Il
programma Space Shuttle, o, come più propriamente
viene definito, il programma STS (Space Transportation
System) è il più lungo e complesso mai
intrapreso dallagenzia spaziale americana. Ha richiesto
il lavoro, le idee, il coraggio di decine di migliaia di
uomini in un arco di tempo di circa un trentennio
e ancora non siamo in grado di vederne la fine, nel bene
e nel male.
Nonostante
i suoi grandi difetti e la sua elevata pericolosità,
che si è rivelata mortale in due casi, lo Space Shuttle
è lunico sistema di lancio al mondo quasi completamente
riutilizzabile, che parte come un razzo e atterra come un
aliante e capace di portare in orbita contemporaneamente
un equipaggio di sette astronauti e un carico utile di circa
venti tonnellate. Si può dire che il programma Space
Shuttle fu un vero e proprio miracolo del sapersi
arrangiare.
Dopo
la chiusura del programma Apollo, la NASA era orientata
verso la costruzione di una stazione spaziale orbitante
attorno alla Terra e abitata permanentemente da dodici astronauti.
I progetti prevedevano anche la costruzione di habitat sulla
Luna, come base di lancio fondamentale per le successive
missioni umane verso Marte. Successivamente si sarebbe sviluppato
un velivolo, lo Space Shuttle (il traghetto spaziale)
che avrebbe dovuto permettere facili ed economiche comunicazioni
fra Terra e stazioni spaziali. Poiché le risorse
economiche erano poche e i lanci, nelle previsioni NASA,
avrebbero dovuto essere molto frequenti, si scelse di sviluppare
un sistema completamente riutilizzabile. Infatti i vecchi
vettori Saturn V (il cui lancio costava qualcosa come 431
milioni di dollari in valuta della fine degli anni Sessanta)
erano completamente a perdere, nel senso che lintero
vettore, compresa la capsula Apollo, non poteva essere riutilizzato
per un successivo lancio. Per ovviare a questo attentato
economico nacque lo Space Shuttle.
Tuttavia la politica americana non era interessata ad altre
avventure quali lo sbarco su Marte, quindi il progetto stazione
spaziale venne rinviato a data da destinarsi e la produzione
di altri vettori Saturn V cancellata definitivamente. Lunico
programma possibile da intraprendere era proprio lo Space
Transportation System. Tuttavia era implicito un problema!
Infatti lo Space Shuttle doveva servire per traghettare
astronauti dalla Terra alla stazione spaziale. Ma questultima
era sparita fra le cifre del bilancio USA
La NASA
dovette trovare un altro buon motivo per sviluppare il suo
Space Shuttle. Le trattative, durate tre anni, che portarono
a un compromesso fra NASA, Dipartimento della Difesa e Congresso,
influenzarono pesantemente, nel bene e nel male, il programma
Shuttle.
La NASA propose di utilizzare lo Space Shuttle come cargo,
a basso costo, per portare in orbita satelliti commerciali
e militari (si ipotizzava il lancio di 50 missioni Shuttle
allanno). Il Congresso accettò la proposta,
stanziando 5 miliardi di dollari per sviluppare il programma.
Tuttavia la NASA dovette sottostare alle direttive del Dipartimento
della Difesa: lo Shuttle, per missioni particolarmente delicate,
avrebbe dovuto decollare e atterrare in una base militare
nella costa occidentale dopo una sola orbita polare. A causa
della rotazione terrestre, lo Shuttle una volta rientrato
in atmosfera avrebbe dovuto compiere delle manovre per rientrare
alla stessa base da cui era partito: per questo motivo venne
dotati di grandi ali a delta. E in questo modo che
nacquero, una dopo laltra, le peculiarità dello
Space Shuttle, che ne fanno lastronave più
assurda e, contemporaneamente, meravigliosa
di tutti i tempi.
Lo
Space Shuttle è un velivolo strano, ma è un
vero e proprio miracolo della specie umana in quanto la
NASA seppe dare alla luce una astronave che rappresentava
la punta di diamante dellingegneria degli anni Settanta-Ottanta
e che era, obiettivamente, quanto di meglio potesse fare
a causa dei tagli al bilancio e delle pressioni da parte
dei militari. Il programma STS avrebbe dovuto essere progressivamente
sviluppato, ma ciò non è mai avvenuto.
Verso
la fine degli anni Settanta il primo prototipo dello Space
Shuttle, lEnterprise, era pronto: esso, pur non avendo
mai compiuto alcuna missione in orbita, servì per
i test di volo. Successivamente vennero sviluppati quattro
Space Shuttle: il Columbia, il Challenger, lAtlantis
e il Discovery. Dopo la distruzione del Challenger venne
costruito lEndeavour, il più nuovo della flotta.
