Enrico Fermi nacque a Roma il 29 settembre 1901 da genitori
di origine piacentina, ultimo di tre figli.
Il padre Alberto era ispettore capo delle ferrovie. Anche
se Enrico venne battezzato, non ricevette una educazione
religiosa e restò agnostico per tutta la vita.
A scuola era bravo, ma senza eccellere, il suo interesse
per la matematica e la fisica si manifestò però
assai presto; ancora ragazzo acquistò fra i libri
usati di una bancarella di Campo dei Fiori a Roma
(la piazza ove fu arso vivo Giordano Bruno!), un poderoso
trattato di fisica matematica in due volumi di circa 900
pagine Elementorum Physicae Mathematicae, scritto
in latino nel 1840 da Andrea Caraffa, un gesuita professore
del Collegio Romano.
Nellinverno
del 1915 morì il fratello Giulio al quale era molto
legato. Strinse così una grande amicizia con Enrico
Persico, che era stato compagno di scuola del fratello Giulio.
Così
lo ricorda Persico: Quando lo incontrai la prima volta
aveva quattordici anni; mi accorsi con meraviglia di avere
un compagno di scuola non solo bravo in scienze, ma anche
dotato di unintelligenza completamente diversa da
quella di altri ragazzi che conoscevo e che consideravo
intelligenti e studiosi. In matematica e fisica dimostrava
di conoscere molti argomenti non compresi nei nostri studi.
Conosceva questi argomenti non in modo scolastico, ma in
maniera tale da potersene servire con la massima abilità
e consapevolezza. Già allora per lui conoscere un
teorema o una legge scientifica significava soprattutto
conoscere il modo di servirsene.
È
lamico di famiglia Adolfo Amidi, appassionato di matematica,
che convince i genitori di Enrico a iscriverlo alla scuola
normale di Pisa, in modo da poter svolgere un programma
di studi più approfondito nelle materie da lui predilette.
Leccezionale livello di conoscenze scientifiche raggiunte
da Fermi prima di iscriversi alluniversità
è testimoniato dal tema svolto per lesame di
ammissione alla Normale. Tale era la complessità
dellelaborato che uno dei commissari volle incontrare
Enrico per sincerarsi se quel compito fosse davvero farina
del suo sacco e, dopo averlo interrogato a lungo, concluse
dicendogli che mai aveva incontrato uno studente con capacità
scientifiche così straordinarie e si disse certo
che sarebbe diventato un importante scienziato.
Da
Pisa continua lamicizia epistolare con Persico e dalle
lettere si viene a sapere che nei momenti di riposo
legge La Théorie des tourbillons di Poincaré,
famoso matematico francese e consiglia lamico la lettura
di nuovi testi sulla costituzione atomica della materia
(i moti browniani di particelle immerse in soluzioni colloidali).
Tra il 1919 e il 1923 Fermi continuò in totale solitudine
il suo studio matto e disperato della nuova
fisica, in particolare della relatività ristretta
e della fisica atomica. È molto attento alla nuova
teoria dellelettrone di Hendrik Lorentz, della teoria
del corpo nero di Max Planck, del paramagnetismo e diamagnetismo,
dei primi lavori di Niels Bohr sullatomo di idrogeno,
tutti lavori praticamente sconosciuti allora in Italia.
Nei suoi taccuini si leggono appunti sugli studi di Ernest
Rutherford, tratti dal libro Radioactive substances
and their radiactions. Tali sono le conoscenze e le
capacità di Fermi che già dal primo anno di
corso universitario i docenti lo pregano di tenere lezioni
sulle nascenti teorie atomiche. Fermi era perfettamente
consapevole delle sue capacità ed era contento del
suo successo, come appare da questa lettera indirizzata
allamico Persico datata 30 gennaio 1920: Caro
Enrico ho ripreso lo studio dei progressi fatti dalla fisica
durante la guerra e ho trovato che effettivamente qualche
cosa, non molto, di nuovo si è fatto. AllIstituto
fisico sto a poco a poco diventando lautorità
più influente. Anzi uno di questi giorni dovrò
tenere, davanti a diversi magnati, una conferenza sulla
teoria dei quanti, di cui sono sempre un sostenitore.
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Fermi
non si limitò ad assimilare la teoria dei
quanti ma cercò di applicarla creativamente
per la risoluzione di problemi aperti, per esempio
ricavò una relazione che lega la larghezza
delle righe spettrali allo smorzamento delle oscillazioni
per poi confrontarle con i dati sperimentali. Dopo
lo studio della meccanica quantistica si dedicò
a quello della teoria della relatività generale,
impadronendosi dei metodi di calcolo, sviluppati
dai matematici Curbastro e Levi-Civita.
Negli anni allUniversità Fermi pubblica
numerosi studi legati alla teoria di Einstein cercando
sempre di risolvere problemi teorici e pratici.
Nel
1923 pubblica una breve note sui Fondamenti
della relatività einsteiniana, schierandosi
decisamente fra i pochi difensori della relatività,
di cui sottolineava la grandiosa importanza
concettuale come contributo a una più profonda
comprensione dei rapporti tra spazio e tempo.
