Giovanni
Keplero (Johannes Kepler) nacque a Weil nel Wurttemberg,
il 27 dicembre 1571, sette anni dopo la nascita di Galileo,
vent’otto dopo la morte di Copernico. Colui che un giorno
doveva meritare il nome di legislatore del cielo,
era garzone d’osteria. Sua madre, Caterina Guldenmann, un’umile
cameriera d’albergo, non sapeva né leggere né scrivere.
Suo padre, Enrico Keplero, soldato nel corpo dell’esercito
comandato dal duca d’Alba, combatteva nei Paesi Bassi. Al
ritorno in patria il soldato, completamente rovinato, aprì
una bettola a Elmerdingen; aveva bisogno d’un aiuto e tolse
perciò il figlio dalla scuola perché servisse nell’osteria.
Ma il fanciullo era debole, gracile, lo si rimandò quindi
a scuola destinandolo alla teologia. A tredici anni il giovane
Keplero fu accolto gratuitamente al seminario di Maulbronn.
Ciò non era difficile, poiché nella Germania protestante,
già in quel tempo l’istruzione era molto estesa, e veniva
impartita con la più lodevole liberalità. Keplero studiò
con passione, ottenne splendidi risultati, ma s’invaghì
delle scienze e lasciò le dottrine teologiche. A ventidue
anni ottenne la cattedra di matematica a Graz, nella Stiria,
governata allora dall’arciduca Carlo d’Austria che professava
il cattolicesimo.
Keplero
fra le altre cose doveva insegnare anche l’astronomia. Incaricato
perciò di compilare un almanacco, dovette adottare la riforma
Gregoriana. Questa era per lui una questione semplicemente
scientifica, e quindi senza venir a transazione coi suoi
sentimenti religiosi, vi si adattò di buona voglia. Keplero
per aumentare la vendita dei suoi almanacchi vi inserì alcune
profezie astrologiche, alcune delle quali essendosi avverate
valsero a dargli molto credito. L’illustre astronomo non
aveva potuto sbarazzarsi di tutti i pregiudizi dei suoi
tempi, ed era fermamente persuaso che gli astri esercitassero
un’influenza sugli umani destini. Diceva che l’astrologia,
figlia dell’astronomia, doveva nutrire sua madre. Del resto
egli non cercava di ingannare chi ricorreva a lui per conoscere
il futuro, e spesso rispondeva come Tiresia ad Ulisse: “quanto
io dirò o succederà o non succederà”.
Fin
dalla sua prima opera (Mysterium Cosmographicum)
Keplero fece palese il suo modo indipendente di giudicare;
pubblicò potenti argomenti a sostegno del sistema di Copernico,
e si scagliò con nobili parole contro il tribunale che aveva
messo all’indice il libro del grande Polacco. “Quando
d’una scure si è provato il taglio sopra il ferro, essa
non può più nemmeno servire a fendere del legno.”
Nel
1597 Keplero prese in moglie una vedova bella e nobile,
Barbara Muller. Questo matrimonio non fu felice.
Le
persecuzioni religiose alla fine del XVI secolo gettarono
la desolazione nella Stiria; Keplero ne fu una delle vittime.
Bandito dalla patria, si trovò completamente rovinato. Si
era cercato di fargli abbandonare la sua fede, ma inutilmente.
Keplero, per servirci d’una sua frase, “non conosceva
l’arte di dissimulare”. Partì dunque ed accettò con
gioia l’offerta fattagli da Tycho Brahe, astronomo dell’imperatore
Rodolfo a Praga, di andare ad aiutarlo nei suoi lavori.
Ma
a Praga lo attendevano nuove delusioni; dovette chiedere
fiorino a fiorino il denaro che gli era dovuto.
Quando
Tycho Brahe morì, Keplero venne nominato astronomo dell’imperatore
Rodolfo con 1500 fiorini di stipendio. “E’ molto, scrisse
egli ad un amico, ma le casse sono vuote ed io perdo il
mio tempo a mendicare alla porta del tesoriere della corona.” Keplero, ridotto alla miseria, era obbligato per vivere
a comporre degli almanacchi, ed a cavare degli oroscopi.
Ben
presto la libera disposizione delle carte di Tycho gli permise
di intraprendere dei grandi lavori. Si applicò a studiare
il pianeta Marte e dopo nove anni d’un’applicazione perseverante,
d’una tensione di mente che, come egli dice, “lo stancò
fin quasi alla demenza”, riuscì a spiegare esattamente
i movimenti di Marte con due leggi importantissime. Queste
leggi s’applicarono agli altri pianeti, ed aprirono a Newton
la via che lo condusse alla scoperta dell’attrazione universale,
rendendo il nome di Keplero immortale. Queste due leggi
formano il solido fondamento dell’astronomia moderna.