La
prima missione Space Shuttle, la STS-1, decollò da
Cape Canaveral il 12 aprile del 1981.
Decollo della missione STS-1
I
due astronauti, Young e Crippen, compirono un volo breve,
che però rappresenta una pietra miliare nella storia
dellastronautica. Il lancio di uno Space Shuttle non
era mai stato testato e i due astronauti si ritrovarono
ai comandi di unastronave totalmente nuova, che avrebbe
potuto mostrare delle reazioni imprevedibili. Le vite dei
due erano nelle mani dei miliardi di calcoli effettuati
dagli ingegneri nellarco degli ultimi 10 anni. Young
e Crippen seppero tenere a bada lastronave che viene
simpaticamente definita il mattone volante.
Tutto andò nel migliore dei modi. Sullonda
del successo, la NASA premette sullacceleratore, dichiarando
lo Space Shuttle operativo e arrivando a concludere nel
solo 1985 ben 9 missioni, chiudendo molto spesso gli occhi
davanti a delle evidenti violazioni delle misure di sicurezza.
Lo
Space Shuttle era un sistema fragile, ormai sullorlo
della rottura.
Il
filo si spezzò nel primo mese del 1986 con lesplosione
in volo dello Space Shuttle Challenger e la morte dellintero
equipaggio. Dopo questo gravissimo incidente ci vollero
32 mesi per vedere uno Space Shuttle solcare nuovamente
il cielo. Ma il programma non era più lo stesso:
la navetta non aveva più lautorizzazione a
trasportare satelliti commerciali o militari, il numero
dei lanci venne ridimensionato drasticamente. Lo Space Shuttle
è stato impiegato principalmente per la costruzione
della Stazione Spaziale Internazionale e per missioni di
riparazione in orbita: questo fino allincidente dello
Space Shuttle Columbia, il 1° febbraio 2003.
COME
PUO UN PALAZZO VOLARE NEL CIELO?
La
progettazione di un propulsore per usi spaziali è
di una difficoltà difficilmente immaginabile e il
controllo dellenorme energia da esso sviluppata rende
le imprese spaziali al limite delle possibilità umane.
Per andare nello spazio, che inizia convenzionalmente a
una altitudine di 100 km, sono necessarie forze spaventose,
schermature dalle impressionanti escursioni termiche, dalle
radiazioni
ma lelemento essenziale di un volo
spaziale pilotato era e resta il coraggio e la passione
delluomo.
Per
assurdo, nonostante i propulsori a razzo siano i più
complessi esistenti, il loro funzionamento è, nei
caratteri generali, estremamente semplice.
Un
motore a razzo è essenzialmente una macchina che
converte lenergia chimica dei propellenti direttamente
in energia cinetica. Non vi sono parti mobili come nei motori
delle auto per questo il loro rendimento è estremamente
elevato.
Il
propulsore a razzo sfrutta, similmente ai motori a reazione,
la terza legge della dinamica, ovvero il principio di azione-reazione:
ad ogni azione corrisponde una reazione uguale e contraria.
Un
motore a razzo funziona esattamente come un palloncino dal
quale viene fatta evacuare laria. Inizialmente noi
immettiamo laria allinterno del pallone e, se
non ci sono fori, la pressione che si genera allinterno
agisce su ogni punto della struttura in maniera uguale.
Se apriamo un foro nella parete, la pressione continuerò
ad agire indisturbata su tutta la superficie, ma nel punto
in cui abbiamo praticato il foro laria inizierà
ad uscire in quanto la pressione non è più
bilanciata dalle pareti. La pressione applicata al palloncino
nel punto opposto al foro non è più controbilanciata
e questo causa il movimento del pallone nel verso opposto
a quello in cui è stato aperto il foro.
Tuttavia
un palloncino non è un razzo e non arriverà
mai nello spazio.
Questo
perché le caratteristiche di un propulsore a razzo
sono: la capacità di generare enormi spinte per un
tempo prolungato e la capacità di controllare lenergia
sprigionata.
Descrivendo
il moto di un razzo tramite il principio di conservazione
della quantità di moto (la quantità di moto
del sistema razzo+gas in espansione si conserva) è
possibile ricavare lespressione della spinta di un
motore a razzo. La spinta è direttamente proporzionale
essenzialmente alla velocità dei gas di scarico.
E tale velocità aumenta allaumentare della
temperatura dei gas e al diminuire del peso molecolare del
gas stesso. In un propulsore a razzo in funzione avviene
essenzialmente una continua esplosione. Il motore fa esplodere
in maniera progressiva la grande quantità di propellente
contenuta nei serbatoi. Tale esplosione provoca lespansione
dei gas derivanti dalla combustione i quali, tramite delle
strutture che ora vedremo, vengono fatte evacuare dal razzo.
