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Astronomia

Mitologia


Un mito, una costellazione, un teatro...

La Fenice: l’eterno ritorno

I miti fanno parte della cultura dell'umanità, li ritroviamo spesso con poche varianti in tutte le civiltà, rappresentano i desideri palesi e nascosti di ogni uomo e donna di ogni tempo, per questo sono immortali.
Il mito della Fenice rappresenta un sogno: il sogno di rinascere, di non chiudere per sempre il ciclo di vita.. rinascere come la Fenice…
Oggi, 1 gennaio 2004, questo mito si è rinnovato nell'attualità: il concerto di Capodanno 2004 è stato trasmesso da un teatro rinato dalle sue ceneri: la Fenice, il Gran Teatro di Venezia.

Phoenix:è una piccola costellazione dell'emisfero australe, inventata da Bayer nel 1603, in onore del mitico uccello: si trova tra Sculptor, lo scultore, Fornax (fornace chimica), Eridanus, Tucano e Grus, la Gru.
Dall'Italia settentrionale è invisibile (anche se risulta essere stata vista da Trieste in particolari condizioni meteorologiche, molto bassa sull'orizzonte), mentre dalle regioni meridionali è possibile vederla in parte affacciarsi all'orizzonte sud.
La culminazione a mezzanotte avviene in novembre. La stella più brillante di questa costellazione è a Phoenicis, Ankaa (AN-kuh): la testa della Fenice, una stella arancione di magnitudine 2,4.

La Fenice è un mitico uccello, grande come un'aquila, dalle splendide piume rosse e dorate, ali in parte d'oro e di porpora , azzurra la coda con piume lunghe, rosa e azzurre. Nell'antico Egitto era raffigurata con sul capo l'emblema del disco solare.
Era il simbolo del Sole che sorge e tramonta e venne associata al pianeta Venere, come "Stella del Mattino", come risulta da questa preghiera:
«Io sono il Bennu, l'anima di Ra, la guida degli Dei nel'Oltretomba .Che mi sia concesso entrare come un falco, ch'io possa procedere come il Bennu, la Stella del Mattino.»
Il ritorno della Fenice annunciava un nuovo periodo di ricchezza e fertilità: era considerata la manifestazione di Osiride risorto, e veniva spesso raffigurata appollaiata sul salice, albero sacro ad Osiride: come il sole, che è sempre lo stesso e risorge solo dopo che il sole "precedente" è tramontato, di Fenice ne esisteva sempre una sola per volta. Era la personificazione della forza vitale, e - come narra il mito della creazione - fu la prima forma di vita ad apparire sulla collina che sorse dal caos acquatico.
Ogni mattina all'alba questo splendido uccello si bagnava nelle acque cantando una canzone così meravigliosa che il dio del sole fermava la sua barca (o il suo carro, nella mitologia greca) per ascoltarla.
Era sempre un maschio e viveva in un'oasi nel deserto di Arabia.

Dopo aver vissuto per 500 anni, si allontanava da tutti, costruiva un nido a forma di uovo con erbe profumate: ramoscelli di mirto, incenso, sandalo, legno di cedro, cannella, mirra e altre piante balsamiche, e lasciava che i raggi del sole la incendiassero, e cantando una canzone meravigliosa, si lasciava consumare dalle fiamme.
Così moriva mentre i profumi esalavano dal nido.
Da questo nido emergeva una larva che al sole cresceva rapidamente: dopo 3 giorni una nuova Fenice
emergeva e volava alla sacra città di Heliopolis.

Lo storico greco Erodoto nel VI secolo a.C. racconta:

«Un altro uccello sacro era la Fenice. Non l'ho mai vista coi miei occhi, se non in un dipinto, poichè è molto rara e visita questo paese soltanto a intervalli di 500 anni: accompagnata da un volo di tortore, giunge dall'Arabia in occasione della morte del suo genitore, portando con sè i resti del corpo del padre imbalsamati in un uovo di mirra, per depositarlo sull'altare del dio del Sole e bruciarli. Parte del suo piumaggio è color oro brillante, e parte cremisi. E per forma e dimensioni assomiglia ad un'aquila.»

