Cognizioni
Dai Balconi di Liebermor opus
18
Lucius F.
Schlinger (Luciano Fabi)
www.luciusfabi.it
Pubblicata per la prima volta sulla
rivista musicale Capriccio di Strauss
A
Valeria
|
Sola,
oggi nei palazzi di cristallo di Mohrin-Sal1,
dove l'anello bianco solca la notte
dal cielo del tramonto della mia Liebermor,
con una domanda sempre nella mente
ricordo le strade percorse:
Ieri alla testa delle navi di Linten,
contro le flotte dei Re-tiranni,
per trentamila anni-luce.
E più lontano, verso i Fuochi centrali,
e tra le sperdute Zone dei Primitivi,
sulla rotta dell'incontro con i Fernlast,
e più lontano dovunque potessero
condurmi la Forze Unificate.
E prima, quando ancora non sapevo
e non vedevo ancora né sentivo
le particelle della mia figura
confuse dentro centomila stelle,
e prima ancora, quando nell'abisso
di un solo punto, un solo fuoco nero,
miliardi di galassie erano strette,
una domanda doveva aver voce.
Ho visto le nebbie di piombo di Gavend,
ho visto la luce di Lorintal d'oro,
le furie di guerra dei mille Sistemi
e cento battaglie su ognuno di essi.
E quando squillò la vittoria del Wahltann
le navi d'argento portarono a Linten
l'annuncio di pace di tutti gli Uguali
con seimila navi ricolme di ostaggi.
Ho visto attraverso le onde
rapide come il pensiero
i popoli di tutti i pianeti
celebrare la mia giustizia
per avere voluto per tutti
la libertà di vivere sempre
secondo le libere leggi
votate da tutti gli Uguali.
Contro la prepotenza dei Signori dei Mondi
che ora lavorano su quei territori
che un giorno sognarono di dominare per sempre,
dopo avere provato, per il tempo necessario,
le centododici prigioni del Nebental
sorvegliati da coloro che volevano far schiavi.
Come caddero, allora, le loro insegne luminose!
Come si spensero le luci abbaglianti sulle loro teste!
Come rovinarono le torri superbe, guardiane di popoli!
Dalla nube nera
degli " Straccioni del Wahltann"
(così ci chiamavano)
fulmini di guerra!
fulmini di guerra!
guerra alla Disuguaglianza,
guerra contro la Violenza,
guerra contro l'Inganno,
guerra all'Umiliazione,
guerra contro la Guerra,
contro i Signori dei Mondi.
" Che volete, dunque, cittadini?
- ci dissero i Grandi Signori,
bianchi di paura e di collera
scendendo dai loro veicoli
paralizzati dalla Sconfitta -
che volete, cittadini di Linten,
confederati del Wahltann,
la fine della Potenza?"
" Che volete, cittadini di Linten,
confederati del Wahltann,
- gridarono le loro donne altezzose -
volete che rovini per sempre
l'Edificio dei nostri Padri,
Tempio di Fede e Certezza,
fulcro della Potenza?
" Di quella potenza che esiste
- rispondemmo - perché è solo di pochi
ci accusate di volere la fine:
della vostra potenza la fine.
E' vero: è questo che vogliamo".
Come caddero, allora, le loro insegne luminose!
Come si spensero le luci abbaglianti sulle loro teste!
Come rovinarono le torri superbe, guardiane di popoli!
Ho incontrato la paura e la morte
sui tanti sentieri sperduti
che in ogni regione s'intrecciano
moltiplicati in ansiosi grovigli;
o davanti alle città orgogliose
elevate sopra i vasti fiumi
che trascinano la polvere del Tempo;
nei villaggi desolati senza voci,
tra le boscaglie senza orizzonte,
negli oceani senza viandanti
dei pianeti senza memorie,
oltre l'anello della Solitudine.
Non è una scelta, Wahltann, la mia sorte:
Il Caso è Legge, Sorte, Destino.
Ho vegliato per centomila notti
fissando l'orizzonte orientale
in attesa che l'ultima luce
già perduta nell'ultima sera
ritornasse, dopo il cerchio descritto,
accanto alla mia arpa di Linten
sui balconi azzurri sospesi
tra le guglie della reggia di Liebermor.
Ho vegliato
sui monti di Mytzin e Rubendahl
in mezzo al gran cerchio schierato
dei rettili ciclopici Drawensal
a mia difesa con artigli di fiamma
fieri di offrirmi la saggezza di una stirpe
più antica delle vette che ci accolsero.
Ho vegliato
sulle navi silenziose del Grande Balzo
in gara con i raggi di luce
oltre l'ammasso di galassie del Wahr
incontro ai mondi disposti
sull'Ansa della Curva maggiore
nelle Dimensioni Unite
Mi è amico il vento che danza tra le querce
presso l'antro vicino alle rocce brune
di Siegland di cui conosco i cento segreti;
Le lune di Rabenwald mi salutano
nelle notti brevi dell'ultima primavera
sopra le nevi dell'Harawahl;
le aquile nere delle Sette Catene
mi recano corone di viole e di anemoni
dell'azzurro più intenso dicendomi:
"... Risaltano bene tra i tuoi capelli!..."
S'inchinano i superbi leoni Shan
e i serpenti Flador ed i mostri Moltkan
si arrestano rispettosi al mio passaggio
cui nessun essere vivente può opporsi
- lo so bene -
tra tutti quelli che in tutte le forme
in ogni dimensione ed in ogni natura
popolano il Grande Sistema Illimitato
animato dal Grande Meccanismo.
