Astronomia
Avvenimenti
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La rappresentazione della Natività in un’interpretazione
della moglie dell’autore
Dutto Catia.
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La
stella che., secondo il Vangelo di Matteo, guidò
i Magi apparsi dallOriente per adorare il Re
dei Giudei, col tempo è stata trasformata nella
cultura e nella tradizione popolare in cometa
di Gesù Bambino.
Questelemento appare in quasi tutte le ricostruzioni
della Natività, dove la capanna o la grotta
che ospita il Neonato è evidenziata e fatta
risaltare dalla luce di una cometa.
Seppur suggestiva questa non pare essere la corretta
interpretazione dellastro che guidò Baldassarre,
Gaspare e Melchiorre più di duemila anni fa.
In nessun documento antico, infatti, è riportato
il passaggio di un oggetto cometario nel periodo in
cui nacque Gesù.
Attraverso la rivisitazione storica dei possibili
eventi astronomici che indussero i tre astrologi e
saggi orientali ad intraprendere il lungo viaggio
verso la Palestina, potrebbe essere possibile ipotizzare
la vera data da collegare alla nascita del salvatore
del mondo.
Levento
che segnò linizio di unEra.
Sono
i Vangeli che evidenziano come la nascita del bambino
Gesù sia stata accompagnata dallapparizione
di una stella non ulteriormente descritta e inquadrata.
La lettura degli scritti di Matteo (II,1-2), e la
consultazione di un riferimento apocrifo (Protovangelo
di Giacomo) ci presenta una stella che servì
da guida per i sapienti orientali indicando loro il
cammino da intraprendere e che si fermò proprio
sopra il luogo dove era nato il Re dei Giudei.
Seppur
regale tale avvenimento non dovette tuttavia
essere notato da tutti e pertanto è verosimile
che non fosse troppo appariscente o luminoso. Lo stesso
re Erode, se avesse direttamente visto o anche solo
sentito di una strana stella apparsa nel cielo non
avrebbe dovuto chiedere informazioni a tal riguardo
ai Magi: ..Allora Erode, accolti segretamente
i Magi, sinformò accuratamente da loro
circa lepoca in cui la stella era apparsa
(Matteo II, 1-2).
Questa
possibile non eccezionalitàdella
stella dei Magi potrebbe spiegare il motivo per cui
questultima non sia citata negli altri Vangeli
ufficiali di Giovanni, Luca e Marco. Sono, a tal proposito,
state avanzate delle ipotesi secondo le quali la stella
non sarebbe mai esistita e che sarebbe semplicemente
il frutto dellimmaginazione dellevangelista
Matteo per mettere in ulteriore risalto un evento
già di per sè straordinario. Seppur
questultima sia un ipotesi che potrebbe anche
essere veritiera la scarteremo, in questa trattazione,
cercando di analizzare alcune fra le più accreditate
teorie che hanno cercato di dare una spiegazione astronomica
reale alla stella citata nelle sacre scritture.
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Fra
i Vangeli ufficialmente riconosciuti
dalla Chiesa, quello dell'Evangelista
Matteo è l'unico che fa riferimento
ad una stella che servì da guida
agli astronomi-astrologi provenienti
dall'Oriente |
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Per correttezza e precisione occorre ricordare che
al tempo in cui furono scritti i Vangeli il termine
"cometa" non era ancora correntemente in
uso e che nelle scritture ebraico-aramaiche la parola
"stella" era solitamente usata in senso
figurativo e/o metaforico per descrivere eventi o
persone.
Ancora sul finire del XVI secolo d.C. Tycho Brahe
intitolò un suo studio sulle comete "De
nova stella".
Ragionando in quest'ambito di considerazioni, potrebbe
anche essere plausibile pensare che l'Evangelista
Matteo abbia usato il riferimento "stellare"
senza che questo avesse un qualche riscontro nella
realtà.
