Il
protagonista del romanzo è il principe di Salina, membro
di una famiglia della nobiltà siciliana.
Primo, ed ultimo, di un casato piuttosto debole nelle scienze,
aveva :
"forti
e reali inclinazioni alle matematiche; aveva applicato
queste all’astronomia e ne aveva tratto sufficienti
riconoscimenti pubblici e gustosissime gioie private.
Basti dire che in lui orgoglio e analisi matematica si
erano a tal punto associati da dargli l’illusione che
gli astri obbedissero ai suoi calcoli (come di fatto
sembravano fare) e che i due pianetini che aveva scoperto
(Salina e Svelto li aveva chiamati, come il suo feudo
e un suo bracco indimenticato) propagassero la fama
della sua casa nelle sterili plaghe fra Marte e Giove"
Quando
le vicende della sua famiglia e della politica dei tempi
lo opprimevano, per trovare serenità, egli saliva al
suo osservatorio:
"I due
telescopi e i tre cannocchiali, accecati dal Sole, stavano
accucciati buoni buoni, col tappo nero sull’oculare, come
bestie ben avvezze che sapessero come il loro pasto vien
dato soltanto la sera."
Il
personaggio è costruito sulla figura di Giulio Fabrizio
Tomasi Principe di Lampedusa, a cui l'autore del Gattopardo
si ispirò, e a cui appartenevano gli strumenti che oggi si
possono vedere nella collezione storica dell’Osservatorio
di Palermo, e che facevano parte del corredo della Specola
privata, nella Villa ai Colli del Principe di Salina. L'Osservatorio
Astronomico di Palermo acquisì tali strumenti nel 1887, due
anni dopo la morte del "Principe Astronomo", quando
gli eredi decisero di disfarsi della suppellettile astronomica
della sua Specola. Il più importante fra questi strumenti
è certamente il telescopio azimutale di Merz da 11.5 cm
di diametro e 2 metri di fuoco, che era stato acquistato
dal Principe tra il 1850 ed il 1852, e con il quale egli
aveva osservato diverse congiunzioni di pianeti, da Girgenti
l'eclisse totale di Sole del 22 Dicembre 1870, e diverse
comete:
"......Ed
esse non erano messaggere di catastrofi come Stella credeva:
la loro apparizione prevista era anzi il trionfo della ragione
umana che si proiettava e prendeva parte alla sublime normalità
dei cieli......"
Il
principe va a caccia alle prime luci dell'alba e il suo
primo sguardo è per "lei", il simbolo di
qualcosa che gli sfugge, ma che un giorno spera di raggiungere:
Venere brillava, chicco d'uva sbucciato, trasparente e
umido, e di già sembrava di udire il rombo del carro
solare che saliva l'erta sotto l'orizzonte
Una sera, dopo un ballo che segna una
tappa importante della sua esistenza, il principe di Salina
torna a casa:
Da una viuzza traversa intravide la parte orientale
del cielo, al disopra del mare. Venere stava lì,
avvolta nel suo turbante di vapori autunnali. Essa era sempre
fedele, aspettava sempre Don Fabrizio alle sue uscite mattutine,
a Donnafugata prima della caccia, adesso dopo il ballo.
La sua ricerca, durata tutta la vita,
lo porta ora al suo incontro più importante. Nel
momento della morte, il Gattopardo trova finalmente quello
che ha sempre cercato:
Giunta faccia a faccia con lui sollevò il velo
e così, pudica ma pronta ad esser posseduta, gli
apparve più bella di come mai l'avesse intravista
negli spazi stellari.
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