La combustione dei propellenti è in grado di generare
enormi quantitativi di gas di scarico a elevatissima temperatura
(e quindi a grandi velocità) e rappresenta lunico
sistema che permette di generare spinte elevate. Il vero
segreto dei motori a razzo è lenorme volume
di gas generati a temperatura elevatissima (nei motori dello
Space Shuttle superano i 3000°C).
Restando
sempre nel campo dei reattori chimici, esistono due tipologie
molto differenti di motori a razzo: i motori a propellente
solido e i motori a propellente liquido. In entrambe le
tipologie ritroviamo un elemento di fondamentale importanza
per ogni tipo di razzo: lugello di scarico.
Lugello
ha la fondamentale funzione di aumentare la velocità
dei gas di scarico e indirizzarli verso una precisa direzione,
controllando in tal modo la spinta del propulsore. Lugello
è una struttura approssimativamente a forma di ogiva,
apparentemente facile da realizzare. Invece la sua apparente
semplicità nasconde calcoli estremamente approfonditi.
Il tipo di ugello più comune è quello di De
Laval, dal nome dello scienziato che ne teorizzò
la forma. Esso presenta una struttura convergente-divergente:
i gas di scarico che si apprestano ad uscire dal razzo vengono
dapprima compressi nella sezione convergente per poi esplodere,
a causa dellelevatissima pressione generata, nella
sezione divergente. Questo permette di aumentare la spinta
del propulsore.
I
motori a propellente solido sono più semplici dal
punto di vista progettuale (sono paragonabili ai fuochi
dartificio) e consistono in un grano di propellente
a stato solido inserito in un tubo cilindrico. Una carica
pirotecnica provoca linnesco del motore, che brucia
progressivamente il grano di propellente.
I
motori a combustibile liquido richiedono una progettazione
molto più accurata e complessa. Necessitano di due
serbatoi distinti per il combustibile e per il comburente
e di enormi pompe che trasportino diverse tonnellate di
propellente al secondo verso la camera di combustione. In
questa sezione del razzo avviene lincontro fra questi
due elementi che, innescati, esplodono, formando una enorme
massa di gas che viene convogliata verso lugello.
Lasciando
da parte la difficoltà di progettazione, esiste una
differenza fondamentale fra questi due tipi di motori: i
propulsori a stato solido, una volta innescati, non possono
in alcun modo essere spenti fino allesaurimento del
propellente. Invece è possibile spegnere i motori
a stato liquido (o anche aumentarne o diminuirne la spinta)
semplicemente modificando il flusso di propellente verso
la camera di combustione.
E
importantissimo avere bene in mente la funzione fondamentale
di un razzo: trasportare fuori dallatmosfera un carico
utile. Infatti il peso che un razzo riesce a portare fuori
dallatmosfera è indice della potenza del propulsore
stesso. Per esempio il Saturn V poteva trasportare un payload
di 118 tonnellate in orbita terrestre e di 47 tonnellate
in orbita lunare, generando un spinta alla partenza di quasi
34 milioni di Newton (quattro razzi di questo tipo potrebbero
tenere sospesa per aria la portaerei Garibaldi).
Ovviamente
affinchè un razzo raggiunga lorbita è
necessaria una spinta molto maggiore del peso del missile
stesso (che tra laltro decresce a causa del consumo
di propellente): per esempio il complesso dello Space Shuttle
pesa allincirca 1500 tonnellate alla partenza, mentre
i motori generano una spinta superiore alle 3000 tonnellate.
Ecco
un semplice schema per confrontare i due tipi di endoreattori
chimici. In alto un razzo a propellente solido: si vede
il grano di propellente (celeste), la carica di accensione
(blu), la zona di espansione dei gas combusti (sfumature
di rosso) e lugello (nero). In basso un razzo a propellente
liquido: si notano i due serbatoi separati di combustibile
e comburente (rosso e celeste). I propellenti vengono convogliati
in dei condotti (grigi) attraverso delle turbo pompe (in
verde la turbina e in blu le pompe). Liniettore (struttura
colorata con sfumature rosso-celesti) vaporizza i due propellenti
e ne permette lunione. A questo punto la miscela esplosiva
viene convogliata nella camera di combustione (sfumature
rosse)
per essere sparata (finalmente) allesterno!