L'interesse degli storici e degli astronomi nei confronti
della stella dei Magi è sempre stato notevole
e vivo. Ancora oggi a distanza di oltre duemila anni
dalla presunta data dell'evento, si formulano teorie
e interpretazioni attraverso studi e ricerche sempre
più approfondite. Queste ultime non si devono
intendere come strumenti per voler far coincidere
e corrispondere le parole del Vangelo con fatti scientificamente
provati e accertati (e quindi per, eventualmente,
mettere in dubbio l'attendibilità delle Sacre
Scritture), ma come mezzi in grado di conferire un
significato ed un senso ben precisi a quello che è
sicuramente l'astro più misterioso della storia
umana.
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La
Bibbia, attraverso il Vangelo ufficiale
di Matteo, riporta dell'apparizione
in cielo di una stella che avrebbe guidato
i Magi dall'Oriente fino a Gerusalemme
e poi a Betlemme. Il mistero di questa
fantomatica stella rappresenta ancora
oggi un rompicapo per storici e astronomi
anche perché nessuno sa con certezza
quando realmente nacque Gesù. |
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Se fosse possibile stabilire a quale tipo di evento
astronomico associare le scritture del Vangelo, potremmo
datare con buon margine di precisione la nascita di
Gesù Cristo in quanto sappiamo che quella correntemente
assunta molto probabilmente non è veritiera.
Fu intorno al VI secolo d.C. che il monaco e studioso
cristiano Dionigi il Piccolo, a seguito di elaborati
calcoli e rivisitazioni storiche, stabilì quello
che avrebbe dovuto essere l'anno zero dell'Era Cristiana
proponendola come sistema generale di misura del tempo.
L'Era Cristiana fu inizialmente adottata dalla sola
Chiesa Romana ma successivamente il suo impiego si
diffuse anche fra i laici. Fu, forse, Carlo Magno
il primo sovrano laico ad imporre quest'Era, che ancora
oggi è usata per scopi civili nel mondo intero,
a tutto il suo impero.
Una serie di riscontri e incongruenze ci suggerisce
che Dionigi il Piccolo commise uno sbaglio nell'elaborare
i propri calcoli e che pertanto la data di nascita
di Gesù da lui proposta sia da anticipare di
qualche anno.
Noi sappiamo dagli storici che la morte di Re Erode
avvenne nel 4 a.C. e i Vangeli ci lasciano chiaramente
intendere che al momento della nascita del Bambino,
il sovrano della Palestina fosse ancora vivo (fu lui
che ordinò l'esecuzione di tutti i bambini
di sesso maschile dai due anni di età in giù,
fu a lui che i Magi chiesero dove, esattamente, fosse
nato il Re dei Giudei
). Quindi possiamo affermare
che nell'anno 4 a.C. Gesù era già vivo.
Dai Vangeli (secondo l'Evangelista Luca) sappiamo
pure di un censimento, voluto da Cesare Augusto, che
è all'origine del viaggio di Maria e di Giuseppe
a Betlemme.
Secondo gli storici (alcuni anni fa ad Ankara gli
archeologi trovarono una copia del decreto del censimento)
il suddetto censimento dovrebbe essere avvenuto in
un periodo grosso modo compreso fra l'8 e il 6 a.C.
E' ragionevole, quindi, ipotizzare che l'anno di nascita
del bambino Gesù sia da collocare fra l'8 e
il 4 a.C.
Anche il giorno prescelto dalla Chiesa intorno al
V secolo d.C. per festeggiare la Natività (il
25 di dicembre) è da considerarsi artificioso
e non corrispondente alla realtà dei fatti.
Fino al V secolo d.C. a Gerusalemme e più in
generale in Palestina era l'Epifania ad essere festeggiata
in memoria della nascita di Gesù.
Quello dell'Evangelista Matteo è considerato
il primo Vangelo e fu redatto originariamente in lingua
aramaica. Questa prima versione andò perduta
durante il corso di una guerra intorno al 70 d.C.
Quella che è stata tradotta ufficialmente è,
invece, la versione redatta in greco (ritenuta dagli
esperti poco posteriore a quella originale di San
Matteo). Il termine con cui si identificava la stella
di Betlemme è "astron" che tradotto
letteralmente significa "fenomeno del cielo stellato"
o "stella".
