nuova era, con prospettive immense e imperscrutabili.

13 ottobre

Il marziano viene ricevuto dal Presidente della Repubblica

 

14 ottobre

L’astronave viene recintata ma con il pagamento di una piccola tassa (100 lire) la si può visitare.

Il ricavato va a “certe opere assistenziali cattoliche”. Il marziano approva. (Naturalmente giornalisti, mutilati di guerra e funzionari del ministero non pagano)

Alla fine di ottobre il marziano è stremato dal numero di ricevimenti a cui deve presenziare (dopotutto deve assolvere gli obblighi di rappresentanza per tutta la sua specie)

5 novembre

Il Papa riceve il marziano, chiamato “il signor Kunt” nelle pagine dell’Osservatore Romano.

E nell’elenco delle persone incontrate dal Papa, ordinate per importanza, e si trova verso la fine dell’elenco ...

Oramai il marziano è “bruciato”, la promessa di una nuova epoca a cui lui poteva dare inizo è del tutto sfumata, diluita nei cocktail: un intellettuale dice di lui che sì, è un uomo intelligente, ma la sua formazione risente di tutte le lacune dell’insegnamento marziano. Se però seguirà i suoi consigli ne potrà trarre giovamento …

Una rivista di sinistra cerca di accaparrarsi Kunt coinvolgendolo nella giuria di un concorso di bellezza, gli arrivano proposte per girare ruoli minori in un film, i giornali non sanno più cosa farsene delle foto del marziano.

La sera del 6 gennaio 1954, stanco e amareggiato, si dirige verso la sua astronave.

Marte è un puntino rosso che brilla quasi solitario nel cielo, e circola da un po’ di giorni la voce  che se ne voglia tornare a casa. Ma c’è un problema da risolvere …

Riportiamo di seguito la recensione di Franco Gàbici *, tratta dalla rubrica on-line “Bollicine” http://www.simonel.com/bollicine/gabici44.html.

Ringraziamo l’editore Simonelli http://www.simonel.com/ per la gentile autorizzazione.

   

