III
Milleseicentodieci, ai dieci di gennaio
Galilei vide che il cielo non c'era
Stanza
di lavoro di Galileo a Padova
E' notte. Galileo e Sagredo, avvolti in pesanti
mantelli, sono al telescopio
Sagredo:
(traguardando a mezzavoce)
Il bordo
esterno della falce è tutto seghettato,
irregolare, scabro. Sulla parte buia, vicino alla
fascia chiara, si vedono dei punti luminosi. Uno
dopo l'altro, emergono dall'oscurità.
Da quei punti si irradia la luce, invadendo zone
sempre più vaste, che vanno a confluire
nel resto della parte chiara.
Galileo
Come spieghi
quei punti luminosi?
.
Sagredo:
.
Galileo:
Come , non
può essere? Sono montagne.
.
Sagredo:
.
Galileo:
Montagne
altissime. E le loro cime ricevono i primi raggi
del sole nascente, mentre le pendici sono ancora
nell'oscurità. Tu vedi la luce del sole
scendere man mano dalle cime verso le vallate.
.
Sagredo:
Ma questo
contraddice a tutti gli insegnamenti d'astronomia
da duemila anni in qua.
.
Galileo:
Sì. Quello
che hai visto ora, non e' mai stato visto da
nessuno all'infuori di me. Tu sei il secondo..................................................
.
Sagredo:(esita
a mettersi al telescopio)
Mi sento
un non so che di simile alla paura, Galileo.
.
Galileo:
Ora ti mostrerò
una nebulosa della Via lattea; ha uno splendore
biancastro, come il latte appunto. Dimmi un po',
di che è composta?
.
Sagredo:
Sono stelle:
innumerevoli.
.
Galileo:
Nella sola
Costellazione di Orione vi sono cinquecento stelle
fisse. Sono molti , gl'infiniti altri mondi, gli
astri lontanissimi, di cui parlava quel condannato
al rogo. E lui non li aveva visti, solo presentiti!..........................................
In
questa celebre opera teatrale che alcuni anni fa fu messa
in scena da STREHLER al Piccolo Teatro di Milano, con un
superbo TINO BUAZZELLI nei panni di Galileo Galilei,
si tocca l’argomento sempre scottante del rapporto tra scienza
e politica e scienza e religione, parzialmente superato
negli ultimi anni del secolo scorso con la riabilitazione
(meglio sarebbe dire il riconoscimento) del padre del metodo
scientifico. Galileo viene qui rappresentato come uno scienziato
che spegne la sua iniziale ansia di rinnovamento del mondo
che lo circonda per ragioni di opportunità economica
e familiare, quando si accorge che ci vuole tanto coraggio
a sostenere la causa della ragione contro una Chiesa che
teme la verità scientifica, di un potere che pensa
solo ai suoi interessi, di un popolo che in fondo non vuole
aprire gli occhi.
Sarà il suo allievo a salvare le parole nuove che
apriranno la via del progresso, portando in salvo le sue
opere.
Egli, vecchio e quasi cieco, lascerà fare, chiuso
in un carcere che, in fondo, si è costruito da sé.
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