Verosimilmente i Magi appartenevano alla classe sacerdotale
e si dedicavano all'osservazione e allo studio delle
stelle e dei pianeti interpretandone posizioni e movimenti
in modo astrologico e profetico. Sicuramente erano
dei profondi intenditori delle "cose celesti"
e come tali potrebbero aver visto e notato situazioni
"invisibili" o, comunque, insignificanti
per la gente comune. Questo spiegherebbe il comportamento
di curiosità del Re Erode e il fatto che il
fenomeno non fu alla "portata di tutti".
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Recente
cartina geografica che evidenzia, cerchiate
in rosso, le verosimili zone di partenza
e di arrivo dei Magi. Il percorso dei
sapienti orientali dovrebbe essere stato
di circa 800 chilometri (forse anche 2000)
la maggior parte dei quali coperti nel
Deserto Siriano. Secondo alcuni studi,
i Magi partirono da un luogo non troppo
lontano da Babilonia chiamato Sepnarvaim. |
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La
nascita di numerose ipotesi
Uno
dei primi personaggi che interpretò la stella
dei Magi come un oggetto astronomico fu il teologo
alessandrino Origene (nel III secolo) il quale la
identificò come una cometa vera e propria.
Non è completamente da escludere che anche
le prime comunità cristiane sostenessero questa
tesi. Al tempo gli astri chiomati erano considerati
come forieri, annunciatori e fonti di buono e di cattivo
auspicio.
La tradizione popolare della cometa ha preso piede
e si è diffusa rapidamente in seguito alla
rappresentazione della scena della Natività,
da parte del pittore italiano Giotto, nella cappella
degli Scrovegni di Padova nell'anno 1301.
Non si sa con certezza la motivazione che spinse il
famoso pittore a disegnare un astro chiomato di cospicue
dimensioni e di un brillante color rosso al di sopra
della capanna del Bambino. Il pittore fu probabilmente
spinto a disegnare questo "corpo celeste"
dopo aver personalmente assistito ad un passaggio
al perielio di una spettacolare cometa (che di lì
a qualche secolo sarebbe diventata a tutti nota come
cometa di Halley).
Proprio questa personale interpretazione di Giotto
ci suggerisce un primo paio di ipotetiche soluzioni
che potrebbero fare luce sul fenomeno celeste "stella
dei Magi":
1. La stella citata nel Vangelo di Matteo fu
la cometa di Halley.
2. La stella dei Magi fu un'altra cometa passata
al perielio in contemporanea alla nascita del Cristo.
Circa tre secoli dopo di Giotto, l'astronomo Giovanni
Keplero assistette personalmente all'apparizione di
una brillante supernova nella costellazione di Ofiuco.
La "nuova stella" per alcune settimane divenne
molto brillante, quasi come il pianeta Venere, e indusse
l'astronomo polacco (pur lo stesso non conoscendo
le motivazioni fisiche che portavano alla formazione
di questi brillanti oggetti) a prendere in considerazione
questo fenomeno celeste per spiegare astronomicamente
la stella di Natale. Tale intuizione di quattrocento
anni fa offre lo spunto per azzardare una terza fattibile
possibilità in grado di spiegare le affermazioni
dell'Evangelista Matteo:
3. La stella di Natale fu una supernova esplosa
nella nostra Galassia.
E' ancora Giovanni Keplero che fu protagonista di
un'ulteriore intuizione in grado di collegare direttamente
la stella citata nel Vangelo ad un altro evento astronomico.
Sempre nel medesimo periodo di tempo (il 1603-1604)
il brillante astronomo rimase colpito da un raro fenomeno
celeste : una congiunzione planetaria che coinvolse
Giove e Saturno. A causa delle orbite e delle velocità
relativamente "basse" che contraddistinguono
i due pianeti gassosi, le loro congiunzioni non si
verificano tanto frequentemente ma potrebbero avere
avuto un ruolo determinante nelle predizioni e nelle
interpretazioni degli astrologi orientali che si mossero
per andare ad adorare il nuovo Re dei Giudei.
Ecco che è logico e sensato riafferrare il
pensiero di Keplero per formulare una quarta fattibile
soluzione alla nostra ricerca:
4. La stella citata nel Vangelo dell'Evangelista
Matteo fu, in realtà, una congiunzione planetaria.