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Fermi
con Persico,
i genitori e la sorella
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Ma
in questo intervento fermi si sottraeva al dibattito filosofico
sui fondamenti della teoria, per attrarre lattenzione
su un altro risultato che, per essere meno clamoroso
e, diciamolo pure, meno paradossale, ha tuttavia nella fisica
conseguenze non meno degne di nota, e il cui interesse è
verosimilmente destinato a crescere nel prossimo svilupparsi
della scienza. Parlava del principio di equivalenza
fra massa ed energia, E=mc2, e con singolare lucidità,
che a posteriori sarebbe facile definire profetica, illustrava
le conseguenze che avrebbe in virtù di questo principio
lesplosione della spaventosa quantità
di energia contenuta nel nucleo dellatomo:
La
reazione fra massa ed energia ci porta senzaltro a
delle cifre grandiose: per esempio se si riuscisse a mettere
in libertà lenergia contenuta in un grammo
di materia si otterrebbe unenergia maggiore di quella
sviluppata in tre anni di lavoro ininterrotto da un motore
di mille cavalli. Si dirà con ragione che non appare
possibile che, almeno in un prossimo avvenire, si trovi
il modo di mettere in libertà queste enormi quantità
di energia, cosa del resto che non si può che augurarsi,
perché lesplosione di una così spaventosa
quantità di energia avrebbe come primo effetto di
ridurre in pezzi il fisico che avesse la disgrazia di trovare
il modo di produrla. E poi: La teoria della
relatività, oltre a darci uninterpretazione
chiara delle relazioni fra spazio e tempo, sarà forse,
in un prossimo avvenire, destinata a essere la chiave di
volta per la risoluzione del problema della struttura della
materia, lultimo e il più arduo problema della
fisica.
Lamico
e compagno di studi Franco Rasetti ricorda che nel 1920
soltanto Fermi, Nello Carrara e lui stesso avevano accesso
al laboratorio di fisica che utilizzavano soprattutto per
esperimenti ai raggi X. Rasetti sottolinea la passione per
la ricerca sperimentale di Fermi e lo descrive con queste
parole: Le attività sperimentali di Fermi durante
il terzo e quarto anno di università non furono determinate
dal motivo opportunistico di presentare una tesi accettabile.
A lui ovviamente piaceva tanto il lavoro sperimentale quanto
lastrazione teorica, ma amava soprattutto alternare
i due tipi di attività. Egli fu fin dallinizio
un fisico completo per cui la teoria e lesperimento
avevano lo stesso peso, anche se per molti ani la sua fama
fu fondata principalmente sui suoi contributi teorici. Ma
non è stato mai, neanche per un momento, uno di quei
fisici che, per usare unespressione molto usata più
tardi dal gruppo di Roma, non sapevano distinguere lacciaio
dallalluminio.
Il
4 luglio 1922 Fermi discusse la sua tesi sulla diffrazione
dei raggi X e tre giorni dopo presso la scuola normale.
Dopo
la laurea si presentò a Orso Mario Corbino, che diverrà
il suo maestro. Corbino lo introdusse negli ambienti scientifici
internazionali e lo avviò alla carriera universitaria.
Corbino capì subito di trovarsi di fronte a un giovane
di straordinario talento e decise di appoggiarne la carriera:
nel 1922 riuscì a fargli vincere una borsa di perfezionamento
allestero che Fermi utilizzò per recarsi a
Gottinga preso lIstituto diretto da Max Bohr, uno
dei padri fondatori della meccanica quantistica. La produttività
scientifica di Fermi continuò ad essere elevata.
Al
ritorno in Italia però rimase particolarmente isolato
perché non esistevano interlocutori validi e competenti
con cui discutere su questi problemi. Decise così
di tornare allestero vincendo una seconda borsa di
studio a Leida dove conobbe i mostri sacri della fisica:
Albert Einstein e Hendrick Lorentz. E li descrive così
allamico Persico: Einstein che è stato
qui per una ventina di giorni; persona molto simpatica benché
porti il cappello a larga tesa per darsi laria del
genio incompreso. È stato preso da una simpatia vivissima
per me, che non poteva fare a meno di dichiararmi ogni volta
che mi incontrava: peccato che non sia una bella bimba!
Lorentz, caratteristica essenziale occhi di fuoco benché
azzurri.
Anche
a Leida pubblica numerosi studi tra i quali quelli sullurto
fra atomi e particelle a. Dopo Leida fu chiamato a Firenze
come professore di fisica matematica alluniversità,
dove si occupa di ricerca sugli spettri atomici per mezzo
di campi a radiofrequenza. Intanto a Roma Corbino si prepara
a istituire una nuova cattedra per lItalia, quella
di fisica teorica per il suo protetto. Nel 1926
Fermi diventa professore di fisica teorica con questo giudizio:
La commissione, esaminata la vasta e complessa opera
scientifica del professor Fermi, si è trovata unanime
nel riconoscerne le qualità eccezionali e nel constatare
che egli, pur in così giovane età e con pochi
anni di lavoro scientifico, già onora altamente la
fisica italiana. Mentre possiede in modo completo le più
sottili risorse della matematica, sa farne un uso sobrio
e discreto, senza mai perdere di mira il problema fisico
di cui cerca la soluzione (
). Mentre gli sono perfettamente
familiari i concetti più delicati della meccanica
e della fisica matematica classica, riesce a muoversi con
piena padronanza nelle questioni più difficili della
fisica teorica moderna, cosicché egli è oggi
il più preparato e il più degno per rappresentare
il nostro paese in questo campo di così alta e febbrile
attività scientifica mondiale.