Copyright © Fabio Pacucci
Essenzialmente un motore a razzo potrebbe essere costituito
solo dai propellenti e dallugello. Se invece abbiamo
anche delle pretese di affidabilità e precisione
(e i voli spaziali le richiedono entrambi ai massimi livelli),
dobbiamo servirci anche di numerosissimi sottosistemi. Inoltre,
questioni di sicurezza richiedono che ogni sistema sia almeno
replicato allinterno di un razzo (secondo il principio
della ridondanza). Come dicevamo, una caratteristica fondamentale
dei motori a razzo è il controllo dellenorme
energia sprigionata. Di questo si occupa il sistema di guida,
uno dei più importanti. I razzi sono solitamente
guidati indirizzando il getto dei motori tramite gli ugelli,
montati su delle sospensioni cardaniche che ne permettono
lorientamento. Lo Space Shuttle, una volta rientrato
in atmosfera, si muove grazie alle superfici aerodinamiche,
come un normale aereo. Questo porta a muovere il missile
in rollio, beccheggio e imbardata, cioè i tre angoli
fondamentali con i quali si controlla il razzo. Poi ci sono
i sistemi di telecomunicazioni, di raffreddamento, di allarme,
i sistemi elettrici, i sistemi idraulici. Tutti i sistemi
sono controllati migliaia di volte al secondo dai computer
della navetta
è tutto questo che rende lo Space
Shuttle la macchina più complessa mai costruita.
FACCIAMO
A PEZZI LO SPACE SHUTTLE
Ogni
missione dello Space Shuttle è scandita da migliaia,
addirittura milioni di operazioni. Le splendide immagini
che ci giungono dal centro spaziale permettono di cogliere
solo la punta delliceberg dellenorme macchina
organizzativa e delle procedure che rendono ogni lancio
un vero e proprio miracolo della specie umana. Iniziamo
ora ad addentrarci nel complesso mondo tecnico che governa
ogni lancio dello Space Shuttle. Per avere una minima percezione
della complessità di questa astronave non è
nemmeno sufficiente dire che contiene circa 370 km di cavi
ed è composta da circa 2 milioni e mezzo di componenti.
Per
far questo nel modo più semplice e sintetico possibile,
dividiamo schematicamente la navetta spaziale in tre parti
principali:
-
Lorbiter
-
I booster
-
Il serbatoio esterno
Questa immagine mostra chiaramente tutte le parti dello
Space Shuttle descritte nel testo.
Al centro troviamo l'orbiter. Ai lati vediamo i boosters,
mentre al centro, dietro, l'enorme serbatoio esterno.
Copyright © NASA
Lorbiter
Lorbiter
è loggetto che di solito, ed erroneamente,
si designa con il nome di Space Shuttle. Iniziamo col precisare
che per Space Shuttle si intende lunione dei tre componenti
elencati qui sopra. Invece lorbiter è la navetta
vera e propria, un aereo dalla linea piuttosto slanciata
che contiene tutto il necessario per la missione in questione,
compresi gli astronauti.
Lorbiter
è lungo 37 m e alto 14 m. Ha una apertura alare di
23 m e un peso di circa 90 tonnellate (senza considerare
il payload).
La
parte posteriore è dominata dai tre motori principali,
gli SSME (Space Shuttle Main Engines). Questi propulsori
nei primi due minuti dopo il lancio accelerano lo Space
Shuttle, coadiuvati dai due boosters, erogando circa il
20% della spinta. Dopo il distacco dei vettori laterali,
che avviene intorno a T+2 minuti, gli SSME forniscono la
totalità della spinta necessaria a raggiungere lorbita.
Il propellente necessario al funzionamento dei motori principali
non è contenuto nellorbiter, bensì nel
grande serbatoio esterno. Un condotto, situato nella parte
inferiore della navetta, rifornisce gli SSME con circa mezza
tonnellata di propellente al secondo.
Proseguendo
la descrizione della navetta, incontriamo i motori OMS (Orbital
Maneuvering System). Questo complesso sistema è composto
da due motori che si vedono in rilievo ai lati dei principali.
I motori OMS sono utilizzati per le manovre di inserzione,
correzione e uscita dallorbita terrestre. Non hanno
una spinta molto elevata, circa 5 tonnellate-forza, e sono
utilizzati per manovre di precisione. Lo Space Shuttle è
dotato di un ulteriore sistema di propulsione: il Reaction
Control System (RCS) costituito da 44 propulsori, dalla
spinta decisamente debole, posizionati in maniera simmetrica
su tutta la superficie della navetta. Il sistema RCS è
utilizzato per controllare lassetto in rollio, beccheggio
e imbardata dello Space Shuttle durante la permanenza in
orbita, quando, per la mancanza di aria, è impossibile
utilizzare le superfici aerodinamiche.
Proseguendo
verso la parte anteriore della navetta si entra nel cosiddetto
cargo bay, la stiva. Le sue dimensioni sono
18X5 m, quindi è in grado di trasportare carichi
della grandezza di uno scuolabus e dalla massa variabile
fra 17 e 25 tonnellate (in funzione dellorbita che
la navetta deve raggiungere).