Attraverso una rapida rivisitazione storica, siamo
riusciti a trovare quattro possibili eventi astronomici
che potrebbero rappresentare la risposta scientifica
alla domanda: cosa fu realmente la stella dei Magi?
Ragionando in termini astronomici e con la mentalità
di uomini che hanno da poco oltrepassato l'anno duemila,
non parrebbero proprio esserci altre soluzioni fattibili
in grado di soddisfare la nostra sete di conoscenza
e il nostro desiderio di fare chiarezza su un avvenimento
che, comunque, ha rappresentato una svolta per l'umanità
intera.
Ad
ogni modo è sufficientemente sensato ragionare
sul fatto che la Bibbia e i Vangeli non vanno considerati
come dei trattati scientifici, le cui affermazioni
possano e debbano a tutti i costi essere verificate,
ma vanno letti e interpretati con spirito opportuno
considerando quelle che dovevano essere le realtà
e le credenze di un tempo basandoci su quanto conosciamo
delle antiche cronache ebraiche, babilonesi, medio-orientali,
sumere.
Aiutandoci con gli strumenti informatici (hardware
e software) di cui disponiamo e facendo, ove possibile,
riferimento a registrazioni antiche tentiamo di capire
quali fra le quattro ipotesi sopra avanzate è
quella che ha maggiori probabilità di corrispondere
effettivamente ad una realtà verificatasi oltre
duemila anni or sono.
La cometa di Halley?
Abbiamo avuto modo di accennare che è stato
Giotto attraverso una sua rappresentazione pittorica
ad innescare negli uomini l'idea che fu questa cometa
a guidare i sapienti della Media verso il luogo della
Natività.
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Particolare
della rappresentazione delladorazione
dei Magi di Giotto (Cappella degli Scrovegni
a Padova). In alto, sopra la capanna che
ospita il bambino Gesù, è
chiaramente visibile una cometa luminosa
e di cospicue dimensioni. Forse il pittore
trasse ispirazione a dipingere lastro
chiomato da un passaggio al perielio della
cometa di Halley. Alcuni studiosi non
sostengono questa supposizione e pensano
si tratti di unaltra cometa descritta
dallastronomo padovano Pietro DAbano. |
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Fu
Edmond Halley il primo a predire la periodicità
e quindi il ritorno della cometa che avrebbe in futuro
portato il suo nome.
Lastronomo
inglese osservò la suddetta cometa nellanno
1682 e dopo una serie di analisi e studi giunse alla
conclusione che la stessa doveva identificarsi con
le comete osservate negli anni 1531 e 1607. Attraverso
la determinazione degli elementi orbitali ne predisse
il ritorno per lanno 1758. Proprio in quel periodo,
infatti, lastro chiomato fu ritrovato, la sera
di Natale, dallastronomo dilettante tedesco
J. Palitzsch.
Il
primo ritorno al perielio debitamente documentato
e registrato è quello dellanno 240 a.C.
(anche se alcune cronache cinesi farebbero pensare
ad un avvistamento già dal 1059 a.C.). Da allora
la cometa è stata sempre osservata in tutti
i suoi passaggi in prossimità del Sole.
Seppur
altamente suggestiva, lipotesi di collegare
la Halley alla stella dei Magi non pare essere credibile
in correlazione al fatto che il corpo celeste passò
al perielio nellanno 12 a.C.
Molte
sono le fonti che ne registrano il passaggio fra le
quali quelle romane (dalle quali giungiamo a conoscenza
che apparve nel mese di ottobre del 12 a.C. in cui
a Roma regnava Augusto in onore del quale in Palestina
Re Erode il Grande faceva costruire la città
di Cesarea) e quelle cinesi che ne riportano lapparizione
nella costellazione dei Gemelli in agosto e il moto
attraverso la Lince, il Leone, Ofiuco fino alla scomparsa
(a causa della sempre minore elongazione dal Sole)
nella costellazione dello Scorpione.
Sebbene
che per un periodo di circa due mesi la Halley sia
sicuramente stata la cometa più luminosa di
quei tempi, la grande incongruenza delle date (abbiamo
in precedenza detto che Gesù molto probabilmente
nacque in un periodo di tempo compreso fra l8
a.C. e il 4 a.C.) ci fa escludere la possibilità
che sia stato questo loggetto visto dai sapienti
dellOriente.
