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Cognizioni

TITO LUCREZIO CARO
(55? - 99? a.C.)
De rerum natura

Questa è un' opera così ricca di spunti scientifici che non si sa quale brano scegliere: è solo un piccolo contributo alla conoscenza di un sapere antico ma in cui si possono trovare sorprendenti anticipazioni della scienza moderna.
E' scienza scritta in linguaggio poetico: poesia e scienza fuse mirabilmente.

Libro II
La materia e l'Universo

Ché certamente la materia non ha compattezza e coesione,
giacché vediamo che ogni corpo diminuisce, e discerniamo
che tutte le cose quasi fluiscono nel lungo corso del tempo
e la vecchiezza le sottrae ai nostri occhi;
mentre l'insieme si vede permanere intatto,
perché i corpi che si distaccano da ogni cosa, diminuiscono
ciò da cui si allontanano, dove giunsero danno accrescimento,
quelle cose fanno invecchiare, queste al contrario fiorire,
né si arrestano là. Così l'insieme delle cose si rinnova
sempre, e i mortali vivono di vicendevoli scambi.
Si accrescono alcune specie, altre diminuiscono,
e in breve tratto si mutano le generazioni degli esseri viventi
e, simili a corridori, si trasmettono la fiaccola della vita.
Se pensi che i primi principi delle cose possano star fermi
e, stando fermi, generare nuovi moti delle cose,
forviato vai errando lontano dalla verità.
Infatti, poiché vagano per il vuoto, è necessario
che i primi principi delle cose si muovano tutti, o per il loro peso
o talora per l'urto di altro corpo. Infatti, quando nell'incalzante
movimento spesso si sono incontrati e han cozzato, avviene che in opposte
direzioni d'un tratto rimbalzino; né, certo, ciò è strano, giacché sono
durissimi nei loro solidi pesanti corpi, e nulla fa ad essi ostacolo da tergo.
E, perché meglio tu discerna l'agitarsi di tutti i corpi
della materia, ricòrdati che in tutto l'universo
non c'è un fondo, né i corpi primi hanno un luogo
ove possano posare, poiché lo spazio è senza fine e misura,
e che immenso esso s'apra da ogni punto verso qualunque parte,
con parecchie parole ho mostrato e con sicuro ragionare è stato provato.
Poiché questo è certo, certamente nessuna requie è data
ai corpi primi attraverso il vuoto profondo,
ma piuttosto, travagliati da un movimento continuo e vario,
parte, dopo essersi scontrati, rimbalzano per lunghi intervalli,
parte anche per brevi tratti son travagliati dal colpo.
E quanti, aggregati con maggiore compattezza,
dopo essersi urtati rimbalzano entro intervalli esigui,
impacciati come sono dalle loro stesse figure intrecciate,
questi costituiscono le dure radici della pietra e le indomite
masse del ferro e le altre cose dello stesso genere.
Degli altri, che anche vagano attraverso il vuoto immenso,
pochi bàlzano lontano, e lontano retrocedono
a grandi intervalli: questi l'aria sottile
ci forniscono e la splendida luce del sole;
ma per il vuoto immenso vagano molti altri,
che furono esclusi dalle aggregazioni, né in alcun'altra sede
poterono essere accolti e collegare i movimenti.
Di questo fatto, come lo descrivo, un simulacro e un'immagine
innanzi ai nostri occhi sempre si aggira e incalza.
Osserva infatti, ogni volta che raggi penetrati
infondono la luce del sole nell'ombra delle case:
molti minuti corpi in molti modi, attraverso il vuoto
vedrai mescolarsi nella luce stessa dei raggi,
e come in eterna contesa attaccar battaglie e zuffe,
a torme contendendo, e non far sosta,
da aggregazioni e disgregazioni frequenti travagliati;
sì che da ciò puoi figurarti quale sia l'eterno agitarsi
dei primi principi delle cose nel vuoto immenso;
almeno per quanto una piccola cosa può dare un modello
di cose grandi e vestigi di loro conoscenza.

