Marco Tullio
Cicerone
- Vetus autem illud
Catonis admodum scitum est, qui mirari se aiebat, quod non rideret
haruspex, haruspicem cum vidisset (Libro II, 51)
-E’ molto conosciuto poi il vecchio detto di Catone, che diceva
di meravigliarsi che quando un aruspice (indovino) ne incontrava
un altro non scoppiasse a ridere.
-Sed quid plura?
Cotidie refelluntur. Quam multa ego Pompeio, quam multa Crasso,
quam multa huic ipsi Caesari a Chaldaeis dicta memini, neminem eorum
nisi senectute, nisi domi, nisi cum claritate esse moriturum! Ut
mihi permirum videatur quemquam exstare qui etiam nunc credat iis
quorum praedicta cotidie videat re et eventis refelli. (Libro II,
99)
-Ma c’è bisogno di dire altro? Ogni giorno (le profezie)
vengono smentite. Quante me ne ricordo, fatte da astrologi a Pompeo,
quante a Crasso, quante allo stesso Cesare: nessuno di loro sarebbe
dovuto morire se non di vecchiaia, se non nel suo letto, se non
coperto di gloria. Cosicché mi sembra molto strano che ci
sia ancora qualcuno che creda a quelli le cui previsioni si vedono
ogni giorno essere smentite dai fatti e dagli eventi.
Grazie all'autore
delle traduzioni
Albert
Einstein
L'astrologa Sirio, in una trasmissione di Radio 24 ha sostenuto che
Einstein avrebbe scritto in un suo libro una frase di apprezzamento
nei riguardi dell'astrologia.
L'affermazione sarebbe
contenuta in un libro del 1931, "Cosmic religion, with other
opinions and aphorisms".
Il libro è molto difficile da trovare e quindi la verifica
non è agevole ma è stata fatta e dimostra che nè
quel libro nè gli altri scritti conosciuti di Einstein riportano
la citazione in oggetto.
Questa
citazione apocrifa compare, (senza nessuna citazione della fonte),
in "L'astrologie - l'histoire, le signes, le thème"
di Solange de Mailly-Nesle, poi scomparsa dalle successive edizioni
del libro.
E' stata rintracciata anche nel precedente "Manuel d'astrologie"
di un certo Werner Hirsig, intorno al 1965 (in un precedente Astrologie
moderne del 1950 la citazione non compariva).
Una versione leggermente
diversa si trova in un almanacco tedesco del 1959.
Non risulta che la
frase sia mai stata citata prima del 1959, 4 anni dopo la morte
del grande scienziato.
In sostanza la frase
risale a un manuale di astrologia, dal quale è stata ricopiata
moltissime volte senza che nessuno controllasse la fonte originale.
Astrologi avveduti hanno consigliato di non citarla più,
ma con scarsi risultati.
Si conosce invece un'altra citazione di Einstein, questa autentica
(tratta dalla sua introduzione a "Johannes Kepler: Life and
Letters"), che dimostra il suo atteggiamento critico verso
l'astrologia: "The reader should note [Kepler's] remarks
on astrology. They show that the inner enemy, conquered and rendered
innocuous, was not yet completely dead." (cioe' "Il
lettore faccia attenzione ai commenti [di Keplero] sull'astrologia.
Dimostrano che il nemico interno, conquistato e reso innocuo,
non era ancora completamente morto").
Galileo a
Elia Diodati [in Parigi].
Firenze, 15 gennaio 1633.
Bibl. Nazionale in Parigi. Collection Dupuy, vol. 663, car. 200.
Sono in obligo di rispondere a due lettere, una di V. S. e l'altra
del S.re Pietro Gassendo([1]), scritte([2]) il 1° di Novembre
passato, ma non pervenute([3]) a me se non dieci giorni sono: e
perchè sono occupatissimo e travagliatissimo, vorrei che
questa servisse per risposta ad amendue, come tra di loro amantissimi
e che trattano nelle lettere loro l'istessa materia, cioè
la ricevuta dei Dialogi miei, mandati ad amendue, e della vista
che repentinamente gl'havevano data con applauso e approbatione;
di che io le ringrazio e gliene resto con obligo, ma starò
aspettando giuditio più critico e libero, dopo che l'haveranno
riletto più posatamente, perchè temo che vi troveranno
molte cose da impugnarsi.
Mi duole che i due libri del Morino([4]) e del Fromondo([5]) non
mi sono pervenuti alle mani se non sei mesi dopo la pubblicatione
del mio Dialogo, perchè havrei havuto occasione di dire molte
cose in laude d'amendue, e anco fare qualche consideratione sopra
qualche particolare, e principalmente uno nel Morino e un altro
nel Fromondo. Nel Morino, resto maravigliato della stima veramente
molto grande che egli fa della giudiciaria, e che ei pretenda con
le conietture sue (che pur mi paiono assai incerte, per non dire
incertissime) stabilire la certezza dell'astrologia: e mirabil cosa
veramente sarà se con la sua acutezza collocherà nel
seggio supremo delle scienze humane l'astrologia, come egli promette;
e io con gran curiosità starò attendendo di vedere
sì maravigliosa novità. [..]
Nonostante le sue prese
di distanza verso il profetismo e l'occultismo Galileo non si potè
esimere, almeno in un caso, alla formulazione di una previsione:
Cristina di Lorena, nel 1608 durante l'ultima malattia di suo marito
Ferdinando I, chiese a Galileo di calcolare l'anno in cui si sarebbe
dovuta verificare la sua morte. Galileo pronosticò al Granduca
una veloce guarigione e una lunga vita.
