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Astroletteratura
Cognizioni



BERTOLT BRECHT
1898 - 1956
VITA DI GALILEO

dramma - a cura di Emilio Castellani

III
Milleseicentodieci, ai dieci di gennaio
Galilei vide che il cielo non c'era
Stanza di lavoro di Galileo a Padova
E' notte. Galileo e Sagredo, avvolti in pesanti mantelli, sono al telescopio

Sagredo: (traguardando a mezzavoce)

Il bordo esterno della falce è tutto seghettato, irregolare, scabro. Sulla parte buia, vicino alla fascia chiara, si vedono dei punti luminosi. Uno dopo l'altro, emergono dall'oscurità.
Da quei punti si irradia la luce, invadendo zone sempre più vaste, che vanno a confluire nel resto della parte chiara
.

Galileo

Come spieghi quei punti luminosi?

.

Sagredo:

Non puo' essere.

.

Galileo:

Come , non può essere? Sono montagne.

.

Sagredo:

Montagne su un astro?

.

Galileo:

Montagne altissime. E le loro cime ricevono i primi raggi del sole nascente, mentre le pendici sono ancora nell'oscurità. Tu vedi la luce del sole scendere man mano dalle cime verso le vallate.

.

Sagredo:

Ma questo contraddice a tutti gli insegnamenti d'astronomia da duemila anni in qua.

.

Galileo:

Sì. Quello che hai visto ora, non e' mai stato visto da nessuno all'infuori di me. Tu sei il secondo..................................................

.

Sagredo:(esita a mettersi al telescopio)

Mi sento un non so che di simile alla paura, Galileo.

.

Galileo:

Ora ti mostrerò una nebulosa della Via lattea; ha uno splendore biancastro, come il latte appunto. Dimmi un po', di che è composta?

.

Sagredo:

Sono stelle: innumerevoli.

.

Galileo:

Nella sola Costellazione di Orione vi sono cinquecento stelle fisse. Sono molti , gl'infiniti altri mondi, gli astri lontanissimi, di cui parlava quel condannato al rogo. E lui non li aveva visti, solo presentiti!..........................................
In questa celebre opera teatrale che alcuni anni fa fu messa in scena da STREHLER al Piccolo Teatro di Milano, con un superbo TINO BUAZZELLI  nei panni di Galileo Galilei, si tocca l’argomento sempre scottante del rapporto tra scienza e politica e scienza e religione, parzialmente superato negli ultimi anni del secolo scorso con la riabilitazione (meglio sarebbe dire il riconoscimento) del padre del metodo scientifico. Galileo viene qui rappresentato come uno scienziato che spegne la sua iniziale ansia di rinnovamento del mondo che lo circonda per ragioni di opportunità economica e familiare, quando si accorge che ci vuole tanto coraggio a sostenere la causa della ragione contro una Chiesa che teme la verità scientifica, di un potere che pensa solo ai suoi interessi, di un popolo che in fondo non vuole aprire gli occhi.
Sarà il suo allievo a salvare le parole nuove che apriranno la via del progresso, portando in salvo le sue opere.
Egli, vecchio e quasi cieco, lascerà fare, chiuso in un carcere che, in fondo, si è costruito da sé.
.


INDEX

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