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Interpretazioni


FRANCO CAMPEGIANI

 

Dai tuoi fianchi fiorisce l'aurora

Dai tuoi fianchi fiorisce l’aurora
e il tuo seno ha profumo di tiglio stamattina.
M’affido al dio che scintilla dai tuoi occhi
e ai tuoi cicli cosmici assaporo
come tutto sia mutevole
e tutto sempre uguale.
Il tuo sorriso ha profumo di tiglio
e i tuoi capelli sono radici della sera.
Nel tuo palpito respirano le stelle.
E’ il tuo sguardo a tessere
fiori di galassie nel cielo.


Gettiamoci nell'altra galassia

“Gettiamoci nell’altra galassia”,
ci dicemmo altrove, ricordi?
Eravamo nel sole perenne
dove l’amore non conosce confini.
“Affrontiamo questa morte con gioia”,
ci dicemmo nell’odore infinito dei pruni.
Eravamo vento divino, ricordi?
Fughe d’azzurro, fiamme d’immenso…
“Non siamo degni di questa vita suprema,
la dobbiamo far nostra,
non sopportiamo tutto questo splendore”.
Così ci dicemmo
e cominciammo ad amare il dolore.
Nel groviglio scendemmo
di tutte le guerre, dimenticando
presto la luce, i colloqui beati,
i trasporti violacei, azzurrini.
In un tramonto infilammo
la strettoia di sangue
che conduce alla terra
e ci trovammo con stupore dolente
prigionieri nel primo vagito.


Catturo il tuo sguardo

Catturo il tuo sguardo nell’azzurro
e, fusi nella gioia,
eccoci fuori dalla terra,
catapultati verso i sacri sentieri.
L’àncora è salpata, amore mio.
Grandioso è il regno…
Alziamo la vela
nella giusta capriola del vento
sfruttando l’alata onda solare.
Più in là, nell’oceano delle stelle,
i segreti gorgogliano, maestosi, della vita.
Fermi ai bordi della galassia
ne ascolteremo il sussurro fino a sera.
Poi, scesi di nuovo sulla terra,
non caleremo il velo di Maya,
né più coglieremo
i frutti dell’albero proibito.
Scesi sulla terra, amore mio,
là, nel ribollente vulcano del dolore,
nessuno e niente ci priverà
dell’armonia.


Mi lascerò dormire

Mi lascerò dormire in un angolo
di questo Mediterraneo antico
e me ne andrò mentre il sole
muore all’occaso, me ne andrò
nel suono della tromba che squilla lontano.
Sfonderò il muro d’ombra
ai cui bordi ho visto volteggiare la luce.
Grande universo accoglimi,
poi lascia ch’io torni nel mio creato,
lascia che abbracci nel tutto inaccessibile
la verità del mio essere duale!
Da una parte all’altra
di me stesso voglio andare.
Salendo e discendendo, infinite volte
mi sono disperso lungo i sentieri.
E ancora scivolerò,
disarcionato sull’erba fremente
dalla alata realtà del mio ronzino.
Ma leccherò le mie piaghe con gioia
sotto albe di sconosciuta armonia.
Laverò le mie ferite
con la mia sola acqua sorgiva.
Fino a quando, dolcemente
scambiando i valori, tutto me stesso
a me stesso non avrò confessato.

 


Dal vulcano

Fui sputato dal vulcano come lapillo
e per ventura il mio cuore non gelò.
Saltellai sul mare di lava che invase la valle
e rinacque l’azzurro dal fuoco dei miei
occhi…
Cielo dopo cielo, in una fuga a ritroso
nel cosmo, dopo avere visto e saputo,
tornerò laddove il vulcano eruttò.

 


Aurora

L’aurora, stupenda più che mai,
vestita con abiti leggeri,
sul suo cocchio dorato
solca a velocità di crociera
l’immenso spazio galattico
salutando il quarto della luna.
La carezza del sole la intride
di profumi sognatori
e a uno stridio di fringuelli
giunge in giuochi di rugiada.

 

da Canti tellurici - Sovera Editore

Per gentile concessione dell'autore


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