Uno
fra i più famosi inquilini di questo vano carico
è stato il Telescopio Spaziale Hubble (HST).
Ecco lorbiter dello Space Shuttle Columbia che
si prepara allatterraggio. Copyright © NASA
Sempre
in questa parte della navetta sono presenti i sistemi che
permettono agli astronauti di effettuare le passeggiate
spaziali (EVA, Extra Veicular Activity) e il sistema
di attracco PMA2 alla Stazione Spaziale. Allinterno
della zona cargo sono presenti anche i radiatori della navetta,
che al momento dellarrivo in orbita sono aperti per
evacuare lenorme calore accumulato durante il lancio.
La
zona dellorbiter destinata ad ospitare i 7 astronauti
è suddivisa in due piani: il ponte di volo e il ponte
centrale. Nel ponte di volo è presente la cabina
di pilotaggio, dove durante le procedure di lancio e rientro
sono seduti il comandante (a sinistra), il pilota, lingegnere
di volo e uno specialista di missione.
Invece
nel ponte centrale vi sono diverse aeree destinate alla
vita a bordo della navetta: laboratori, un refettorio, il
bagno, le camere da letto e un portellone per
uscire dalla navetta, anche per operazioni in orbita durante
alcune missioni. Lo spazio abitabile dello Space Shuttle
è equivalente grosso modo a quello di un grande furgone,
eppure contiene moltissimi elementi. Questo è possibile
perché, in condizioni di microgravità, i concetti
di sopra e sotto sono assolutamente
relativi, quindi nellorbiter ogni centimetro quadrato
di spazio è utilizzato, anche in quello che noi,
comunemente, chiameremmo soffitto
Lorbiter,
durante il rientro, è sottoposto a un pesante surriscaldamento
a causa dellattrito aerodinamico che si sviluppa nellattraversare
ad altissima velocità latmosfera. E quindi
necessario proteggere la sottile struttura di alluminio
della navetta dalle alte temperature, che possono raggiungere
anche i 1650°C, ma anche dalle temperature estremamente
basse dello spazio che raggiungono i -270°C.
Questa
funzione è svolta dal cosiddetto TPS, il Thermal
Protection System. Le diverse strutture che compongono la
navetta sono sottoposte a surriscaldamenti molto differenti.
Le aree più a rischio sono il muso e il bordo di
attacco delle ali. Entrambe queste aree sono completamente
ricoperte da mattonelle di un particolare materiale nero,
il RCC, che assomiglia molto alle fibre di vetro, cioè
diversi strati di grafite modellata ad elevatissima temperatura.
Le altre piastrelle dello scudo termico sono costituite
da fibre silicee, cioè hanno una composizione simile
alla sabbia.
In
tutto si contano circa 31.000 piastrelle che costituiscono
lo scudo termico.
I
boosters
Unaltra
parte fondamentale dello Space Shuttle è costituita
da due razzi vettori laterali, i più potenti razzi
a combustibile solido che siano mai stati costruiti. I due
motori, chiamati SRB (cioè Solid Rocket Boosters),
sono lunghi 45 metri e hanno un diametro di 4 metri. In
realtà, pur sembrando meno massicci dellorbiter,
pesano molto di più, quasi come cinque navette messe
assieme (570 tonnellate al decollo).
Bellissima immagine che mostra i due booster in azione.
Copyright © NASA
I
due booster forniscono, durante i primi due minuti dal lancio,
una spinta di circa 1500 tonnellate ciascuno. Ogni SRB è
costituito da 11 sezioni, unite da particolari giunture
circolari, i cosiddetti O-rings. Quando la spinta dei due
SRB si esaurisce, il computer comanda il loro immediato
distacco dallo Space Shuttle. I due booster sono dotati
di paracadute, quindi vengono fatti ammarare nellOceano
Atlantico per essere riutilizzati.
Il
serbatoio esterno
Lultima
parte costituente lo Space Shuttle è il grande serbatoio
esterno (External Tank, ET), lungo 47 metri e con un diametro
di ben 8 metri e mezzo. Al momento del decollo pesa la bellezza
di 756 tonnellate e contiene 1.450.000 litri di idrogeno
liquido e 541.000 litri di ossigeno liquido. Il serbatoio
esterno è lunico elemento a perdere dello Space
Shuttle. Infatti esso accompagna la navetta, rifornendo
i suoi motori principali, durante tutta la vertiginosa salita
verso le stelle (che dura circa 9 minuti e mezzo). Quindi,
esaurito il propellente, viene distaccato, bruciandosi durante
il rientro in atmosfera (anche se manca la velocità
orbitale di pochissimo).
