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Interpretazioni

CHARLES BAUDELAIRE

Le coucher du soleil romantique

Que le Soleil est beau quand tout frais il se lève,
Comme une explosion nous lançant son bonjour !
- Bienheureux celui-là qui peut avec amour
Saluer son coucher plus glorieux qu'un rêve !

Je me souviens !… J'ai vu tout, fleur, source, sillon,
Se pâmer sous son œil comme un cœur qui palpite…
- Courons vers l'horizon, il est tard, courons vite,
Pour attraper au moins un oblique rayon !

Mais je poursuis en vain le Dieu qui se retire ;
L'irrésistible Nuit établit son empire,
Noire, humide, funeste et pleine de frissons ;

Une odeur de tombeau dans les ténèbres nage,
Et mon pied peureux froisse, au bord du marécage,
Des crapauds imprévus et froids limaçons.

Com'è bello il Sole quando fresco fresco sorge,
Come un'esplosione lanciandoci il suo buongiorno!
- Beato è colui che può con amore
Salutare il suo tramonto più glorioso di un sogno!

Mi ricordo!… Ho visto tutto, fiore, sorgente, campo,
Andare in estasi sotto il suo sguardo come un cuore che palpita…
- Corriamo verso l'orizzonte, è tardi, corriamo in fretta,
Per afferrare almeno un obliquo raggio!

Ma inseguo in vano il Dio che si ritira;
L'irresistibile Notte stabilisce il suo impero,
Nera, umida, funesta e piena di brividi;

Un odore di tomba naviga nelle tenebre,
E il mio pauroso piede schiaccia, ai margini della palude,

Dei rospi imprevisti e della fredde lumache.


"Le coucher du Soleil romantique" (edito da GF-Flammarion, Paris, 1991) è un sonetto che Charles Baudelaire scrisse nel 1862 e doveva servire da epilogo ad un libro di Charles Asselineau intitolato "Mélanges tirés d'une petite bibliothèque romantique", questo libro doveva anche avere un sonetto dal titolo: "Le lever du Soleil romantique", scritto da Théodore de Banville, come prologo. Purtroppo il libro non è mai stato pubblicato e Baudelaire inserì la poesia nella sezione "Les épaves" della bellissima raccolta "Les Fleurs du Mal". Il sonetto è un vero e proprio inno al sole: nella prima terzina è paragonato ad un Dio e messo in netta contrapposizione con l'imminente notte che avanza. La poesia si può leggere anche in chiave metaforica, in quando il poeta ha voluto rappresentare in essa lo stato in cui la letteratura si trovava in quel periodo (l'irrésistible Nuit). Così come i "crapauds imprévus e froids limaçons" non sono altro che gli scrittori che non appartengono alla sua "école".

Commento, segnalazione e traduzione di Francesca Benedetti (Pozzi  - LU)

Paysage

Je veux, pour composer chastement mes églogues,
Coucher auprès du ciel, comme les astrologues,
Et, voisin des clochers, écouter en rêvant
Leurs hymnes solennels emportés par le vent.
Les deux mains au menton, du haut de ma mansarde,
Je verrai l'atelier qui chante et qui bavard ;
Les tuyaux, les clochers, ces mâts de la cité,
Et les grands ciels qui font rêver d'éternité.

Il est doux, à travers les brumes, de voir naître
L'étoile dans l'azur, la lampe à la fenêtre,
Les fleuves de charbon monter au firmament
Et la lune verser son pâle enchantement.
Je verrai les printemps, les étés, les automnes ;
Et quand viendra l'hiver aux neiges monotones,
Je fermerai partout portières et volets
Pour bâtir dans la nuit mes féeriques palais.
Alors je rêverai des horizons bleuâtres,
Des jardins, des jets d'eau pleurant dans les albâtres,
Des baisers, des oiseaux chantant soir et matin,
Et tout ce que l'Idylle a de plus enfantin.
L'Emeute, tempêtant vainement à ma vitre,
Ne fera pas lever mon front de mon pupitre ;
Car je serai plongé dans cette volupté
D'évoquer le Printemps avec ma volonté,
De tirer un soleil de mon cœur, et de faire
Des mes pensers brûlants une tiède atmosphère
.

Voglio, per comporre castamente le mie egloghe
Dormire vicino al sole, come gli astronomi,
E, vicino ai campanili, ascoltare sognando
I loro inni solenni portati dal vento.
Le mani al mento, dall'alto della mia mansarda,
Vedrò lo studio che canta e chiacchiera;
I caminetti, i campanili, questi alberi della città,
E i grandi cieli che fanno sognare d'eternità.

E' dolce, attraverso la nebbia, veder nascere
La stella nell'azzurro, la lampada alla finestra,
I fiumi di carbone salire al firmamento
E la luna versare il suo pallido incanto.
Vedrò le primavere, le estati, gli autunni;
E quando verrà l'inverno dalle monotoni nevi,
Chiuderò dappertutto porte e imposte
Per edificare nella notte i miei magici palazzi.
Allora sognerò degli orizzonti bluastri,
Dei giardini, dei getti d'acqua piangenti negli alabastri,
Dei baci, degli uccelli cantare sera e mattina,
E tutto quello che l'Idillio ha di più infantile.
La Sommossa, tempestando vanamente al mio vetro,
Non farà alzare la mia fronte dal mio leggìo;
perché sarò tuffato in questa voluttà
D'evocare la Primavera con la mia volontà,
Di estrarre un sole dal mio cuore, e di far
dei miei pensieri una tiepida atmosfera

 

Questa poesia di Baudelaire è inclusa nella sezione " Tableaux Parisiens " della raccolta " Les Fleures du Mal " (edito da GF-Flammarion, Paris, 1991). Dagli occhi dell'io lirico s'intravede una Parigi un po' particolare, una Parigi sognante e fantastica che il cielo delicatamente incornicia.

Segnalazione commento e traduzione di Francesca Benedetti


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