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Fermi,
Heisenberg e Pauli a Como nel '27
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Nel gennaio del
1925 Pauli pubblicò il suo famoso articolo sul principio
di esclusione e apparvero due fondamentali lavori di Einstein
sulla statistica quantistica dei gas. Heisenberg, Born e
Jordan gettarono le basi della nuova meccanica quantistica,
risolvendo i paradossi della vecchia meccanica
quantistica di Bohr. Fermi pubblica nello stesso anno un
celebre lavoro: Sulla quantizzazione del gas perfetto
monoatomico, formulando la legge statistica a cui
obbediscono molte particelle elementari. Limportanza
della teoria di Fermi venne presto riconosciuta a livello
internazionale. Nel 1926 una prima applicazione della statistica
di Fermi a un problema di astrofisica fu fatta dal fisico
inglese H. Fowler, in cui la materia densa delle cosiddette
nane bianche veniva trattata come un gas di Fermi degenere
e Pauli applicava la stessa statistica alle sostanze paramagnetiche.
Nel 1927, al congresso di fisica di Como, presenti Max Planck,
Niels Bohr, Arthur Compton, Max von Laue, Arnold Sommerfeld,
Wolfgang Pauli e Werner Heinsenberg, Fermi ottenne un vero
trionfo per gli importanti risultati ottenuti nella spiegazione
di numerosi fenomeni fisici inspiegabili prima dellintroduzione
della statistica delle particelle. Amaldi ricorda lo stile
di lavoro di Fermi in questi anni, caratterizzato da una
produttività straordinaria e da una estrema concretezza
nella scelta dei problemi da affrontare.
Appena
giunto a Roma come professore di fisica teorica
Fermi decise di trasformare lIstituto di fisica
di via Panisperna in un moderno centro di ricerca
paragonabile ai migliori esistenti allestero.
Una prima operazione fu quella di rafforzare la
ricerca sperimentale nei settori della fisica atomica,
invitando Rasetti come professore di spettroscopia;
una seconda operazione fu quella di reclutare un
gruppo di studenti di elevate capacità.
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L'Istituto
di Fisica in via Panisperna
|
E
così che si formò il gruppo dei ragazzi
di via Panisperna, tutti giovanissimi: Emilio Segré,
Edoardo Amaldi ed Ettore Majorana. Per la formazione scientifica
di questi giovani Fermi cominciò a tenere regolarmente
seminari informali. Ricorda Raselli: La personalità
unica di Fermi, la poca differenza di età tra docenti
e discepoli, laffinità negli interessi scientifici
e persino nelle ricreazioni al di fuori dellattività
universitaria, creavano tra i membri dellistituto
unamicizia personale e un affiatamento che raramente
hanno legato un gruppo di ricercatori. Nulla vi era di
formale nel modo in cui Fermi ci insegnava le teorie fisiche
più recenti, prima di tutte la meccanica quantistica
(..). Si tenevano riunioni che si potrebbero chiamare
seminari, ma senza alcun orario o altro schema prestabilito,
su argomenti suggeriti sul momento da una domanda che
uno di noi faceva a Fermi, o da qualche risultato sperimentale
che avevano ottenuto e che si trattava di interpretare,
o infine da un problema che Fermi stava studiando o che
aveva risolto o che cercava di risolvere.
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Già
dal 1929 si sapevano alcune proprietà del
nucleo atomico e si conoscevano atomi stabili
ed altri instabili radioattivi che si trasformavano
spontaneamente in nuclei di altri elementi, con
lemissione di una particella a, o con lemissione
di una particella ß e accompagnata in generale
da radiazioni elettromagnetiche di altissima frequenza
(raggi ?). Ciò dimostrava che il nucleo
atomico era una particella composta.
Bisognava dunque studiare le particelle che lo
formavano, e le forze che lo tengono insieme.A
quellepoca si conoscevano soltanto due particelle
fondamentali: il protone e lelettrone, e
quindi si riteneva che i nuclei di tutti gli elementi
fossero composti da elettroni e protoni; ma questa
ipotesi portava a una serie di risultati paradossali
e lemissione delle particelle a dai nuclei
radioattivi restavano inesplicabili.
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D'Agostino,
Segrè, Amaldi, Rasetti e Fermi nel '34
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Proprio
per fare il punto sulle questioni ancora irrisolte,
Fermi ebbe |
lideadi organizzare un Congresso internazionale
di fisica nucleare, che si tenne a Roma dall11
al 17ottobre 1931. Vi presero parte nomi prestigiosi,
da Marie Curie a Niels Bohr, da Patrick Blackett a Robert
Millikan, da Arthur Compton a Werner Heisenberg e Wolfgang
Pauli. Pauli avanzò lipotesi dellesistenza
di una nuova particella, il neutrino. Fermi era molto
a favore di questa idea e fu lui che inventò
il nome neutrino. Corbino, a conclusione del congresso
pronunciò un discorso che si rivelò profetico:
Io penso che landamento futuro della fisica
del nucleo sarà grandemente influenzato da questa
settimana di vita comune (
).
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E infatti nel 1932 una serie di nuove importanti
scoperte rivoluzionò la fisica nucleare:
James Chadwick scoprì il neutrone; Karl
Anderson il positrone; Patrick Blackett e Giuseppe
Occhialini confermarono la teoria di Dirac; Urey,
Brickwedde e Murphy scoprirono il deutone (o nucleo
di deuterio). Poco dopo, a Roma, Ettore Majorana
sviluppò lidea di nucleo composto
da protoni e neutroni (cioè senza elettroni
al suo interno) ed elaborò una teoria delle
forze nucleari che legano queste particelle, calcolando
lenergia di legame di vari nuclei leggeri.