Dalla presentazione del prof. Giuseppe Vitiello
alla Conferenza del prof. Michele Maggiore dell'Università di Ginevra
dal titolo:L'esplorazione dell'Universo con le onde gravitazionali: dai buchi neri al big bang.

DICE 2004 - Palazzo Comunale di Piombino - 31 agosto 2004



Libro V
La nascita dell'universo

............ Ma ora esporrò con ordine in quali modi quell'ammasso
di materia abbia costituito le fondamenta della terra e del cielo
e delle profondità marine, i corsi del sole e della luna.
Ché certo non secondo un deliberato proposito i primi elementi
delle cose si collocarono ciascuno al suo posto con mente sagace,
né in verità pattuirono quali moti dovesse produrre ciascuno,
ma, poiché molti primi elementi delle cose, in molti modi,
da tempo infinito fino ad ora stimolati dagli urti
e tratti dal proprio peso, sono soliti muoversi e vagare
e in ogni modo congiungersi e provare tutto
quanto possano produrre aggregandosi tra loro,
per questo avviene che, dopo aver vagato per gran tempo,
sperimentando ogni genere di aggregazioni e di moti,
alfine si incontrano quelli che, messi insieme d'un tratto,
diventano spesso inizi di grandi cose,
della terra, del mare e del cielo e delle specie viventi.
In tale situazione, non si poteva allora vedere il disco
del sole, volante nell'alto con la sua luce copiosa, né gli astri
del vasto firmamento, né mare, né cielo, e neppure terra, né aria,
né alcuna cosa simile alle nostre cose si poteva scorgere,
ma una specie di tempesta sorta di recente e un ammasso
composto di atomi d'ogni genere, la cui discordia perturbava
gl'intervalli, le vie, le connessioni, i pesi, gli urti,
gl'incontri, i movimenti, in un arder di battaglie,
perché, per le forme dissimili e le varie figure,
non potevano tutti così rimanere congiunti,
né produrre tra loro movimenti concordanti.
Indi parti diverse cominciarono a fuggire in varie direzioni,
e le cose simili a congiungersi con le simili, e segnare
i confini del mondo e dividerne le membra e disporre
le grandi parti, cioè distinguere dalle terre l'alto cielo,
e far sì che in disparte con distinte acque si stendesse il mare,
in disparte anche i fuochi dell'etere puri e distinti.

...........

E, invero, dapprincipio i vari corpi di terra,
poiché erano pesanti e aggrovigliati, s'adunavano
nel mezzo e occupavano tutti le regioni più basse;
e, quanto più aggrovigliati tra loro s'adunavano,
tanto più spremevano fuori i corpi che dovevano produrre
il mare, gli astri, il sole e la luna e le mura del vasto mondo.
Tutti questi in effetti sono di semi più lisci
e più rotondi e di elementi molto più piccoli
che la terra. Così, erompendo, per i fori della terra porosa,
dalle parti di questa, primo si levò in alto l'etere
infuocato e, leggero, trasse su con sé molti fuochi,
non molto diversamente da quel che spesso vediamo,
quando l'aurea luce mattutina del sole raggiante
comincia a rosseggiare fra le erbe ingemmate di rugiada
ed esalano nebbia i laghi e i fiumi perenni,
e anche come la terra stessa si vede talora fumare;
e, quando tutte queste esalazioni, movendo verso l'alto, si aggregano,
lassù condensatesi diventano nuvole che col loro intreccio oscurano il cielo.
Così, dunque, allora l'etere leggero ed espansibile,
condensatosi e avvoltosi intorno, s'incurvò da ogni parte
e, ampiamente espanso da ogni parte in tutte le direzioni,
così circondò tutte le altre cose con avido abbraccio.
A questo tennero dietro gl'inizi del sole e della luna,
i cui globi si volgono nell'aria fra etere e terra:
né la terra li accolse in sé, né l'etere grandissimo, poiché non erano
tanto pesanti da cadere in basso e posarsi sul fondo,
né leggeri sì da potere scivolare per le plaghe più alte;
e tuttavia sono fra l'una e l'altro in tal modo che fanno girare
i loro corpi vivi ed esistono come parti di tutto il mondo:
come in noi certe membra possono restare immobili,
mentre ve ne sono altre che frattanto si muovono.
Ritiratesi, quindi, queste cose, d'un tratto la terra,
là dove ora la zona cerula del mare si stende amplissima,
sprofondò, e inondò di salati gorghi gli avvallamenti.
E di giorno in giorno, quanto più le vampe dell'etere
d'intorno e i raggi del sole serravano da ogni parte la terra
in spazio ristretto con colpi frequenti sugli estremi bordi,
sì che, compressa, si condensava e s'adunava al centro,
tanto più il salso sudore, spremuto fuori dal suo corpo,
scorrendo accresceva il mare e le distese fluttuanti,
e tanto più, guizzando fuori, volavano quei numerosi
corpi di calore e d'aria e addensavano lontano
dalla terra le alte e fulgide regioni del cielo.


