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Al chiarissimo
Signore, il Prof. Tito Vignoli,
Amico da tenersi nel maggior conto.
Cessino d'esser celebrati il navigatore Giasone
e quelle favole, che divennero illustri
per l'arte del Meonio vegliardo.
Non più oggi Cadmo, non più l'Atride
vincitore di Troia,
non il pio Enea sarà meritevole di poema.
A che pro riempire le carte di glorie immaginarie?
A me sincera musa canta la scienza degli astri.
Odi quali meraviglie dalle insubri terre esprime
Urania,
esperta nel trattare le batave lenti,
Osserva quanti aspetti assume la stella di Marte,
mentre con perpetua vicenda sopra il suo asse gira.
Ecco: ben potrai scorrere con l'occhio attraverso
nuovi mondi,
plaghe prima d'ora non viste da alcuno de' mortali;
oh! I doppi canali, che nel fiammeggiante spazio
con nuova arte tracciò un Dedalo sconosciuto!
Qui, presso la Taumasia, si stende l'aurea Chersoneso,
di ìi la regione è circoscritta dal
gemmifero golfo:
ne ammirerai meno il lungo corso d'Ausonia
cui bagna la cerula onda del mare Tirreno.
Seguono le Sirti, designate con nome che suona sventura,
e l'ardente Titano le dardeggia della sua luce:
e i lidi fiorenti, che rende lieti il Gange,
e Tule confinata nella notte del gelido polo.
Ecco, tu vedi Acheronte volgere i neri flutti,
vedi anche il Simoenta, già ben noto ai poeti.
Non vi mancano i Fiumi di latte, e le Fonti della
Giovinezza,
e l'Ibla vi arricchisce di miele i suoi campi.
Non per sì vasta regione peregrinò
il travagliato Ulisse,
non sì vasta regnò il figlio d'Olimpiade;
non sì vasta echeggiò al grido de'
trionfi di Dionisio,
ne sì vasta soggiogarono i romani generati
da Marte,
quanta a te davanti si spiega descritta in questo
libercolo,
quanta ti farà vedere il mio disegno.
E tu, o nobilissimo Uomo, che indugi ai miei studi,
abbi grato il piccolo dono dell'amicizia;
non voler disprezzare, dette in semplice linguaggio,
le verità che furono rivelate dalla parola
degli Dei.
Così tu possa trarre per lunghi anni la vita
e riconoscente
Minerva ti assista ne' tuoi lavori.
A me frattanto non venga meno il favor della Musa
celeste,
nè ella desista dall'esser benigna a' miei
voti;
si rendano manifesti i mirabili misteri del mondo
ignorato
e possa io celebrarli con sacro carme.
Allora, quel che oggi tento di riprodurre in umili
prose,
affiderò all'aurea lira di Calliope:
non me farà poeta l'arte del dire, ma l'altissima
materia,
che mi consentirà di salire all'eccelso tempio
delle Pieridi.
La gloria d'Olimpo inspirerà forza al modesto
ingegno
e, mentre su le audaci corde canterò gli
astri superbi,
se Pindaro meco gareggerà, giudice l'Aonia,
sarà dichiarato vinto.
Achille Parius
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