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Millikan,
Marconi e Corbino a Roma
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Nel
1933, a Bruxelles, fermi partecipò al settimo
Congresso Solvay, al quale erano presenti tutti i più
importanti fisici nucleari del mondo e alcuni fisici
teorici che avevano contribuito alla creazione della
nuova meccanica quantistica.In
questa occasione Pauli presentò nuovamente la
sua idea sullesistenza del neutrino e questa volta
il suo lavoro venne riconosciuto e pubblicato. Stimolato
dalle discussioni, in meno di due mesi Fermi completò
il suo celebre lavoro sulla teoria del decadimento ß,
pubblicato con il titolo: Tentativo di una teoria dei
raggi ß. Così Rasetti ricostruisce la genesi
di questa teoria:
Nellautunno
del 1933 Fermi ci mostrò un articolo che aveva meditato
e scritto nelle prime ore del mattino, già in forma
completa di tutti gli sviluppi matematici, su una teoria
dellemissione dei raggi ß fondata sullipotesi
di Pauli del neutrino, dalla quale si deducevano risultati
precisi sulle caratteristiche quantitative del fenomeno.
Poche teorie della fisica moderna sono state così
originali, così feconde di risultati come la teoria
di Fermi dei raggi ß, che ancor oggi domina non più
soltanto lordinario processo ß (che rappresenta
la trasformazione di un neutrone in un protone, con creazione
di un elettrone e un neutrino) ma anche numerose trasformazioni
di particelle instabili. Segrè ricorda quanto
fermi andasse fiero di questo lavoro ed in effetti la teoria
di Fermi del decadimento ß aprì un nuovo importante
campo della fisica delle particelle elementari, la fisica
delle interazioni deboli.
Nel
gennaio del 1934 Irène Curie e suo marito Joliot,
annunciarono la scoperta della radioattività artificiale.
Lannuncio dei coniugi francesi diede a Fermi e al
suo gruppo loccasione che attendevano per iniziare
una serie di ricerche sperimentali in fisica nucleare. Dapprima
realizzarono una grande camera a nebbia, quindi costruirono
uno spettrometro a cristalli per raggi ? e vari tipi di
contatori di Geiger-Muller. Fermi ebbe lidea di cercare
di produrre nuovi elementi radioattivi utilizzando sorgenti
di neutroni invece delle particelle
a usate dai fisici francesi. A Roma utilizzò una
sorgente di neutroni molto intensa, costituita da radon
e berillio. Cominciò a bombardare in modo sistematico
gli elementi del sistema periodico di numero atomico crescente,
cominciando dallidrogeno e continuando con illitio,
berillio, boro, carbonio, azoto e ossigeno. Quando passò
al fluoro e allalluminio il suo contatore geiger segnò
finalmente alcuni conteggi. Fermi comunicò subito
al CNR questi primi risultati spiegandoli come una reazione
tra il nucleo bersaglio che assorbe un neutrone ed emette
una particella a, dando luogo alla creazione di un nuovo
elemento radioattivo il cui numero atomico è minore
di due unità rispetto a quello dellelemento
di partenza, nel lavoro intitolato: Radioattività
provocata da bombardamento di neutroni. La grande importanza
dei risultati ottenuti dal gruppo Fermi fu subito evidente
a tutti i fisici. Il 23 aprile 1934, Lord Ernest Rutherford,
lautorità mondiale nel campo della fisica nucleare,
scriveva così in una lettera a Fermi: I suoi
risultati sono di grande interesse e non dubito che in futuro
saremo in grado di ottenere maggiori informazioni sul reale
meccanismo di queste trasformazioni. Non è affatto
certo che il processo sia così semplice come appare
nelle osservazioni dei Joliot. Mi congratulo con lei per
il successo della sua fuga dalla sfera della fisica teorica.
Mi sembra proprio che lei abbia trovato un buon filone di
ricerca per cominciare. Le può interessare sapere
che anche il professor Dirac ha iniziato a fare alcuni esperimenti.
Ci sembra un buon augurio per il futuro della fisica teorica!
Congratulazioni e i migliori auguri. Continui a inviarmi
le sue pubblicazioni su questi argomenti.
Fermi
e il suo gruppo procedettero a bombardare con i neutroni
tutti gli elementi del sistema periodico di numero atomico
crescente, finché, nellestate 1934, irradiarono
il Torio e lUranio, osservando numerosi radionuclidi
di non facile identificazione. Il gruppo Fermi, confuso
dal decadimento spontaneo delluranio, maturò
la convinzione erronea che il bombardamento delluranio
con neutroni producesse nuovi elementi transuranici (con
numero atomico maggiore di 92). La falsa scoperta fu peraltro
confermata dai più importanti fisici dellepoca.
