PARTE PRIMA
MONSIGNOR
MYRIEL
LIBRO I Cap. XIII - UN GIUSTO
...Sentiva che qualcosa si sprigionava da lui e che
qualcosa scendeva in lui: misteriosi scambi fra gli abissi
dell'anima e gli abissi dell'universo!
Pensava alla grandezza e alla presenza di Dio; all'eternità
futura, strano mistero; all'eternità passata, mistero
ancor più strano; a tutti gli infiniti che si sprofondavano
in tutti i sensi sotto i suoi occhi; e, senza cercar di
capire l'incomprensibile, lo guardava. Non studiava Dio,
ma se ne inebbriava; osservava quelle magnifiche riunioni
d'atomi, che danno tanti aspetti alla materia, rivelano
le forze mentre le constatano, creano le individualità
nell'unità, le proporzioni nello spazio, l'innumerevole
nell'infinito e producono la bellezza per mezzo della luce.
Quei raggruppamenti si formano e si distruggono senza posa:
da ciò la vita e la morte.
Sedeva su una panca di legno a ridosso d'una decrepita vite
e guardava gli astri attraverso i meschini e rachitici profili
dei suoi alberi da frutta. Quelle poche pertiche di terreno
così poveramente coltivate, così ingombre
di catapecchie e di tettoie, gli erano care e gli bastavano.
E che cosa occorreva di più a quel vegliardo, che
divideva gli ozii della sua vita, in cui gli ozii eran sì
poca cosa, fra il giardinaggio diurno e la contemplazione
della notte? Quello stretto recinto, che aveva il cielo
per soffitto, non era forse sufficiente per poter adorare
Dio, a vicenda nelle sue opere più incantevoli e
nelle più sublimi? Forse che questo non è
tutto e si può desiderare più d'un giardinetto
per passeggiare e dell'immensità per fantasticare?
Ai piedi, ciò che si può coltivare e cogliere;
sul capo, ciò che si può studiare e meditare:
alcuni fiori sulla terra e tutte le stelle nel cielo....
PARTE SECONDA
COSETTE
LIBRO III Cap. V - LA PICCINA COMPLETAMENTE SOLA
...Giove stava tramontando nelle profondità
dell'orizzonte.
La bambina guardava con occhio smarrito quella grossa stella
che non conosceva e che le faceva paura. Il pianeta, infatti,
era in quel momento vicinissimo all'orizzonte e attraversava
un folto strato di nebbia che gli conferiva un terribile
rossore e lugubremente imporporata, ingrandiva l'astro,
che pareva una ferita luminosa....
PARTE
TERZA
MARIO
Libro III cap VI - COSA VUOL DIRE AVER INCONTRATO UN FABBRICERE
...Una notte, solo nella sua cameretta, posta sotto
il tetto, aveva acceso la candela e stava leggendo, coi
gomiti appoggiati sul tavolo, a fianco della finestra aperta.
Ogni sorta di fantasticherie ispirategli dallo spazio popolavano
il suo pensiero. Quale spettacolo la notte! Si sentono sordi
rumori, senza saper donde vengano, si vede rifulgere come
una brace Giove, ch'è milleduecento volte più
grande della terra, l'azzurro è nero, le stelle brillano:
è uno spettacolo grandioso....
PARTE QUARTA
Libro III cap 3 - FOLIIS AC
FRONDIBUS
...Tutto
lavora a tutto.
L'algebra si applica alle nubi; lo splendere dell'astro
giova alla rosa e nessun pensatore oserebbe affermare che
il profumo del biancospino sia inutile alle costellazioni.
Chi può dunque calcolare la traiettoria d'una molecola?
Che sappiamo noi, se talune creazioni di mondi non siano
determinate dalla caduta di grani di sabbia? Chi dunque
conosce i flussi e i riflussi reciproci dell'infinitamente
grande e dell'infinitamente piccolo, gli echi delle cause
nei precipizi dell'essere e le valanghe della creazione?
Un àcaro conta; il piccolo è grande e il grande
è piccolo; tutto è in equilibrio nella necessità,
visione che sgomenta lo spirito. Vi sono fra gli esseri
e le cose relazioni prodigiose, e in quell'inesauribile
insieme non ci si disprezza, da sole a moscerino: si ha
bisogno l'uno dell'altro. La luce non porta certo nell'azzurro
i profumi terrestri senza sapere quel che ne faccia; la
notte fa la distribuzione d'essenze stellari ai fiori addormentati.
Tutti gli uccelli che volano hanno ad una zampa il filo
dell'infinito.
La germinazione è formata dalla nascita d'una meteora
e dal colpo di becco della rondinella che rompe l'uovo e
tratta ad un tempo la nascita d'un verme e l'avvento di
Socrate.
Dove finisce il telescopio, incomincia il microscopio; quale
dei due ha la vista più forte? Scegliere.
Una muffa è una pleiade di fiori e una nebulosa è
un formicaio di stelle; identica promiscuità, e ancor
più inaudita, delle cose dell'intelligenza e dei
fatti della sostanza. Gli elementi e i principî si
congiungono, si combinano, si sposano, si moltiplicano gli
uni per mezzo degli altri, al punto di far sì che
il mondo morale e il mondo materiale mettano capo alla medesima
luce. Il fenomeno si ripiega a spira in se stesso perpetuamente;
nei grandi scambi cosmici la vita universale va e viene
in quantità sconosciute rotolando tutto negli invisibili
misteri degli effluvi, impiegando tutto, non perdendo un
solo sogno di un solo sonno, qui seminando un animaletto,
là sbriciolando un astro, oscillando e serpeggiando,
facendo della luce una forza e del pensiero un elemento,
disseminata e indivisibile, tutto dissolvendo, eccettuato
nel punto geometrico che è l'io, tutto riconducendo
all'anima atomo, facendo sbocciar tutto in Dio, intrecciando
fra loro, dalla più alta alla più bassa, tutte
le attività nell'oscurità d'un meccanismo
vertiginoso, riallacciando il volo d'un insetto al moto
della terra, subordinando, chissà? forse soltanto
coll'identità della legge, l'evoluzione della cometa
nel firmamento alla rotazione dell'infusorio nella goccia
di acqua. Macchina fatta di spirito, ingranaggio enorme,
il primo motore del quale è il moscerino e di cui
l'ultima ruota è lo zodiaco. ...
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