Forse
unaltra cometa luminosa?
Alcune
cronache cinesi datate 5 a.C., alludono allapparizione
in cielo di un oggetto identificato come cometa
senza coda. Un anno più tardi, ovvero
nel 4 a.C., si registrò una stella nuova.
Entrambe
i fenomeni non trovano stranamente alcun riscontro
nella documentazione occidentale-mediterranea e quindi,
nonostante fossero stati abbastanza luminosi e facilmente
visibili, risulta difficile per astronomi e storici
dare loro una concreta spiegazione e interpretazione.
Le ipotesi più attendibili sembrano collegare
la coppia di eventi ad una probabile cometa apparsa
nella costellazione del Capricorno nel marzo del 5
a.C. e allesplosione di una nova nellaprile
del 4 a.C.
Appare
quantomeno strano che nellarea del Mediterraneo
nessuno notò, o comunque ritenne opportuno
farlo, leventuale cometa di cui sopra. Proprio
i Magi da esperti conoscitori delle cose celestiavrebbero
dovuto o potuto registrare tale evento o comunque
un eventuale altro passaggio di una cometa a lungo
o lunghissimo periodo orbitale (magari non più
passata, da allora, in prossimità della nostra
Stella). Le cronache astronomiche di duemila anni
fa erano già molto precise e complete al punto
tale da farci escludere quasi categoricamente lapparizione
di una grande cometa nel periodo in cui verosimilmente
nacque Gesù Cristo e conseguentemente ci fanno
scartare unipotesi cometaria come possibile
risoluzione del nostro dilemma.
Tale
ipotesi non è del tutto convincente anche se
proviamo ad immergerci nella realtà dellepoca
tentando di trovare una chiave di lettura astrologica
ad un fenomeno cometario. La natura delle orbite e
dei moti di questi corpi minori del sistema solare,
fanno si che gli stessi si spostino abbastanza velocemente
nel cielo rispetto alle stelle fisse di
fondo e, conseguentemente, rispetto alle costellazioni.
Questo fa loro segnare direzioni sempre
diverse, e perdere la caratteristica di indicare uneventuale
ubicazione geografica sulla base di interpretazioni
di natura astrologica.
Fu
lesplosione di una supernova?
Questa
possibilità, come abbiamo accennato, fu analizzata
e proposta dallastronomo polacco Giovanni Keplero
il quale assistette, nellanno 1604, allesplosione
di una supernova galattica nella costellazione di
Ofiuco (ultima di natura galattica e identificata,
in tempi recenti, con la radiosorgente G.4,5+6,8).
Di norma questi sono fenomeni abbastanza difficili
da osservare nellarco della breve durata della
vita umana in quanto compaiono molto di rado. Lultimo
evento di questa natura visibile a occhio nudo si
è verificato nel non lontano 1987 nella Grande
Nube di Magellano.
Storicamente
si sono trovati riscontri scritti per alcune supernovae
di tipo galattico, ossia esplose nella nostra Galassia
(la Via Lattea). Gli eventi più noti e sicuri
sono quelli relativi alle esplosioni dellaprile
1006 (nella costellazione del Lupo), del luglio1054
(nella costellazione del Toro), del novembre del 1572
(in Cassiopea ed osservata da Tycho Brahe) e dellottobre
1604 (nellOfiuco). Fra queste quattro stelle
nuove la più luminosa fu sicuramente
quella del 1006 (che secondo fonti cinesi si rese
visibile per ben due anni e che nellera moderna
è stata identificata con la radiosorgente G.327,6+14,5)
che potrebbe aver raggiunto addirittura una magnitudine
di 9,5!
Le
supernovae sono essenzialmente di due tipi :
1.
Tipo I
2.
Tipo II
Nel
primo caso si fa riferimento ad un sistema stellare
binario, nel secondo caso al collasso di una stella
di grande massa (uguale o superiore a otto masse Solari).
La luminosità massima di una supernova di Tipo
I è solitamente maggiore rispetto alla luminosità
di una supernova di Tipo II.