E così furono dati i nomi agli elementi 93 e 94,
che non esistevano. Per i fisici romani, non aver saputo
interpretare correttamente quei risultati e non essersi
accorti della fissione delluranio resterà un
motivo di cruccio. Nel proseguire le ricerche il gruppo
fermi si imbatté in grosse difficoltà con
risultati a volte paradossali, finché un giorno si
verificò un fatto inatteso: invece di usare un cuneo
di piombo per tentare di separare e quindi distinguere neutroni
assorbiti e neutroni diffusi, decise di usare della paraffina,
sostanza ricca di atomi di idrogeno. A questo punto si verificò
un fatto inatteso: il filtro di paraffina moltiplicava
enormemente leffetto dei neutroni. Secondo Fermi i
neutroni venivano rallentati attraverso un gran numero di
urti elastici con i protoni presenti nella paraffina aumentando
così la loro efficacia nel provocare la radioattività
artificiale. Va sottolineato che il fatto che la probabilità
di cattura dei neutroni e di produzione delle reazioni nucleari
aumentasse con la diminuzione della velocità dei
neutroni rappresentava un evento del tutto inaspettato allepoca,
perché si riteneva, al contrario che questa probabilità
aumentasse con lenergia dei neutroni incidenti. Ecco
la testimonianza del lastrofisico indiano Chandrasekhar
con cui Fermi ricostruì molti anni dopo lintuizione
della paraffina: Le racconterò come arrivai
a fare la scoperta che credo sia la più importante
della mia carriera. Stavamo lavorando molto intensamente
sulla radioattività indotta dai neutroni e i risultati
che stavamo ottenendo erano incomprensibili. Un giorno,
appena arrivato in laboratorio, mi venne in testa che avrei
dovuto esaminare leffetto prodotto da un pezzo di
piombo piazzato davanti ai neutroni incidenti. E contrariamente
alle mie abitudini, misi un grande impegno nel preparare
un pezzo di piombo lavorato con grande precisione. Ero chiaramente
insoddisfatto di qualcosa: cercai ogni scusa per tentare
di rinviare la disposizione di quel pezzo di piombo al suo
posto. Quando finalmente con grande riluttanza stavo per
collocarlo, mi dissi: No! Non voglio questo pezzo di piombo,
ciò che voglio è un pezzo di paraffina. Andò
proprio così, senza nessuna premonizione e nessun
precedente ragionamento conscio. Presi immediatamente un
pezzo di paraffina che trovai sul momento a portata di mano
e lo collocai dove avrebbe dovuto essere disposto il pezzo
di piombo.
La
sera il gruppo fermi scrisse una lettera con il titolo Azione
di sostanze idrogenate sulla radioattività provocata
da neutroni, avanzando questa possibile ipotesi: i
neutroni, per urti multipli contro nuclei di idrogeno, perdono
rapidamente la propria energia. È plausibile che
la sezione durto neutrone-protone cresca al calare
dellenergia e può quindi pensarsi che dopo
alcuni urti i neutroni vengano a muoversi in modo analogo
alle molecole diffondentesi in un gas, eventualmente riducendosi
fino ad avere solo lenergia cinetica competente allagitazione
termica. Si formerebbe così intorno alla sorgente
qualcosa di simile a una soluzione di neutroni nellacqua
e nella paraffina.
La
scoperta delleffetto di frenamento dei neutroni nelle
sostanze idrogenate indusse Fermi e i suoi a un rapido riorientamento
del programma di ricerca: decisero di concentrarsi sul problema
delleffetto dei neutroni lenti piuttosto che sullo
studio dei radionuclidi prodotti. Le attività del
gruppo proseguirono ad un ritmo frenetico e unaltra
volta, per distrazione, non si accorsero del
fenomeno di fissione delluranio, durante un esperimento
con filtri di alluminio.
A partire dallestate del 1935 il gruppo Fermi cominciò
a disperdersi: Rasetti si recò alla Columbia University,
Segrè trascorse lestate negli Stati Uniti e
poi vinse una cattedra a Palermo, DAgostino accettò
un posto al CNR, Pontecorvo partì per Parigi per
lavorare con Joliot-Curie.
Per Amaldi, responsabile di ciò era la situazione
politica generale dellItalia dato che il Paese si
stava preparando per la guerra dEtiopia.
Amaldi
|
Rasetti
condivide lopinione
di Amaldi: Nel 1935, con i preparativi della guerra
dEtiopia, Mussolini
e il fascismo si stavano rapidamente trasformando da quel
fastidio
che avevano rappresentato per persone come me estranee alla
politica, in una tirannia che pesava sulla vita quotidiana
delle sue sfortunate vittime. La guerra di Spagna che immediatamente
seguì quella dEtiopia e in particolare il patto
dacciaio con Hitler erano cattivi presagi per il futuro,
e mi indussero a prendere in considerazione lipotesi
di lasciare lItalia anche a costo di perdere leccellente
posizione accademica che avevo a Roma. Trascorsi lanno
accademico 1935-36 alla Columbia University. Se a quel tempo
mi avessero offerto un buon posto, avrei seriamente preso
in considerazione lidea di rimanere negli Stati Uniti.
Invece nellautunno del 1936 ritornai a Roma.
Forse anche per reagire al pesante clima politico, i ritmi
di lavoro a Roma erano divenuti forsennati.
Racconta
Amaldi: Il nostro lavoro proseguì per alcuni anni,
ma il primato che il gruppo aveva mantenuto per circa tre
anni era finito. Ciò era dovuto in parte alla situazione
politica in Europa, ma forse anche al fatto che stava diventando
sempre più difficile competere con altri gruppi che
nel frattempo avevano attrezzato laboratori con acceleratori
di vario tipo che fornivano sorgenti di neutroni molto più
potenti di quelle di cui disponevamo noi.
