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Filosofia

Epicuro
da 'Lettera a Pitocle'


[...]Un mondo è una parte circoscritta dell’universo, la quale abbraccia astri, terra e tutti i fenomeni, che consiste in una sezione ritagliata dall’infinito e che va a finire o in moto circolare oppure in un’assenza di moto, e con una configurazione rotonda o triangolare o di qualsiasi altra forma. Può essere, infatti, in tutti i modi, dato che nessuno dei fenomeni attesta il contrario in questo mondo, nel quale non è possibile cogliere un luogo in cui finisce. È possibile comprendere che mondi siffatti sono infiniti di numero, e che un mondo di tal genere possa anche prodursi in un "altro" mondo oppure in un intermondo – che è il nome da noi attribuito a un intervallo tra più mondi –, in un luogo per lo più vuoto, ma non in un luogo assolutamente grande e vuoto, come dicono certuni. E "questi mondi si costituiscono" quando alcuni semi adatti scorrono da un mondo o da uno o più intermondi, creando a poco a poco aggiunte, aggregati e trasposizioni in un altro luogo – se si dà il caso –, e poi, per ulteriori afflussi da fonti adatte, raggiungendo alla fine la perfezione e la stabilità, nella misura in cui le fondamenta gettate siano in grado di reggere.
Infatti, non basta che nel vuoto in cui un mondo deve prodursi si verifichi meccanicamente un’aggregazione o un vortice grande quanto si voglia, fino a scontrarsi con un altro, come sostiene uno dei cosiddetti ‘fisici’, perché un tale evento è contraddetto dai fatti, quali appaiono.

E, in quanto al sole e alla luna e agli altri corpi celesti, non è che prima fossero indipendenti e che poi siano stati catturati da questo mondo, ma subito furono plasmati e ricevettero incremento, grazie alle aggregazioni e ai movimenti vorticosi di alcune nature costituite da particelle sottili, o di genere ventoso, o infuocato, o di entrambi: e infatti è la sensazione a suggerire così queste cose.
E la grandezza del sole, della luna e degli altri corpi celesti, relativamente a noi, è tale quale appare. Ma in se stessa, in senso assoluto, può essere o più grande di come la si vede, o un po’ più piccola, oppure della stessa dimensione. Così, infatti, anche nella nostra esperienza i fuochi osserviamo a distanza si rivelano in conformità della sensazione. E ogni obiezione contraria sarà facilmente smontata, se solo ci si attiene alle evidenze, come mostriamo nei libri Sulla natura. E le levate e i tramonti del sole, della luna e degli altri corpi celesti possono avvenire per accensione e spegnimento, purché ci sia una situazione tale che i suddetti fenomeni possano compiersi. In verità, nessuno dei fatti che a noi appaiono depone in senso contrario. E gli eventi suddetti potrebbero anche realizzarsi per il fatto che "gli astri" compaiono sopra la terra e poi di nuovo si occultano, dato che neppure in questo caso qualcuno dei fenomeni depone in senso contrario.

E non è impossibile che i loro movimenti avvengano per via del moto rotatorio dell’intero cielo, oppure per la sua quiete e il loro movimento, essendo il loro sorgere determinato da una necessità originaria fin dalla nascita del mondo la quale spinge alla levata: per l’eccessivo calore, <o anche> per una certa dilatazione del fuoco, che sempre straripa nei luoghi adiacenti. Le rivoluzioni del sole e della luna possono avvenire in ragione dell’inclinazione del cielo, così legato a questi tempi; ugualmente, anche per la resistenza dell’aria, oppure perché una materia sempre predisposta a ciò brucia continuamente, e quindi a un certo punto viene a mancare; oppure, può essere anche che questo movimento rotatorio sia stato impresso fin dalle origini in questi astri, cosicché essi si muovono con un certo moto elicoidale.
Ebbene, tutte queste possibili spiegazioni e altre affini non risultano discordanti rispetto a nessuna delle evidenze, qualora, per questi casi particolari, ci si attenga sempre al possibile e si riesca a ricondurre ciascuno di essi alla concordanza con i fenomeni, senza lasciarsi intimorire dai grossolani artifizi degli astronomi.
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