Ho negli occhi ancora Jaisalmer. Dalle
sue mura, sul lato occidentale, si vede il deserto del Thar
che inizia proprio sotto la scarpata della rupe e va a incontrare
la linea dell'orizzonte. Il vento fa danzare mulinelli di
sabbia e arbusti secchi. Ho pensato alla Fortezza dei Tartari.
Forse Buzzati è venuto qua e ha trovato l'ispirazione.
Chissà se da questo deserto non è mai sbucato
l'esercito nemico.
Durante la scorsa notte, non riuscendo a prendere sonno
per il caldo, sono andato sui bastioni. Guardavo quel buio
davanti e sopra di me, e stavo per perdermi in una di quelle
riflessioni sull'immenso in contrapposizione al nostro essere
insignificante. Poi il brillare esagerato delle stelle del
deserto mi ha portato a un pensiero ridicolo. Mi sono immaginato
che là, da qualche parte, in una delle innumerevoli
galassie, in un punto talmente distante da annullare la
nostra capacità di comprensione, su un pianeta immerso
in quella profondità, ci fosse qualcuno insonne come
me. E anche lui, rattrappito nella consapevolezza di non
arrivare a capire il concetto di universo infinito, guardava
semplicemente il cielo. Ecco, ci stavamo in qualche modo
osservando. Io e lui. Beati della vacuità dei nostri
semplici pensieri comuni.
Ho riprovato a tornare a dormire, ma poi sono uscito di
nuovo. E così più volte durante tutta la notte.
E sempre, raggiunto il bastione, guardavo in alto e sorridevo.
Anche lui era là. Ne sono sicuro.
Anche il tramonto aveva dato un saggio di come qui i colori
siano di una bellezza commovente. Difatti poco prima che
il sole scompaia, la luce fa assumere alle mura una colorazione
giallo arancio. La città d'oro, viene chiamata. E
le tinte del tardo pomeriggio spiegano il perché.
Penso ai racconti dei mercanti di qualche secolo fa, di
ritorno da Jaisalmer. E immagino la gente che ascolta a
bocca aperta e sogna fortezze lastricate d'oro, animali
gobbuti capaci di attraversare i deserti, elefanti dipinti
di bianco e giallo, marajà dalle ricche vesti che
custodiscono tesori, donne dai visi bellissimi, che camminano
altere fasciate da impalpabili sari di seta. E la stravagante
prostituta che dedica un tempio a Visnu in riva a un lago
di acqua di giada.
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