Nel
novembre 1936 la situazione politica in Italia si deteriorò
ulteriormente con la costituzione dellasse Roma-Berlino.
Inoltre morì improvvisamente Corbino, che era stato
il più influente sostenitore del gruppo Fermi. Segrè
ricorda che sarebbe stato naturale nominare come suo successore
Fermi, ma manovre politiche imposero il prof. Lo Surdo e
Fermi fu isolato.
Intanto
a Pasadena Rasetti studiò un acceleratore lineare
ad alto voltaggio, messo a punto da Lauritsen e a Berkeley
esaminò le prestazioni di un ciclotrone, ideato da
Lawrence. Già nellestate del 1936 Segrè,
che si era recato a Berkeley per imparare a ciclotronare,
così si diceva allora, poté constatare le
impressionanti potenzialità della macchina. Ma i
costi per realizzare tale macchina erano proibitivi per
lItalia e Fermi dovette rinunciarvi optando per un
più tradizionale acceleratore ad alta tensione. Tentò
comunque ancora di fondare un Istituto nazionale di radioattività
come scriveva: Le ricerche sulla radioattività
hanno avuto negli ultimi anni, presso tutte le nazioni civili,
uno sviluppo eccezionalmente intenso e fecondo. Questo movimento
non accenna in alcun modo a declinare, ma tende anzi ad
estendersi a nuovi e vasti campi non solo della fisica,
ma anche della chimica e della biologia. LItalia ha
avuto finora una posizione preminente in queste ricerche,
Daltra parte la tecnica radioattiva ha potuto impiegare
in gran parte come sorgenti primarie le sostanze radioattive
naturali, così che i mezzi ordinari di un laboratorio
fisico universitario hanno potuto, con limitati aiuti esterni,
essere sufficienti allo sviluppo delle ricerche. Accanto
alla tecnica delle sorgenti naturali si è però
andata sviluppando in tutti i grandi paesi esteri quella
delle sorgenti artificiali. Queste sorgenti hanno intensità
migliaia di volte superiore a quelle ottenibili dalle sostanze
naturali. È chiaro come queste circostanze rendano
vano pensare a unefficace concorrenza con lestero,
se anche in Italia non si trova il modo di organizzare le
ricerche su un piano adeguato. Lisolamento politico
di Fermi iniziato con la morte di Corbino e limprovvisa
scomparsa di Marconi, che nella veste di presidente del
CNR era stato laltro influente protettore del gruppo
romano, portarono alla bocciatura del progetto del ciclotrone.
Fermi
riceve il premio Nobel
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Pochi
mesi prima dellannuncio del Nobel, dunque, la più
importante istituzione scientifica del paese ammetteva
che non erano disponibili mezzi finanziari per permettere
a Fermi e ai suoi collaboratori di proseguire le ricerche
di fisica nucleare! È lecito allora supporre che
la decisione che Fermi avrebbe preso di lì a poco,
di lasciare lItalia per gli Stati Uniti, maturasse
anche sulla base della considerazione che soltanto negli
USA avrebbe potuto trovare acceleratori di particelle
e finanziamenti adeguati per continuare le sue ricerche
a un livello competitivo.
Del resto, la situazione politica europea si andava deteriorando
rapidamente. Nel marzo del 1938 lannessione dellAustria
da parte della Germania nazista, avvenne col tacito consenso
di Mussolini. Subito dopo Fermi ricevette una visita drammatica
del fisico austriaco Erwin Schrodinger, uno dei padri
fondatori della meccanica quantistica. Segrè ricorda
così quellincontro: Una mattina Schrodinger
arrivò improvvisamente allistituto di Roma
e chiese a Fermi di accompagnarlo in Vaticano, dove voleva
temporaneamente rifugiarsi, e di fornirgli un minimo di
denaro per poter mangiare!. Nei mesi successivi
vennero promulgate le leggi razziali: iniziò allora
lespulsione degli ebrei da tutti gli impieghi statali,
dalle università, degli allievi ebrei dalle scuole
pubbliche ed altri provvedimenti persecutori sul piano
patrimoniale e nelle attività economiche. La moglie
di Fermi, Laura Capon, era ebrea e così i Fermi
presero la decisione di emigrare. Il clima si era fatto
molto pesante e lo stesso Fermi era soggetto a controlli
e pedinamenti da parte della polizia!
Mentre
il mondo celebrava Fermi in Italia le autorità lo
boicottavano, come emerge da una nota di un anonimo informatore
della polizia: Mi viene riferito che in occasione
della cerimonia, per festeggiare laccademico Enrico
Fermi, premio Nobel 1938 per la fisica, erano state invitate
tutte le autorità cittadine. Pare che allultimo
momento non sia intervenuto nessuno, si dice a causa del
fatto che il festeggiato, ammogliato a unisraelita,
avrebbe apertamente manifestato la sua disapprovazione verso
la campagna anti ebraica, dichiarandosi invece ben felice
di avere per compagna una giudea. Ottenne comunque
il visto per la Svezia per ricevere il premio Nobel. Alla
stazione Termini lo accompagnarono Rasetti e Amaldi che
ricostruisce con parole efficaci la consapevolezza del dramma
al quale stavano assistendo: Io sapevo, anzi sapevamo,
che quella sera si chiudeva definitivamente un periodo,
brevissimo, della storia della cultura in Italia che avrebbe
potuto estendersi e svilupparsi e forse avere uninfluenza
più ampia sullambiente universitario e, con
il passare degli anni, magari sullintero paese. Il
nostro piccolo mondo era stato sconvolto, anzi quasi certamente
distrutto, da forze e circostanze completamente estranee
al nostro campo dazione. Un osservatore attento avrebbe
potuto dirci che era stato ingenuo pensare di costruire
un edificio così fragile e delicato sulle pendici
di un vulcano che mostrava così chiari segni di crescente
attività. Ma su quelle pendici eravamo nati e cresciuti
e avevamo sempre pensato che quello che facevamo fosse molto
più durevole della fase politica che il paese stava
attraversando.
