Filosofia
La Danza
Cosmica di Shiva
Stefania Ferrari
Osservatorio Astronomico “G.
D. Cassini” di Perinaldo
Introduzione.
Il mito della distruzione e della rinascita del mondo in cui viviamo
è un aspetto ricorrente nell'induismo e lo si ritrova all'interno
di tutte le tradizioni, sotto varie forme e aspetti, a partire dai
testi più antichi, i Veda. Alla base di questo mito sta infatti
l'idea che l'intero Universo (e quindi la nostra stessa esistenza
di esseri viventi) è ciclico e soggetto a infinite distruzioni/creazioni.
Eternamente, senza principio e senza fine, l'Universo si manifesta
dal vuoto grazie all'intervento divino, periodicamente: dal caos
nasce l'ordine, e, viceversa, dall'ordine si ritorna al caos e questo
continua in un cerchio infinito. In questo lavoro, analizzeremo
uno dei tanti aspetti di questo mito.
La Triade Divina
L'"Uno misterioso",
il creatore dell'Universo celebrato negli inni del Rig Veda, assume
la forma, nella letteratura hindu successiva, di "Brahman":
ovvero l'"Assoluto Impersonale". E' Dio, trascendente
e insieme immanente, immutabile, illimitato, avvolge e comprenetra
l'intero Universo, e si trova nel cuore di ogni essere vivente.
Questo principio unico assume, nelle diverse tradizioni hindu, un
vastissimo numero di forme, nomi e personificazioni: una molteplicità
di figure divine che rappresentano, singolarmente, particolari aspetti
o caratteristiche del Brahman.
Il gruppo più importante di divinità che impersona
al meglio le diverse funzioni e i principi divini dell'Assoluto,
è composto dagli dei Brahma, Visnù e Shiva: la "Triade
Divina" (Trimurti) [1]. Questi dei sono l'espressione
di particolari funzioni del Brahman: Brahma rappresenta la funzione
della creazione dell'Universo, Visnù quella che conserva
e mantiene in essere l'Universo, e Shiva quella della distruzione
periodica dell'Universo. Infatti, come abbiamo già anticipato,
nell'induismo l'esistenza dell'intero Universo è ciclica
e soggetta a infinite distruzioni/creazioni ad opera del Brahman.
Questo quadro teorico non viene però sempre rispettato nelle
varie tradizioni religiose dell'induismo. Spesso viene celebrato
il culto di una sola delle tre figure divine la quale, di conseguenza,
assume un'importanza predominante nei confronti delle altre due.
Esistono quindi tradizioni in cui prevale il culto di Visnù,
o di Shiva, e, meno frequentemente, quello di Brahma.
Il Signore della
danza
All'interno
della corrente filosofica denominata "Tantra", in particolare
nella scuola dello Shivaismo Kashmiro [2], una delle forme di culto
che assume il dio Shiva è quella di Signore della Danza (Nataraja):
danzando sul mondo, lo distrugge bruciandolo e lo ricrea dalle sue
ceneri. Si trovano frequentemente statue che raffigurano il dio
impegnato nella sua danza. Nell'ambito dell'iconografia più
classica [3], il dio viene rappresentato con una folta chioma, con
quattro braccia (una per ogni punto cardinale), mentre compie un
passo di danza, con la gamba destra piegata in "demi-plié"
e la sinistra piegata in avanti e mantenuta alzata all'altezza del
bacino ("attitude en face croisèe"). Due delle
braccia sono aperte, leggermente piegate, una delle mani sorregge
un tamburello e l'altra una fiamma. Il tamburello è lo strumento
musicale con cui ritma la sua danza, e la fiamma rappresenta il
fuoco con il quale genera la distruzione. Le altre due braccia sono
allungate davanti al busto, e seguono la linea della gamba alzata.
Shiva danza all'interno di un cerchio di fuoco, raffigurato da tante
piccole fiammelle, che rappresentano il rogo del mondo. Schiaccia
sotto il suo piede destro la figura mitologica di un nano, il quale
rappresenta l'oscuramento cui sono preda gli esseri umani, e che
solo il dio è in grado di dissolvere; oscuramento dovuto
all'illusione dell'esistenza di una qualche realtà immutabile
del mondo, che invece è solo transitoria (maya).
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Shiva
danzatore
Disegno di Rosalba Tirocco
Distruzione e Rinascita del Cosmo
Quando Shiva inizia
a danzare [3], tutta la Terra trema, e la vibrazione si estende
a tutto l'Universo che, bruciando, si sgretola sotto il ritmo della
danza. L'Universo si dissolve e la sua energia diminuisce sempre
di più fino a concentrarsi in un singolo punto (detto bindu,
è il punto colorato, simbolo del sesto cakra, che viene portato
sulla fronte dalle donne hindu [2]). Questo punto lentamente si
dissolve, lasciando solo un tenue suono, una vibrazione primitiva
(nada), di intensità sempre più debole, che alla fine
si annulla disperdendosi nel vuoto.
E il vuoto rimane tale, fino al momento in cui il dio, riprendendo
la sua danza, decide di creare un nuovo Universo, ripercorrendo
in senso opposto tutti i passaggi della distruzione: il ritmo della
danza fa vibrare il vuoto, da cui scaturisce un suono (nada), che
si concentra in un punto denso e di dimensioni infinitesime (il
bindu), il quale continuando a vibrare, aumenta di dimensione fino
ad esplodere in un nuovo Universo.
A questo punto, Shiva smette di danzare e la creazione è
compiuta.
Vi sono molti altri miti che riguardano la creazione/distruzione
del mondo aventi Shiva come protagonista (ad esempio quelli che
si riferiscono alla sua famosa irascibilità; se qualcosa
o qualcuno provoca l'ira del dio, questi si arrabbia a tal punto
da causare la distruzione del mondo, e solo calmandolo si evita
il disastro [1]), ma ciò che è importante da sottolineare,
è che in questo mito come in tanti altri si celebra il rito
del suono: vi si ritrova il concetto, comune a tutte le tradizioni
hindu, del suono primordiale, la parola divina da cui tutto scaturisce:
spazio, tempo, vita.
Note Bibliografiche
[1] Piano Stefano, Sanatana
Dharma, un incontro con l'induismo, Edizioni San Paolo, Milano,
1996
[2] Feuerstein Georg, Il Libro del Tantra, Neri Pozza Editore,
Vicenza, 2004
[3] Pelissero Alberto, Il Riso e la Pula, vie di salvezza
nello Shivaismo del Kashmir, Edizioni dell'Orso, Alessandria, 1998
Bibliografia Essenziale
1. Lauro Michele, Induismo,
Giunti Editore, Firenze, 2002
2. Piano Stefano, Sanatana Dharma, un incontro con l'induismo,
Edizioni San Paolo, Milano, 1996
3. Filoramo Giovanni, a cura di, Storia delle religioni:
India, Gruppo Editoriale L'Espresso, Roma, 2005
4. Harvey Andrew, Sulle Orme di Dio: Cinquemila anni di misticismo
indiano, Astrolabio- Ubaldini Editore, Roma, 2002 |
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