Lidrogeno
e lossigeno sono dei propellenti criogenici, cioè
devono essere mantenuti a temperature estremamente basse
(rispettivamente a circa -252°C e -182°C) affinché
si mantengano allo stato liquido. Affinché ciò
sia possibile è necessario isolare termicamente il
serbatoio esterno dalle elevate temperature ambientali e,
soprattutto, del lancio. Per far questo è utilizzata
una speciale schiuma isolante che viene applicata sulle
pareti di alluminio del serbatoio esterno.
Nonostante
lET sembri una struttura molto semplice, in realtà
è una vera e propria sfida ingegneristica. Il serbatoio
esterno ha una importantissima funzione portante per lintera
struttura dello Space Shuttle. Infatti sia i motori SRB,
sia la navetta sono saldamente collegate al serbatoio esterno.
Tuttavia questultimo non possiede una propulsione
propria, quindi i giunti di collegamento con le altri costituenti
auto-propulse dello Space Shuttle devono sostenere la spinta
generata da tutti i motori in funzione.
IL
LIFTOFF!
Una
missione dello Space Shuttle è costituita da 3 momenti:
il lancio (liftoff), la permanenza in orbita
(orbiting) e luscita dallorbita
(de-orbiting) con successivo atterraggio.
Non
è possibile saltare una fase e la cosa più
assurda è che ognuna delle milioni di operazioni
che costituiscono una missione Space Shuttle deve essere
portata a termine con assoluto successo. Lo Space Shuttle
non perdona.
Il
momento più emozionante della missione è senza
dubbio il decollo, la straziante lotta dei motori contro
la forza di gravità. Vediamo come si arriva a questa
fase.
Il
decollo di uno Space Shuttle è controllato quasi
interamente dal computer: gli astronauti possono intervenire
in maniera molto marginale, né sarebbero umanamente
in grado di effettuare le migliaia di operazioni richieste.
Lo
Space Shuttle viene assemblato nel VAB (Vehicle Assembly
Building), ledificio più grande al mondo in
termini di volume libero interno, eretto per assemblare
le astronavi. Una volta assemblate le varie parti appena
viste, lo Space Shuttle viene poggiato, tramite i due booster,
su una grande piattaforma semovente, il cosiddetto crawler.
Questa struttura, viaggiando alla fantastica velocità
di 3 km/h, raggiunge la rampa di lancio in circa 7 ore.
Una qualsiasi missione rientra in una finestra di
lancio ben precisa: si chiama così il periodo
di tempo in cui sussistono le condizioni orbitali idonee
alla missione.
Ecco lo Space Shuttle che esce dal VAB sopra l'enorme cingolato.
Copyright © NASA
I l Countdown
clock, cioè il grande orologio digitale che
scandisce le varie fasi del conto alla rovescia, inizia
contare esattamente 43 ore prima del lancio
Le
procedure eseguite durante il countdown cadono sotto la
responsabilità del Centro di Controllo del Kennedy
Space Center a Cape Canaveral, tutte le altre fasi fino
allatterraggio cadono sotto la responsabilità
del Centro di Controllo della Missione (il famoso Mission
Control Center, MCC, del Johnson Space Center) di Houston,
la cui direzione spetta al Direttore di Volo, chiamato Flight
nelle comunicazioni.
Il
momento che segna il passaggio dalla fase di lancio alla
fase di volo è labbandono della torre, descritto
con la famosa frase tower cleared.
Le
procedure eseguite durante il countdown riempiono un intero
manuale della NASA, elenchiamo qui le più importanti:
T-43
ore
Inizia
il countdown, il velivolo e la rampa vengono preparate per
il lancio, si controllano i sistemi di volo, le rampe di
accesso al ponte di volo e al ponte mediano sono rimosse,
T-19
ore
Inizia
la preparazione e i test di funzionamento dei tre motori
principali, viene riempita dacqua la vasca del Sound
Suppression System per ammortizzare le onde durto
generate dai motori.
T-6
ore
La squadra
effettua un ultimo, maniacale, controllo per verificare
che non ci siano violazioni alle norme di sicurezza. Tutti
i tecnici abbandonano la zona di lancio. Inizia il riempimento
del serbatoio esterno che richiede circa 3 ore.
T-3
ore
Gli astronauti,
dopo aver completato la vestizione delle loro tute arancioni,
e dopo i doverosi saluti, vengono accompagnati da una squadra
di tecnici fino alla rampa di lancio e entrano nello Space
Shuttle uno per uno, attraverso la cosiddetta White Room.
Quindi eseguono una lunghissima serie di controlli della
strumentazione, oltre che effettuare le prove di comunicazione
(i cosiddetti Comm Check) con entrambi i centri
di controllo. Il portello di accesso alla navetta viene
chiuso, tutti gli uomini abbandonano la zona di lancio.