La
famiglia Fermi a New York
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Il 10 dicembre si svolse la cerimonia a Stoccolma: per
la scoperta di nuove sostanze radioattive appartenenti allintero
campo degli elementi e per la scoperta del potere selettivo
dei neutroni lenti. Fermi si presentò davanti
al re senza la camicia nera! In Italia fu scandalo. Pochi
osavano non indossarla nelle cerimonie ufficiali (al Politecnico
di Torino solo un geologo aveva il coraggio di farlo, il
prof. Antonio Cavinato -nda). Il 24 dicembre, dopo aver
parlato con Bohr a Copenhagen, si imbarcò con la
famiglia sul transatlantico Franconia diretto a New York.
Nei giorni successivi la cerimonia Otto Hahn e Fritz Strassmann
completarono a Berlino un esperimento in cui rilevarono,
in seguito al bombardamento delluranio con neutroni,
la presenza di bario radioattivo, cioè di un elemento
intermedio e ipotizzarono quindi la possibile fissione del
nucleo di uranio. La notizia si sparse subito in tutto il
mondo e Fermi poté vedere direttamente gli impulsi
prodotti dalla fissione sulloscilloscopio a raggi
catodici di Anderson il 15 gennaio 1939. Scrive Fermi su
quella giornata: La probabile importanza del fenomeno
della scissione appena scoperto fu discussa per la prima
volta, in tono scherzoso, considerandola come una possibile
sorgente di energia nucleare.
Einstein
e Szilard
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Infatti, si pensava,
se nella fissione cè un grosso sconvolgimento
nella struttura nucleare, non è improbabile che qualche
neutrone possa evaporare dal nucleo. E se qualche
neutrone evapora, allora può ben essere più
di uno, diciamo due. Allora ognuno di questi due potrà
provocare una nuova fissione.
Ancora
Fermi: Nella primavera del 39 divennegeneralmente
noto che un processo di fissione, indotto dalla collisione
di un neutrone con un atomo di uranio, era capace di produrre
a sua volta certamente più di un nuovo neutrone,
e forse addirittura tre. Molti fisici in quel momento si
resero conto che una reazione a catena basata sulla fissione
delluranio era una possibilità che meritava
ulteriori ricerche. Questa possibilità era considerata
con speranza e, nello stesso tempo, con grande preoccupazione:
tutti sapevano, agli inizi del 1939, dellimminenza
di una guerra mondiale; cera un fondato timore che
la tremenda potenzialità militare latente nei recenti
sviluppi scientifici potesse essere realizzata dai nazisti
per primi.
Le
ricerche sulla reazione a catena proseguirono con grande
intensità in Francia, in Germania e negli Stati Uniti.
Il gruppo più attivo era quello della Columbia University,
dove lavoravano Fermi e Szilard, un fisico ungherese rifugiatosi
negli Stati Uniti. Sempre nel 39 Fermi e i suoi collaboratori
svilupparono tutte le idee fondamentali della fisica dei
futuri reattori nucleari e misero a punto le tecniche costruttive
per la realizzazione di una reazione a catena: decisero,
per esempio, di scegliere la grafite come moderatore dei
neutroni, invece delle sostanze idrogenate.
Allinizio
dellestate del 39 Szilard, che era stato fra
i primi a comprendere le potenzialità pratiche della
fissione delluranio come possibile esplosivo enormemente
più potente degli usuali esplosivi chimici, giunse
alla convinzione che, con luso della grafite come
moderatore per rallentare i neutroni, la realizzabilità
di una reazione a catena era praticamente certa. Dopo alcuni
tentativi inutili di ottenere consistenti finanziamenti
per procedere agli esperimenti, decise di far firmare ad
Albert Einstein una lettera indirizzata al presidente degli
Stati Uniti Roosevelt, per metterlo al corrente delle potenzialità
e dei rischi di questa scoperta.
Fermi
sperimentatore
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Sotto
la pressione dellavanzata vittoriosa di Hitler in
Europa, nellestate del 40 Roosevelt diede ingenti
fondi al comitato per luranio che fu sottoposta a
misure di particolare segretezza per le ricerche sulla reazione
a catena. Con quella rara combinazione di talento sperimentale
e capacità di analisi teorica, Fermi si dimostrò
particolarmente adatto a questo compito. Fu lui a escogitare
il geniale artificio di concentrare luranio in blocchi
invece di distribuirlo uniformemente nella grafite.