La scienza integrata
di tutta la Schiera del Wahltann
ha dettato legge in mio nome,
diecimila federazioni di popoli,
nei loro canti millenarî,
mi chiamano Principessa, figlia del Cielo,
il mio nome è per essi l'Idea
scolpita sulle pietre e nei pensieri.
Ma i messaggeri dalle ali di luce
che io ho lanciato in tutti i paesi
ricordano a tutti che io sono
come ognuno di loro e come tutti.
Unica, sì, ma non superiore
anche se il mio destino mi conduce
sempre a vivere come mai nessuno,
mai nessuno fra tutti ha potuto.
Non è una scelta, Wahltann, la mia sorte:
il Caso è Legge, Sorte, Destino.
Sono sola di fronte alla domanda
che si rinnova sempre, sempre uguale,
onda che batte sulla stessa riva,
ostinato rintocco di campana,
freccia che torna sempre sul bersaglio,
fuoco nel seno, affanno senza pausa.
Conosco
il numero delle stelle, il cammino dei pianeti,
le rocce, i frammenti, i granelli di polvere,
le forze che li legano e quelle che li separano.
Conosco
i raggi di luce ed i raggi invisibili,
le forze che li producono e quelle che li dissolvono,
le particelle dei corpi ed i corpi che le compongono.
Conosco il respiro dello spazio e del tempo,
le dimensioni dilatate e contratte,
dal gelo dell'estrema solitudine,
vicina al vuoto del nulla,
al ritorno dello spazio su se stesso
in un punto senza più spazio.
Tutte le leggi di questo ritmo
conosco, e le strade ed i ponti,
le gallerie e i sentieri che portano
da un luogo e un tempo ad altri luoghi e tempi,
quali che siano partenze ed approdi.
Né un punto né un solo passaggio mi sfugge,
non un ricordo di un pensiero lontano,
non l'ombra più tenue di un sogno.
Conosco la mente di tutti i viventi,
le idee di tutti i Saggi e l'ira antica
degli eserciti dissolti nella pace.
Conosco ogni dettaglio dei progetti
del Grande Wahltann, come di ogni insetto
le sensazioni, in qualunque frazione
di un infinitesimo del tempo di ciascuno.
Del Grande Sistema Illimitato
animato dal Grande Meccanismo
conosco il Tutto, l'Intero e le Parti
in ogni relazione, in ogni senso.
Io ti conosco, Grande Meccanismo.
Ma del tuo ciclo chiuso su se stesso
non conosco l'origine e la causa.
Ti ho chiamato perché tu mi ascoltassi
tu che dai più minuscoli frammenti
formi le nubi di plasma e di polvere
e le condensi finché siano stelle
e corpi multiformi di ogni specie,
e sei il Tutto di cui sono figlia,
Universo,
tu, Padre, - ho detto - ascoltami e rispondi!
Scosta il velo che offusca la mia mente,
apri il sipario perché si rivelino
le figure reali dentro il dramma!
tu, Ragione del Grande Meccanismo,
tu solo Grande e Vero, tu che puoi,
calma tu il turbine che sferza il mio cuore,
spezza tu la corona della mia gloria,
il cerchio d'ansia che mi stringe la fronte!
E, nella febbre della mia follia,
dammi la pace - ho detto - rispondi,
rispondi alla mia domanda!
Ma io non ho padre, né madre, né fratelli,
in nessun luogo, mai,
né uno sposo cui donarmi per sempre.
Nessuno, mai, risponde alla domanda:
Come l'Universo - come io e chiunque,
ed ogni cosa, ovunque, in ogni modo -
possa ESISTERE.
Riposerà la cenere della vita
nel suo sonno senza sogni,
torneranno le cime dei monti
agli oceani ed ai magmi da cui nacquero,
le remote galassie, forse, a un punto.
Ma io non troverò mai la pace,
né sarà pace il Nulla,
se questa è la meta della mia Sapienza:
un guscio vano che non posso infrangere,
sogno, ossessione, miraggio e delirio.
Crollino , allora, le volte di cristallo di Mohrin-Sal,
vadano in polvere i castelli celesti del Grande Wahltann,
le flotte, le città ed i popoli
e i vasti fiumi del Tempo,
polvere della polvere senza più tempo
in cui forse ho vissuto mille volte.
E' questo, forse, il cerchio che non si può spezzare.
Forse, tra novanta miliardi di anni,
io sarò ancora dentro un altro cielo
uguale a questo e, come questo, falso,
come il Grande Sistema Illimitato
animato dal Grande Meccanismo
e tutto ciò che si dice reale:
un guscio vano che non posso infrangere,
sogno, ossessione, miraggio e delirio.
Crollino, allora, le cupole d'oro di Lorintal,
vadano in polvere i castelli celesti del Grande Wahltann,
le flotte, le città ed i popoli
di tutta la schiera degli Uguali,
di tutti i vecchi nemici,
e i vasti fiumi del Tempo,
polvere della polvere senza più tempo
in cui forse ho vissuto mille volte
per dichiararli mille volte falsi.
E' questo, forse, il cerchio che non si può spezzare.
Sola,
tra novanta miliardi di anni
e forse ancora per infinite volte
percorrerò gli stessi sentieri
ed ancora per mille e mille volte
veglierò per centomila notti
e tra tante vane canzoni
canterò sull'arpa anche questa
dagli alti balconi sospesi
tra le guglie della reggia di Liebermor
aspettando la luce dell'alba.
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