Ennio Flaiano ha scritto nel 1954 Un marziano a Roma, un racconto dal quale è pure stato tratto un film. Il marziano in questione, che si chiama Kunt, era atterrato con la sua aeronave a Roma, nel prato del galoppatoio di Villa Borghese. L'aeronave ha la forma di un grande disco di color giallo come il Sole e giallo, di capelli però, è anche il marziano, che ha più le parvenze di uno svedese che non quelle di un alieno. Ma l'idea di un extraterrestre caduto sulla terra a miracol mostrare non è nuova, perché già prima di Flaiano, e in tempi non sospetti quando nessuno avrebbe immaginato missili e satelliti alla conquista del cielo, qualcuno aveva inventato una novelletta simile. E questo qualcuno fu Federico Confalonieri, sì proprio lui, il carbonaro del nostro Risorgimento. Da restare secco!
Tu ti immagini questi carbonari "cospiratori" avvolti in mantelli neri e con il cappello a cilindro in testa e intenti per tutto il giorno a "cospirare" (questo verbo e la azione relativa mi affascinava, anche se non riuscivo a capire bene come si facesse a "cospirare" ventiquattro ore su ventiquattro) e invece era gente che magari viveva normalmente, si soffiava il naso e, se ne aveva voglia, pure scriveva. Come fece per l'appunto mister Confalonieri che nel Conciliatore pubblicò questa novelletta che aveva per protagonista un abitante della Luna calato sulla terra. Aveva anche un nome, per la verità un nome un po' così che non aveva nulla di alieno: si chiamava infatti Fric-frac. E Fric-frac era partito con la sua vettura spaziale dal mare nectaris, un piccolo mare che si trova, curiosa combinazione, poco sotto a quel famoso mare della tranquillità sul quale il 21 luglio del 1969 sbarcò per la prima volta Neil Armstrong che dopo aver mosso il primo passo regalò all'umanità il famoso epifonema questo è un piccolo passo per l'uomo ma un grande passo per l'umanità. E tutto l'universo fu attraversato da un brivido.
Fric-frac, a differenza del marziano flaianese, non atterra a Roma, ma a Babilonia e alla fine viene per così dire catturato da un fruttivendolo che, fiutando l'affare della vita, lo chiude dentro a un recinto formato da assi di cedro. Chi vorrà vedere Fric-frac, infatti, dovrà metter mano al portafoglio.
Qualcosa del genere succede anche a Roma, dove l'aeronave è transennata e al modico prezzo di cento lire può essere ammirata da vicino. A Roma, poveretto, lo trascinano dappertutto. È ricevuto dal sindaco e dal Papa ed è costretto, poveraccio, ad assistere persino ad una seduta di governo. Intanto la gente si chiede: «Ma che è venuto a fare? Vuoi mettere come si sta a Roma e come si sta su Marte?». La risposta all'interrogativo è biforcuta. Lo costringono perfino ad assistere alla elezione di "Miss Vie Nuove" e quando viene a sapere che la giuria è formata da artisti e scrittori di sinistra il marziano non sembra molto soddisfatto, ma ormai aveva dato la sua parola. Però, seduto fra Carlo Levi e Alberto Moravia, è tutto ingrugnato e non dice una parola. Uno scherzo del genere non dovevano proprio farglielo.
Amerigo Bartoli, che è costretto ad andare a letto presto perché al mattino deve alzarsi tardi, sta invece cercando un'idea per un disegno umoristico sul marziano e Mino Maccari sul Mondo ti inventa una vignetta con alcuni vecchi imperialisti fascisti che gridano: «O Roma, o Marte!». Beh, il resto andatevelo a leggere e vi garantisco che è una lettura piacevole e intelligente, come lo sono tutte le cose scritte da Ennio Flaiano.
Non meno interessante è la lettura del racconto di Confalonieri, coi terrestri che sottopongono il lunatico al classico fuoco di fila di domande. Gli chiedono, ad esempio, se anche lassù i poeti facessero versi come i nostri («le cui sillabe stanno al contenuto come undici a zero») o "se gli astronomi di lassù, quando v'è l'ecclissi di terra, facevano il parapiglia de' nostri allorché v'è ecclissi di luna". Si lascia andare anche a qualche briciola di scienza dicendo che la Luna era una pustola della terra "che se ne staccò quando fu grossa e matura". E alla fine c'è anche una considerazione curiosa sul fenomeno della "precessione degli equinozi". Da leggere.
Tutto questo mi viene in mente in una sera di fine estate osservando qualche stella in uno squarcio di cielo lasciato libero dalle nuvole. Il vento accarezza le cime degli alberi e in mezzo all'erba del cortile due oggetti luminosi brillano sinistri nella notte. E se anche nel mio cortile fosse atterrato un marziano? Sai che scoop! Preparo carta e penna per un'intervista che farà sicuramente epoca. Altro che Confalonieri e Flaiano! Signor marziano, mi dica, come mai... Ma le due luci si spostano lentamente, come se navigassero sull'erba. Era il gatto del mio vicino che evidentemente non era interessato all'intervista.



*Franco Gàbici (Ravenna, 22 maggio 1943). Laureato in fisica, è direttore del Planetario e del Museo di scienze naturali di Ravenna. Giornalista pubblicista, collabora con articoli di scienza e costume ai quotidiani Il Resto del Carlino-La Nazione-Il Giorno, Avvenire e all'inserto "Tuttoscienze" de La Stampa. E' presidente della sezione ravennate della "Dante Alighieri".
Oltre a una ventina di saggi di storia locale ("Ravenna: cento anni di cinema", "Leopardi turista per caso"...), ha scritto "Didattica col Planetario" (La Nuova Italia, 1989) ed è autore dell'unica biografia di don Anacleto Bendazzi, considerato il più grande enigmista italiano ("Sulle rime del don", Ravenna, Essegì, 1996).


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