Dopo
la morte dell’imperatore Rodolfo, Mattia, che gli successe,
molto meno affezionato
alla scienza, lasciò in abbandono l’Osservatorio di Praga,
nel quale lavorava Keplero. Questi preferì
allora lasciare un impiego che non gli procurava nemmeno
il pane per la sua famiglia, ed accettò il posto di professore
al ginnasio di Linz. Ma nuove disgrazie l’attendevano. Sua
moglie divenne epilettica, quindi demente, e morì in breve;
tre dei suoi figli morirono pure e per colmo di sventura
venne a sapere che sua madre settantenne era stata messa in prigione, accusata di stregoneria. Si incolpava
la povera vecchia di tutte le pubbliche calamità, si diceva
che era stata istruita nell’arte magica da una delle sue
zie bruciata come strega. Keplero dovette accorrere e lottare
cinque anni consecutivi per salvare la madre. Tuttavia i
giudici mostrarono alla vecchia Caterina Keplero gli strumenti
di tortura, la minacciarono per forzarla a confessare. Ma
nulla ebbe la potenza di abbattere il suo coraggio e la
sua fermezza. Il suo fare rassegnato la salvò dal supplizio,
ma non dalla vergogna che si riflettè anche sul figlio.
Keplero,
trovatosi nuovamente di fronte ad una squallida miseria,
seppe resistere alla sventura e dimenticare i suoi mali
rifugiandosi con la mente nelle regioni celesti, lasciando
errare il suo spirito fra l’immensità degli spazi, ascoltando
l’armoniosa melodia che il moto eterno dei pianeti produce,
e che la sua immaginazione mistica gli rendeva percettibile.
Questa musica della natura Keplero tentò di descriverla
nella sua opera strana l’Armonia del mondo, lavoro bizzarro in cui
quella gran mente si smarrisce in idee chimeriche, ma pure
si eleva talvolta sulle ali del vero genio. Si vede il sognatore
ispirato prendere il volo e far apparire bagliori in mezzo
a oscurità profonde. Alla fine di quel libro infatti ritorna
al linguaggio preciso della scienza e rivela la legge che
legando fra loro tutti gli elementi del nostro Sistema,
mette in relazione i grandi assi delle orbite planetarie
con la durata delle rivoluzioni.
Mentre
lo studio della natura gli procurava queste gioie, la vita
materiale doveva essergli ormai cagione di continui fastidi.
Ferdinando d’Austria, successo a Mattia, volle annientare
il culto protestante nella Stiria. Keplero, nuovamente costretto
a cambiare paese, abbandonò l’Austria, e visse qualche tempo
presso Wallenstein, uno dei generali della guerra dei Trent’anni.
S’era nuovamente ammogliato con Susanna Rittinger, dalla
quale ebbe sette figli; il bisogno lo mise nella necessità
di fare continui viaggi. Costretto a chiedere ogni momento
il pagamento delle somme dovutegli per gli stipendi arretrati,
si indebolì e perdette la salute. Quando morì aveva 59 anni.
Le sue ceneri riposano nella chiesa di S. Pietro a Ratisbona.
Il visitatore può leggere sulla sua tomba questa epigrafe
composta da lui stesso.
“Ho
misurato i cieli – adesso misuro le ombre della terra –
L’intelligenza è celeste – Qui non riposa che l’ombra dei
corpi.”
Così
morì Keplero, quest’uomo audace che fin dai suoi primordi
nello studio dell’universo nutriva la speranza di sciogliere
l’enigma della natura.
In
tutta la sua vita lo si vede trascinato dallo slancio dell’anima
sua verso la verità; la curiosità lo agita senza tregua,
e l’orgoglio non l’acceca mai. “Superbo ed audace quando
cerca, dice Bertrand, Keplero ridiventa semplice e modesto
dopo avere trovato, e nella gioia del suo trionfo glorifica
soltanto Dio. La sua anima, grande come era, fu senza ambizione
e senza vanità, non desiderò né gli onori né gli applausi
degli uomini. La sua gloria è scritta nel cielo, i progressi
della scienza non possono né diminuirla né oscurarla, ed
i pianeti con la successione costante dei loro movimenti
la racconteranno di secolo in secolo” (1).
(1) Les fondateurs de l'astronomie
Bibliografia:
A.
Petroni, I modelli, l'invenzione e la conferma. Saggio
su Keplero, la rivoluzione copernicana e la «New Philosophy
of Science», Franco Angeli, Milano, 1989
A. Koyré, La rivoluzione astronomica. Copernico, Keplero,
Borelli, Feltrinelli, 1966
Joseph
Bertrand, Les fondateurs de l'astronomie moderne Copernic-Thyco Brahe-Kepler-Galilee-Newton, Vigdor,
1999
J.L.E.
Dreyer, Storia dell’astronomia da Talete a Keplero,
Feltrinelli, 1953
Jean-Pierre
Verdet, Storia dell'astronomia, Longanesi & C.,
Milano, 1995
Pio Passalacqua
Gruppo Astrofili
Palermo
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