Ferdinando I morì dopo soli 22 giorni.
Francesco Guicciardini
Ricordi, 207: «Della astrologia, cioè di quella che
giudica le cose future, è pazzia parlare: o la scienza non
è vera o tutte le cose necessarie a quella non si possono
sapere o la capacità degli uomini non vi arriva. Ma la conclusione
è che pensare di sapere el futuro per quella via è
uno sogno. Non sanno gli astrologi quello che dicono, non si appongono
se non a caso; in modo che se tu pigli uno pronostico di qualunque
astrologo e uno di un altro uomo fatto a ventura, non si verificherà
manco di questo che di quello»
Giacomo
Leopardi
Il capo decimoprimo del Saggio sopra gli errori popolari degli antichi
si chiude con una straordinaria quanto implacabile invettiva contro
coloro che si dedicano ancor oggi all'arte falsa e menzognera degli
oroscopi. "Quanti vili, che si danno il nome di astrologi,
che hanno per patrimonio l'ignoranza commune, e che in un tempo
di luce contribuiscono grandemente a mantenere le tenebre nelle
menti volgari, spargendo di ridicoli presagi i loro miserabili almanacchi,
avendo cura di indicare diligentemente tutte le lunazioni, profittando,
per fare un sordido guadagno, dei pregiudizi che ogni uomo illuminato
dovrebbe cercar di distruggere, e non arrossendo di pubblicare con
le stampe cose affatto chimeriche e pazze, colla sola mira di gabbare
il volgo e di trarne danaio".
Pico
della Mirandola
Disputationes
adversus astrologiam divinatricem
In 12 libri...
Nel suo famoso trattato Disputationes adversus astrologiam divinatricem, scritto
poco prima della sua morte, avvenuta nel 1494 in età ancora
estremamente giovanile, l'astrologia giudiziale viene esaminata
nel modo più minuto e nel massimo dettaglio e non viene
contestata solo da un punto di vista generale, ma mettendo in
evidenza anche tutte le contraddizioni introdotte dalla sua stratificazione
ultrasecolare. Col perdere di valore dell'astrologia, l'astronomia
cominciò di nuovo ad essere considerata in se stessa, per
i suoi contributi alla conoscenza umana, come una "arte liberale"
e non più come uno strumento tecnico di ausilio all'arte
medica. Naturalmente ci volle un certo tempo perché questo
atteggiamento potesse prevalere - e sappiamo che sino all'illuminismo
non prevalse mai del tutto - e molti astronomi dovettero destreggiarsi,
più o meno onorabilmente, tra le due, anche dopo che l'astronomia
giudiziale era stata condannata ufficialmente dalla Chiesa romana
nel 1586, con una bolla emanata da papa Sisto V (1520-1590).
William Shakespeare
- da Re Lear
Questa
è la somma stoltezza del mondo:
che quando la fortuna ci vacilla
- spesso perché l'abbiam troppo ingozzata -
diamo al sole, alla luna ed alle stelle
la colpa della nostra malasorte,
come se, per necessità del fato
fossimo le canaglie che noi siamo;
fossimo stolti per celeste impulso,
o malfattori, ladri, traditori
per volontà delle celesti sfere;
o mentitori, adulteri, beoni
in forza d'una imposta sommissione
all'influsso maligno dei pianeti;
quasiché tutta la malvagità
ch'è in noi ci venga infusa dagli dèi.
Bella scusa, per l'uomo puttaniere,
imputare i suoi istinti da caprone
all'influenza di qualche pianeta!
Mio padre s'è
accoppiato con mia madre
sotto il segno della "Coda del Drago",
ed io che son nato
sotto l'influsso dell'"Orsa maggiore",
sarei per questo violento e lascivo...
Bubbole senza senso!
Sarei stato lo stesso quel che sono
anche se sopra la mia bastardia
fosse venuto a fare l'occhiolino
l'astro più vergine del firmamento...
(Nota: In questo brano Shakespeare
si mostra consapevole della inconsistenza degli influssi astrologici,
nonostante l'autore - da figlio del suo tempo - abbia un diverso
atteggiamento in molte sue opere, dove si trovano cenni agli influssi
planetari su vari personaggi)
Voltaire
Comment
donc s’est-il pu faire que, malgré la physique et la géométrie,
cette ridicule chimère de l’astrologie ait dominé
jusqu’à nos jours, au point que nous avons vu des hommes
distingués par leurs connaissances, et surtout très
profonds dans l’histoire, entêtés toute leur vie d’une
erreur si méprisable? Mais cette erreur était ancienne,
et cela suffit.
Digression sur l’astrologie,
si improprement nommée Judiciaire.
Ne vous étonnez
donc point si la terre entière a été la dupe
de l’astrologie. Ce pauvre raisonnement: « Il y a de faux
prodiges, donc il y en a de vrais, » n’est ni d’un philosophe
ni d’un homme qui ait connu le monde.
« Cela est faux
et absurde; donc cela sera cru par la multitude: » voilà
une maxime plus vraie.
Girolamo Savonarola - Contra
l'astrologia divinatoria
Appare ancora la stultizia
delli astrologi in molte particularità che loro scrivano,
delle quali alcune ne porremo acciocchè per quelle ciascuno
intenda quanto li loro libri sono pieni di fabule e di cose piuttosto
da ridere che da riprovare. ...
|