Nel frattempo
i fisici che lavoravano al progetto uranio si resero conto
che lisotopo U238 non poteva essere scisso con neutroni
lenti e solo lisotopo U235, presente in minima parte
era adatto a questo scopo. Anche il plutonio poteva subire
una scissione e così Fermi chiese a Segrè
di produrlo con il ciclotrone di Berkeley. Ma la situazione
al dicembre 1941 era ancora molto difficile: non era mai
stata realizzata una reazione a catena controllata; non
era stata separata una quantità apprezzabile di U235
ed erano stati ottenuti soltanto alcuni microgrammi di plutonio
col ciclotrone
Lattacco
dei giapponesi a Pearl Harbour il 7 dicembre 1941 e la conseguente
entrata in guerra degli Stati Uniti determinarono una brusca
accelerazione del Progetto uranio. Arthur Compton, direttore
del Dipartimento di fisica dellUniversità di
Chicago, venne messo a capo delle ricerche relative alla
realizzazione della reazione a catena. Nel gennaio 1942
Compton fece trasferire a Chicago tutti i ricercatori che
fino ad allora avevano lavorato al progetto. Anche Fermi,
Szilard e gli altri della Columbia University si trasferirono
a Chicago ed entrarono a far parte del cosiddetto Metallurgical
Lab
Le
firme sul disegno della pila
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oratory, nome
di copertura che serviva a nascondere il vero scopo del
laboratorio, cioè la realizzazione della pila atomica.
E così inizia la collaborazione on i militari. Il
generale Groves si mise a dirigere il progetto per la costruzione
di impianti per la produzione su vasta scala degli isotopi
necessari alla realizzazione della bomba. Ebbe inizio un
periodo difficile nei rapporti tra scienziati, militari
e industriali, come scrive Segrè: Gli scienziati
non erano abituati alla disciplina militare e alletica
industriale ed era per loro difficile accettare le restrizioni
richieste dalle circostanze. Una delle forze unificatrici
più efficaci fu lodio per Hitler e per la sua
ideologia. In ottobre Fermi si rese conto che era
stato accumulato sufficiente materiale per iniziare la costruzione
di una pila destinata a raggiungere lo stato critico: 210
tonnellate di grafite, da mescolare con lossido di
uranio e con luranio metallico, erano state tagliate
in blocchi di dimensioni opportune. La pila avrebbe dovuto
essere montata in un laboratorio che si stava costruendo
vicino a Chicago, ma Fermi propose di costruirla sotto le
gradinate dello stadio in città, per guadagnare tempo.
Nonostante il rischio che qualcuno temeva, per uneventuale
liberazione elevata di radioattività, il 14 novembre
iniziò la costruzione sotto la supervisione di Fermi.
La pila
atomica
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Secondo il progetto
messo a punto da Fermi la pila doveva avere la forma di
un ellissoide; inoltre, gran parte delluranio metallico
di cui disponevano, doveva essere distribuito nella regione
centrale per ridurre la dispersione allesterno dei
neutroni emessi e quelli assorbiti. Ognuno degli strati
di uranio e grafite veniva preparato e disposto da Anderson
e Zinn dopo una discussione con Fermi che, in base ai suoi
calcoli, stabiliva la composizione e la dislocazione dei
materiali dei vari strati. Sbarre di controllo di legno
avvolte in sottili fogli di cadmio (che era un potentissimo
assorbitore di neutroni, come avevano scoperto a Roma molti
anni prima Fermi e i suoi ragazzi) furono inserite allinterno
della pila: per misurare la crescita del fattore di moltiplicazione
raggiunto con laccumularsi di nuovi strati si estraevano
temporaneamente le sbarre di controllo e si misurava la
densità neutronica in vari punti. Sulla base di queste
misure era possibile calcolare la quantità di materiale
che era ancora necessario disporre per rendere critica
la pila, cioè per rendere il fattore di moltiplicazione
maggiore dellunità e innescare la reazione
a catena. La mattina del 2 dicembre tutto era pronto per
procedere al montaggio dellultimo strato, il cinquantasettesimo.
Fermi assunse la direzione delle operazioni alla presenza
di una quarantina di persone, in massima parte scienziati
del Metallurgical laboratory come Compton e Szilard.
Fermi
aveva predisposto una serie di operazioni che permettessero
di raggiungere la soglia critica in modo graduale e controllabile:
le sbarre di cadmio erano estratte un pezzo alla volta.
Come misura di sicurezza aveva anche fatto predisporre da
Zinn una serie di barre di controllo che si sarebbero inserite
automaticamente nella pila qualora la sua reattività
fosse aumentata troppo velocemente. Inoltre alcuni volontari
erano disposti sopra la pila pronti a intervenire con secchi
pieni di una soluzione di sali di cadmio, nel caso, assai
improbabile, di uneventuale reazione a catena fuori
controllo. Tutto procedette regolarmente. La pila venne
lasciata funzionare per 28 minuti a una potenza molto bassa
per minimizzare la produzione di radioattività. Poco
dopo Arthur Compton si precipitò a telefonare al
rettore dellUniversità di Harvard, il chimico
James Conant, che era uno dei responsabili del progetto:
Jim, ti interesserà sapere che il navigatore
italiano è appena sbarcato nel nuovo mondo.
Lesperimento
della pila di Fermi è oggi da tutti considerato come
linizio dellera atomica. Ma Fermi, nel rapporto
mensile di dicembre, riportò laconicamente: La
struttura per la reazione a catena è stata completata
il 2 dicembre e da allora ha continuato a funzionare in
modo soddisfacente.
(Tratto
da I grandi della scienza: Enrico Fermi
Le Scienze anno II n°8 aprile 1999)
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