La pluralità dei mondi

................
Ora cantiamo quale sia la causa dei movimenti degli astri.
Anzitutto, se la grande sfera del cielo gira intorno,
dobbiamo dire che l'aria preme sui poli alle due estremità dell'asse
e la tiene a posto dall'esterno e la chiude da ambo i lati;
altra aria, poi, fluisce al di sopra e tende alla stessa meta
verso cui girano brillando gli astri dell'eterno mondo;
o altra aria fluisce di sotto e trascina la sfera in senso opposto,
come vediamo i fiumi far girare ruote e secchie.
Può anche darsi che tutto il cielo resti immoto,
mentre frattanto i lucidi astri sono in movimento,
o perché vi sono rinchiuse le rapide correnti dell'etere
e, cercando una via, s'aggirano tutt'intorno
e così volgono i fuochi qua e là per le notturne volte del cielo;
o un'aria, che fluisce da un altro luogo qualsiasi al di fuori,
trascina e fa girare i fuochi; o possono essi stessi scivolare
dove il cibo d'ognuno li chiama e invita mentre procedono,
pascendo qua e là per il cielo i loro corpi di fuoco.
Infatti è difficile dare per certo quale di tali cause operi
in questo mondo; ma che cosa possa avvenire e avvenga
per tutto l'universo nei vari mondi in vario modo creati,
questo io insegno, e proseguo a esporre diverse cause
che possono produrre i movimenti degli astri per l'universo;
fra esse tuttavia una sola dev'essere anche in questo mondo
la causa che dà vita al movimento delle stelle; ma spiegare quale
di esse sia, non è affatto proprio di chi avanza passo passo.

Solstizio ed Equinozio

E del pari può darsi che s'allunghino i giorni e scemino le notti,
e poi s'accorcino i giorni e nel contempo crescano le notti,
perché lo stesso sole, sotto la terra e al disopra
descrivendo curve di lunghezza differente, spartisce
le plaghe dell'etere e divide la sua orbita in parti ineguali,
e ciò che da una parte ha tolto, lo aggiunge nell'opposta parte
dell'orbita, facendovi una corsa tanto più lunga,
finché non arriva a quel segno celeste, dove il nodo
dell'anno uguaglia ai giorni le ombre della notte.
Difatti a mezzo cammino fra i soffi dell'aquilone e dell'austro,
il cielo tiene separate ad uguale distanza le due mete
per la positura di tutto il cerchio delle costellazioni
in cui il sole scivolando conchiude il periodo di un anno,
illuminando di obliqua luce la terra e il cielo,
come spiega la dottrina di coloro che disegnarono tutte le regioni
del cielo, ornate delle costellazioni poste nell'ordine loro.
.................


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