Attraverso
una più accurata ricerca storica andando a
ritroso nel tempo, troviamo le testimonianze (per
lo più ad opera di osservatori orientali cinesi
e giapponesi) di altre possibili supernovae galattiche:
Dicembre 185, nel Centauro
Febbraio
393, nello Scorpione
Agosto
1181, in Cassiopea
Il
fenomeno supernova è una delle esplosioni
più colossali che si conoscano.
Con
lavvento dellera telescopica ne sono
state osservate moltissime allinterno di altre
galassie altrimenti invisibili ad occhio nudo. Caso
a parte è stata la già citata supernova
esplosa nel 1987 nella Grande Nube di Magellano.
Essendo
solitamente molto luminose e spettacolari
sembra assai improbabile che fosse una di queste
la stella della Natività in quanto si sarebbe
certamente resa visibile agli occhi di tutti, dello
stesso Erode o dei suoi sacerdoti (ricordiamo ancora
che dai Vangeli traspare chiaramente il fatto che
il Re era del tutto estraneo ad un evento di tale
vistosità in quanto se così non fosse
non avrebbe avuto necessità di chiedere informazioni
agli adoratori orientali). Inoltre, pur essendo
particolarmente appariscenti e rare, non sono fenomeni
eccezionali e non lo dovevano di certo
essere per i Magi al punto tale da giustificare
un viaggio tanto lungo.
La
generale ristrettezza temporale di osservabilità
di una supernova (che di solito va da pochi giorni
a qualche settimana) mal si concilia con la durata
di molti mesi del fenomeno osservato dai sapienti
della Media.
Lipotesi
della congiunzione planetaria.
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Rappresentazione
virtuale del cielo di Gerusalemme in occasione
della prima delle tre congiunzioni planetarie
verificatesi nellanno 7 a.C. I Magi
potrebbero aver interpretato simbolicamente
il rarissimo evento celeste |
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Ultima
fra le quattro ipotesi proposte in questo lavoro,
per cercare di dare una spiegazione scientifica e
astronomica alla stella descritta nei Vangeli, è
quella della congiunzione planetaria.
Con
questa terminologia si intende un avvicinamento di
tipo prospettico fra due o più corpi celesti,
nel nostro specifico caso pianeti. Generalmente le
congiunzioni sono tabulate come fenomeni geocentrici.
Servendoci
di appositi software planetari, possiamo andare a
ritroso nel tempo ed osservare la parvenza del cielo
in un determinato giorno e da un determinato luogo.
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Per
mezzo di un software planetario è
possibile per chiunque tornare
indietro nel tempo ed osservare come appariva
il cielo in un determinato istante di
tempo da una specifica località
geografica. Fra i tanti disponibili sul
mercato, è sicuramente da segnalare
The Sky Six fornito in tre
CD Rom.
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Facendo
riferimento al periodo fra l8 a.C. e il 4 a.C.
e considerando di essere degli osservatori situati
in Oriente (in questo caso inteso come lantica
Mesopotamia, corrispondente grosso modo allodierno
Iraq), possiamo essere ricondotti ad un evento assai
interessante che si verificò per ben tre volte
nel corso dellanno 7 a.C.:la congiunzione fra
i pianeti Giove e Saturno fra le stelle che delineano
la costellazione dei Pesci.
Questa
è una situazione assai rara che si verifica
approssimativamente una volta ogni otto secoli, che
presenta numerosi aspetti che la possono far accostare
in modo assai credibile alla stella di Natale.
Il
primo ad avere avuto questa intuizione fu ancora Giovanni
Keplero il quale assistette personalmente ad una congiunzione
fra i due pianeti giganti nella costellazione dei
Pesci intorno al Natale dellanno 1603. Lastronomo
polacco attraverso una serie di elaborati calcoli
si accorse che nel 7 a.C. si verificò una tripla
congiunzione fra Giove e Saturno i quali apparvero
prospetticamente vicini nei Pesci nei mesi di maggio,
settembre e dicembre. Facendo delle supposizioni di
carattere storico e astrologico, ipotizzò che
un simile fenomeno potesse avere avuto una notevole
influenza e assunto grandi significati per i Magi
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A
cavallo tra settembre ed ottobre del 7
a.C. si verificò la seconda congiunzione
che vide Giove e Saturno riavvicinarsi
nella costellazione dei Pesci. Anche in
questo caso la congiunzione non fu stretta
e quindi passò praticamente inosservata
dalle persone comuni. |
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Le
congiunzioni planetarie che stiamo analizzando non
furono particolarmente strette, cioè
i pianeti non vennero a trovarsi (prospetticamente)
molto vicini fra di loro quindi non furono neppure
appariscenti e spettacolari. Questo fattore andrebbe
ancora una volta a rafforzare quanto scritto dallEvangelista
Matteo e spiegherebbe anche il motivo per cui la stella
non sia stata citata negli altri Vangeli ufficialmente
riconosciuti dalla Chiesa.