Gli astronauti da questo momento fino allatterraggio
finale sono soli.
T-20
minuti
I computer
di bordo vengono impostati in configurazione di lancio
A
T-9 minuti inizia la parte più emozionante
del Countdown. Il Direttore di Lancio chiama uno a uno i
controllori di volo per un GO/NO GO per il lancio.
Lo
Space Shuttle viene progressivamente isolato dalla rampa
di lancio, ritraendo tutti i ponti di collegamento. Vengono
avviate le APU (Auxiliary Power Unit), cioè
le Unità Energetiche Ausiliarie, testate le sospensioni
che permettono ai motori principali di muoversi e, infine,
ritratto lo strano cappello posto sopra il serbatoio
esterno, il cosiddetto beanie cap: la sua funzione
è quella di condizionare il serbatoio dellossigeno.
A
T-2 minuti gli astronauti chiudono e bloccano le
visiere dei loro caschi: questo è il segnale inequivocabile
che sono ormai pronti al lancio.
A
T-50 secondi lo Space Shuttle viene alimentato solo
dai generatori di bordo: ormai è completamente isolato
dalla rampa di lancio.
Solitamente
il Countdown dello speaker inizia a T-15 secondi.
A
T-10 secondi si notano delle scintille sotto i motori principali:
queste sono in realtà delle schegge di metallo incandescenti
che servono ad evitare che delle perdite di propellente
durante laccensione dei propulsori possano accumularsi
sulla rampa di lancio.
A
T-6,6 secondi i motori principali dello Space Shuttle
sono accesi, impiegano circa 3 secondi per raggiungere la
spinta nominale.
Lastronave
è ancora saldamente bloccata alla rampa di lancio
da quattro, robustissimi, bulloni esplosivi.
I
computer di bordo dello Space Shuttle, i GPC, controllano
il corretto funzionamento e assetto dei motori principali
e, se non viene segnalato alcun problema, il Countdown va
avanti.
A
T-0 secondi avviene linnesco dei due booster
e, contemporaneamente, lesplosione dei ganci che saldano
lastronave alla rampa di lancio.
E,
istantaneamente, lo Space Shuttle si innalza nel cielo.
Lo
speaker annuncia il Liftoff e così
inizia la nostra avventura.
Gli
astronauti di solito descrivono le sensazioni avvertite
durante il lancio come quelle di un rock n roll
sfrenato.
Ecco tre fotogrammi del lancio di uno Space Shuttle.
Copyright © NASA
La
navetta parte in posizione perfettamente verticale per allontanarsi
il più velocemente possibile dalla rampa di lancio.
Dopo 7 secondi dal decollo inizia il cosiddetto pitch
and roll program, cioè la manovra di rullata
e cabrata. Lo Space Shuttle mostra tutta la sua grazia con
una curiosa piroetta che serve essenzialmente per assolvere
due, importantissimi, compiti: costruire, progressivamente,
la velocità orbitale e immettere lastronave
nellorbita prestabilita per la missione.
Il
pitch and roll program costruisce la
velocità orbitale in quanto porta progressivamente
lo Space Shuttle ad assumere un assetto parallelo al suolo,
ma rovesciato: negli ultimi minuti di accelerazione gli
astronauti si ritrovano praticamente a testa in giù.
Durante questa manovra la potenza dei motori viene diminuita
al 65% per non sovraccaricare eccessivamente le struttura.
Dopo il momento di massima resistenza aerodinamica, il cosiddetto
MAX Q, che avviene a circa 35 secondi dopo il lancio e coincide
praticamente con il raggiungimento della velocità
supersonica, viene chiamato il go at throttle up,
cioè i motori vengono portati al massimo della spinta.
A
T+2 minuti, a circa 50 km di quota, avviene una fase
molto importante e delicata del decollo: il distacco dei
booster.
La
navetta, insieme al serbatoio esterno, si allontana progressivamente
dalla Terra e incontra degli strati molto meno densi di
atmosfera, quindi acquista velocità molto velocemente,
con una accelerazione finale di circa 3g. La navetta continua
la sua folle corsa fino a raggiungere, dopo il distacco
del serbatoio esterno, la velocità orbitale, circa
28.000 Km/h: 8 chilometri al secondo, oltre Mach26 (cioè
26 volte la velocità del suono)!
La
navetta raggiunge lapogeo della sua orbita a T+45
minuti: qui entrano in funzione i motori OMS che portano
la navetta alla sua quota di crociera, 300 chilometri sopra
il nostro bel pianeta.
Allo
spegnimento dei motori principali viene comunicato il MECO,
cioè Main Engine Cut Off: gli astronauti possono
iniziare a svolazzare per la navetta senza che la gravità
li tenga per terra!