Ovidio nelle Metamorfosi dice:

  Tutti gli esseri viventi, comunque, traggono origine da altri;
l'unico a nascere riproducendosi da sé è un uccello
che gli Assiri chiamano fenice. Non di erbe o di frumento vive,
ma di lacrime d'incenso e stille d'amomo,
e quando giunge a cinque secoli di vita,
se ne va in cima a una tremula palma e con gli artigli,
col suo becco immacolato si costruisce un nido tra il fogliame.
E non appena sul fondo ha steso foglie di cassia, spighe
di nardo fragrante, cannella sminuzzata e bionda mirra,
vi si adagia e conclude la sua vita fra gli aromi.
Allora, si dice, dal corpo paterno rinasce un piccolo
di fenice, che è destinato a vivere altrettanti anni.
E quando l'età gli ha dato le forze per reggere alla fatica,
libera i rami sulla cima della pianta dal peso del nido,
religiosamente prende con sé la culla, sepolcro del padre,
e, giunto sull'alito dell'aria alla città di Iperione,
davanti alle porte sacre del suo tempio la posa.
 

Già Marziale, Plinio il vecchio, Tacito l'avevano usata per illustrare il concetto di eternità, di ritorno ciclico, continuo: fu la corrispondenza immediata con la resurrezione della carne che il suo mito presentava a spingere gli autori cristiani più antichi ad utilizzarlo. Venne identificata con Cristo anche per il fatto che tornava a manifestarsi 3 giorni dopo la morte, e come tale venne adottata come simbolo paleocristiano di immortalità, resurrezione e vita dopo la morte.

Bestiario latino: la fenice

IX) De fenice
Est aliud volatile quod dicitur phenix. Illius figuram gerit Dominus noster Iesus Christus, qui dicit in Evangelio suo: «Potestatem habeo ponendi animam meam et iterum sumendi eam»
  IX) La fenice
C’è un altro volatile che è detto fenice. Nostro Signore Gesù Cristo ha la sua figura, e dice nel Vangelo: "Posso deporre la mia anima, per poi riprenderla una seconda volta"
 

continua poi:: "Esiste in India un uccello detto Fenice: ogni cinquecento anni se ne va verso gli alberi del Libano, ed empie le sue ali di aromi, e si annuncia con un segno al sacerdote di Eliopoli, nel mese nuovo, Nisan o Adar, cioè nel mese di Famenòth o di Farmuthì. Il sacerdote, avvertito, riempie l'altare di sarmenti di vite: l'uccello entra allora in Eliopoli, carico di aromi, e sale sull'altare, e il fuoco si accende da sé e si consuma. L'indomani il sacerdote frugando l'altare scopre nella cenere un verme: il secondo giorno lo trova divenuto un piccolo uccello, e il terzo lo trova divenuto un uccello adulto; il quale saluta il sacerdote e se ne va nella propria dimora".

 

Anche Dante Alighieri riprende il mito nella Divina Commedia:

Inferno

Canto XXIV

Così per li gran savi si confessa
che la fenice more e poi rinasce,
quando al cinquecentesimo anno appressa;

erba né biado in sua vita non pasce,
ma sol d'incenso lagrime e d'amomo,
e nardo e mirra son l'ultime fasce.


Molti storici si domandano se sia esistita davvero la Fenice, o sia soltanto un prodotto della fantasia dei seguaci del dio Sole. Alcuni, tuttavia, credono che il mito possa essere basato sull'esistenza di un vero uccello che viveva nella regione allora abitata dagli Assiri.
Gli antichi la identificavano col fagiano dorato, tanto che un imperatore romano si vantò di averne catturata una.

