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Astronomia

Avvenimenti


25° Giornata dei Planetari e raduno "vintage Telescope" a Ravenna

Il 15 marzo 2015 il Planetario di Ravenna, come ogni anno del resto, ha aderito alla 25esima Giornata dei Planetari.
Questa manifestazione, che ha luogo la domenica che precede l’equinozio di primavera, è condivisa da tutti i planetari non solo italiani, ma dell’intera Europa, e vuole essere l’occasione per far incontrare i planetari con il pubblico.

Il programma standard

- conferenza gratuite sotto alla cupola del planetario
- laboratori
- mostra strumenti didattici
- osservazioni del Sole al telescopio
- visite guidate al cerchio di Ipparco e alla grande meridiana del Planetario

sì è arricchito quest’anno, e per la prima volta, della mostra-raduno dei telescopi vintage. E, come spesso accade, i telescopi vintage sono stati portati da astrofili “vintage”.

Gli oggetti che sono definiti vintage sono considerati oggetti di culto per differenti ragioni, ad esempio la qualità superiore con cui sono stati fabbricati, oppure per le innovazioni che hanno prodotto, anche sulla vita quotidiana e sul costume, quando sono apparsi.
Questi oggetti, inoltre, conservano spesso funzionalità, caratteristiche, fascino e qualità superiori ad oggetti contemporanei che possono essere paragonati.
Ovviamente estendere l’aggettivo di vintage dalle cose alle persone, oltre che provocatorio, può risultare in qualche modo autoreferenziale. Come astrofili ce lo siamo concesso in accezione auto-ironica, lasciando al giudizio degli altri la valutazione delle nostre eventuali qualità …

Ma perché questo ritorno voluto dei telescopi vintage? Non per fare del retro-pensiero perché secondo noi i bei vecchi tempi, non erano mai così belli come vengono ricordati. Inoltre i vecchi telescopi non avevano, salvo eccezioni, la qualità o la funzionalità di quelli di oggi. Più che altro si ricorda il costo che era molto più elevato, in proporzione al reddito medio, di quanto non sia oggi.
I “vintage telescopes” sono stati portati al centro della scena non tanto per quello che sono ma per il valore che avevano – valore che i nuovi telescopi non hanno, sacrificati come sono alla ricerca della novità ad ogni costo e alla sapiente gestione dell’obsolescenza programmata.

Al di là del mero possesso di uno status-symbol qualche decennio fa c’era una grande enfasi sull’utilizzo del telescopio, cioè sulla osservazione pratica del cielo, e molto spesso i manuali di istruzione erano dei veri e propri testi di astronomia pratica.
Un altro valore che permeava il possesso dello strumento era la condivisione: probabilmente negli anni ’70 si vedevano più astrofili all’opera nei depliant e nei cataloghi dei telescopi piuttosto che nelle riviste di astronomia.

Alla 25esima Giornata dei Planetari il pubblico ha potuto ammirare, fra gli altri:
un telescopio rifrattore Stein 60/900 su montatura equatoriale, negli anni ’70 un sogno per i giovani astrofili
i telescopi autocostruiti di Giovanni Lambertini, il frate francescano del convento di Ravenna che negli anni 70-80-90 fu il deus ex machina di molta astronomia amatoriale locale e un sicuro riferimento culturale e pratico per generazioni di astrofili
un telescopio rifrattore del 1930
un telescopio Casseigrain 150 Carl Zeiss Jena degli anni ‘70
una montatura Antech recante il numero di matricola 000002, degno supporto di un Celestron 8 arancione

La volontà di riunire e fare il punto sui vecchi telescopi, e sulla vecchia astrofilia, è stato stimolato dalla lettura di vari articoli, letti su riviste sia italiane che straniere, in merito all’ “ingrigimento” (graying) dell’hobby, cioè sul fatto che l’età media degli astrofili sia in aumento e che quindi la comunità astrofila sia avviata verso un inesorabile declino geriatrico.
Fra le molte voci in negativo (troppe) ci sono anche quelle orientate all’ottimismo – la prima riflessione degli ottimisti è che il problema della decadenza della astrofilia è antico quanto l’astrofilia stessa, e questo ne deve ridimensionare il peso.

Se l’età media degli astrofili aumenta, evidentemente mancano le nuove leve. Ma gli astrofili fanno le cose giuste per trasmettere agli altri la passione per le stelle? Sempre rimanendo sulle ragioni degli ottimisti:

A) l’astronomia amatoriale ha un ciclo di vita ben determinato: inizia negli anni della formazione scolastica, spesso alimentandosi della visione di oggetti celesti “popolari” e da star party. Spesso sono gli astrofili più maturi che svolgono questa attività di condivisione e di iniziazione, e le attività pubbliche di associazioni come la nostra rappresentano un valido esempio di inseminazione culturale e scientifica

B) molto spesso, nell’età della scuola superiore, molti ragazzi/e si concentrano sul come diventare adulti e molte cose importanti prendono il sopravvento e assorbono il loro tempo e le loro energie (la conquista dell’autonomia, l’amore e la formazione del proprio futuro). Molto spesso, e per un periodo medio di venti anni, la gestione del quotidiano prevale su ogni altra considerazione

C) dopo i 40 anni, spesso, il tempo libero e il denaro a disposizione aumentano leggermente, e torna il desiderio di occuparsi di nuovo delle cose che riempivano gli anni giovanili – anche se la crisi economica in atto e i ritmi forsennati di chi ha un lavoro invitano a ulteriori riflessioni, che non svilupperemo qui.

La cosa migliore che quindi possono fare gli astrofili in attività è quella di promuovere le opportunità per i più giovani di sperimentare l’osservazione diretta al telescopio, e soprattutto di dare un supporto alle scuole in questa direzione.
I frutti di questo lavoro non sono da attendersi nel breve periodo: probabilmente i bambini a cui oggi si mostrano la Luna, Saturno e Giove saranno ispirati a tornare all’astronomia fra 30 anni, trascorsa la frenetica “età intermedia”.

Gli astrofili in attività oggi, in maggioranza nelle fasce anagrafiche degli “anta”, e forse leggermente ingrigiti, stanno preparando questo futuro e, allo stesso tempo, pagano il tributo alla generazione precedente di appassionati che tanto ha trasmesso nei suoi anni migliori.

 


 


di Paolo Morini*

* Commissione Divulgazione UAI, ARAR (Associazione Ravennate Astrofili Rheita), Planetario di Ravenna

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