VIAGGIARE
SICURI
I
sistemi di sicurezza progettati per diminuire il rischio
di incidenti durante una missione Shuttle sono praticamente
infiniti. Tuttavia la sicurezza assoluta non esiste e non
esisterà mai e, ancora oggi, viaggiare sullo Space
Shuttle è una avventura ai limiti delle possibilità
umane. Potrebbe sembrare strano, ma il sistema di sicurezza
più affidabile ed efficiente presente sullastronave
è costituito
dagli astronauti stessi. Nessun
computer potrà mai avere lesperienza di un
uomo nella valutazione dei rischi.
Il
lancio di uno Space Shuttle avviene in tempi relativamente
rapidi ed è caratterizzato dal funzionamento, ai
massimi livelli, di quasi tutti i sistemi. Per questo motivo
è più probabile che un ipotetico incidente
avvenga alla partenza. Perciò sono state studiate
quattro manovre di emergenza da effettuare durante il tempo
della propulsione, in funzione del momento in cui avviene
un incidente ai motori.
Tuttavia
è importantissimo sottolineare che non è possibile
effettuare alcuna manovra di emergenza durante il funzionamento
dei booster, il vero incubo degli astronauti.
I
sistemi di annullamento della missione, con conseguente
recupero della navetta sono: lRTLS (Return To the
Launch Site), il TAL (Transoceanic Abort Landing), lAOA
(Abort Once Around) e lATO (Abort To Orbit).
Nel
caso si riscontrassero dei problemi durante i primi quattro
minuti dopo il lancio (ma sempre dopo il distacco dei booster),
viene effettuata una complessa manovra per spendere lenorme
energia cinetica acquistata e permettere il rientro immediato
della navetta al Kennedy Space Center. Quando lo Space Shuttle
non è più in grado di effettuare un RTLS,
perché troppo lontano da Cape Canaveral, viene dichiarato
il Negative Return. Se il guasto avviene da
4 a 6 minuti dopo il lancio, lo Shuttle possiede unenergia
sufficiente per attraversare lOceano Atlantico e atterrare
in uno dei tre aeroporti autorizzati per questi atterraggi
di emergenza: due in Spagna e uno in Francia (questo è
il TAL). Il tragitto compiuto dallo Shuttle durante il lancio
attraversa tutto lAtlantico (i razzi viaggiano sempre
in senso antiorario, cioè seguono la rotazione della
Terra), fino a sfiorare Capo di Buona Speranza, in Sudafrica.
Se
il problema ai motori dovesse verificarsi dopo i sei minuti
dal lancio, la navetta ha abbastanza energia da compiere
unintera orbita bassa e atterrare alla base militare
di Edwards, in California (AOA).
Infine,
se il problema ai motori si verifica quando lastronave
ha acquistato una velocità sufficiente, lorbiter
viene immesso in unorbita provvisoria, ma comunque
stabile (ATO).
Lo
sfortunato comandante di Shuttle che dovesse affrontare
una situazione di pericolo durante il lancio può,
semplicemente girando una manopola, ordinare al computer
di effettuare una qualsiasi delle manovre sopra esposte:
queste vengono effettuate completamente in automatico.
Nel
caso in cui, durante il rientro, la navetta sia impossibilitata
ad effettuare un atterraggio in sicurezza si procede allabbandono
della stessa. Si immette lorbiter danneggiato in una
traiettoria di volo planato sullOceano: quindi lintero
equipaggio abbandona lastronave lanciandosi con il
paracadute tramite un palo incurvato verso il basso rende
vana la possibilità che un astronauta, lanciandosi
dal portello, possa scontrarsi contro lala della navetta.
Durante
i primi test di volo degli Shuttle esisteva anche la possibilità
di abbandonare lastronave per mezzo dei seggiolini
eiettabili che sparano gli occupanti del Ponte di Volo fuori
dalla navetta. Questo sistema tuttavia non è mai
stato operativo durante le missioni dello Space Shuttle.
E
bisogna aggiungere che la possibilità che il comandante
di uno Space Shuttle decida di effettuare una delle manovre
di emergenza è minima perché queste comportano
dei gravissimi rischi. Interrompere la corsa dello Space
Shuttle verso il cielo è estremamente rischioso e,
per dirla tutta, dopo aver girato la manopola delle emergenze
ci si può solo affidare alle preghiere. Immaginate
le difficoltà insite nel dover frenare, magari con
una sgommata, uno Space Shuttle coi motori a
manetta! Di solito si preferisce rischiare e non poche sono
state le occasioni in cui uno Space Shuttle è arrivato
in orbita con uno o più motori malfunzionanti.
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