Altre mitologie
Si trova la presenza della Fenice in quasi tutte le culture: sumera, assira, inca, azteca, russa (l'uccello di fuoco), quella dei nativi americani, e in particolare nella mitologia cinese, indù e buddista , giapponese ed ebraica

Cina
"Un uccello mitologico, che non muore mai, la fenice, vola lontano, avanti a noi, osservando con occhi acuti il paesaggio circostante. Rappresenta la nostra capacità visiva, di raccogliere informazioni sull'ambiente che ci circonda e sugli eventi che si dipanano al suo interno. La fenice, con la sua bellezza assoluta, crea un'incredibile esaltazione unita al sogno dell'imortalità".
I cinesi hanno un gruppo di quattro creature magiche che presiedono i destini della Cina, e rappresentano le forze primordiali degli animali piumati, corazzati, pelosi e con squame.
Si identificano con i 4 punti cardinali: il Sud èrappresentato dal Feng: la Fenice:
rappresentava il potere e la prosperità, ed era un attributo esclusivo dell'imperatore e dell'imperatrice. Era la personificazione delle forze primordiali dei Cieli, e talvolta veniva rappresentata con la testa e la cresta di fagiano e la coda di pavone.

Nel becco portava due pergamene o una scatola quadrata che conteneva i Testi Sacri. Si dice inoltre che la sua canzone contenesse le cinque note della scala musicale cinese, e che la sua coda includesse i cinque colori fondamentali (verde, rosso, giallo, bianco e nero), e che il suo corpo avesse corrispondenza con i corpi celesti (la testa simboleggiava il cielo; gli occhi, il sole; la schiena, la luna; le ali, il vento; i piedi, la terra; e la coda, i pianeti).

Il Feng viene a volte dipinto con una sfera di fuoco che rappresenta il sole, ed è chiamato "l'uccello scarlatto": l'imperatore di tutti gli uccelli. Nato dal fuoco nella "Collina del Falò del Sole ", vive nel Regno dei Saggi, che sta ad Est della Cina. Beve acqua purissima e si ciba di bambù. Ogni volta che canta, tutti i galli del mondo l'accompagnano nella sua canzone di cinque note. Appare soltanto in tempi di pace e prosperità, e scompare nei tempi bui . Diversamente dal Benu, il Feng può essere maschio o femmina, e vivere in coppia - coppia che rappresenta la felicità della coppia di sposi. Al concepimento, è il Feng a consegnare l'anima del nascituro nel grembo della madre.


India
Nella cultura induista e buddista, la fenice si chiama Garuda.
Ha ali e becco d'aquila, un corpo umano, la faccia bianca, ali scarlatte e un corpo d'oro. È uno dei supremi veggenti d'infinita Coscienza.

Giappone
In Giappone la fenice figura col nome di Karura : è una grande aquila dalle piume dorate e gemme che ne adornano la testa, ed annuncia l'arrivo di una nuova era.

Fra gli ebrei
Nelle leggende ebraiche, la fenice viene chiamata Milcham. Dopo che Eva mangiò il frutto proibito, divenne gelosa dell'immortalità e della purezza delle altre creature del Giardino dell'Eden, così convinse tutti gli animali a mangiare a loro volta il frutto proibito, affinchè seguissero la sua stessa sorte. Tutti gli animali cedettero, tranne la Fenice, che Dio ricompensò ponendola in una città fortificata dove avrebbe potuto vivere in pace per 1000 anni. Alla fine di ogni periodo di 1000 anni, l'uccello bruciava e risorgeva da un uovo che veniva trovato nelle sue ceneri.

In altre civiltà ci sono figure corrispondenti:
- Quetzalcoatl, il dio uccello (o serpente piumato) dell'America centrale, aveva il dono di morire e risorgere; grande sovrano e portatore di civiltà.
Da un'iscrizione Maya del 987 d.C.: "Arrivò Kukulcan, serpente piumato, a fondare un nuovo stato".
I toltechi ne parlano come di un re-sacerdote di Tollan, che morì nello Yucatan, forse arso su un rogo (come la Fenice).
- Wakonda, uccello del tuono degli indiani Dakota.

 

Wikipedia, The Free Encyclopedia
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