Liniziale
supposizione di Keplero, in tempi recenti, è
stata ripresa da storici e astronomi i quali l' hanno
definita come la più plausibile e accettabile
fra tutte le teorie proposte nel corso della storia.
Reperti
archeologici e alcune tavolette ritrovate in Babilonia,
contengono le misure relative alle posizioni di Giove
e Saturno nel cielo per lanno 7 a.C. lasciando
chiaramente trasparire che già allora gli astronomi-astrologi
orientali erano in grado di prevedere le congiunzioni
planetarie.
Abbiamo
avuto modo di accennare al fatto che tutte e tre le
congiunzioni fra i due pianeti giganti del sistema
solare avvenute nellanno in questione non furono
strette. Per far coincidere
la stella dei Magi con queste congiunzioni planetarie
è quindi necessario interpretare in senso simbolico
e generico le scritture dellEvangelista Matteo.
Questo è più che accettabile considerando
che i Vangeli non sono di certo dei testi scientifici
o tecnico-astronomici. Non potendo (in nessuna delle
tre congiunzioni) i due corpi celesti essere apparsi
come una stella sola (furono chiaramente separabili
senza difficoltà ad occhio nudo) occorre fare
un ragionamento interpretativo considerando il significato
che avevano al tempo rispettivamente Giove, Saturno
e la costellazione dei Pesci.
Il
primo era considerato il pianeta della regalità,
il secondo il protettore del popolo ebraico, la stella
dei giusti, mentre la costellazione dei Pesci era
spesso associata a Mosè , al suo popolo, alla
sua Terra.
Ecco
che il particolare fenomeno astronomico poteva dai
Magi (ricordiamo che essi erano a conoscenza delle
vicende del popolo ebraico, delle profezie ad esso
connesse dellattesa di unimminente venuta
di un Messia) essere letto in questo modo:
un grande re (Giove) portatore di giustizia (Saturno)
nel mondo, sta per nascere nella terra di Mosè
(la costellazione dei Pesci, ovvero Israele).
La
grande estensione temporale dellevento (che
in pratica durò da maggio a dicembre) si accorda
alla perfezione con quella che dovette verosimilmente
essere la durata del viaggio dei sapienti orientali.
A
seconda delle interpretazioni possiamo con un certo
margine di sicurezza presumere che questultimo
sia stato di lunghezza compresa fra 2000 e 800 chilometri.
Considerando la tipologia del terreno e i mezzi di
trasporto (cammelli) dellepoca il tempo necessario
per percorrere tali distanze potrebbe essere quantificato
da poco meno di un mese a oltre due mesi.
Supponendo
che allarrivo dei Magi a Betlemme i pianeti
si trovassero al meridiano (alla massima altezza sopra
lorizzonte) è logico pensare che questi
apparissero per un certo periodo di tempo come se
fossero fermi. Questa potrebbe rappresentare la chiave
di lettura del Vangelo di Matteo:
Udite le parole del re, essi partirono. Ed ecco la
stella che avevano visto nel suo sorgere, li precedeva,
finché giunse e si fermò sopra il luogo
dove si trovava il bambino...
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I
Magi potrebbero aver raggiunto Betlemme
nel momento in cui Giove e Saturno culminavano
in cielo (transitavano al meridiano) apparendo
quindi fermi nella volta celeste.
Questa circostanza darebbe un significato
anche scientifico alle parole del Vangelo
.finché giunse e si
fermò sopra al luogo dove si trovava
il bambino". |
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Fra
tutte le ipotesi e le teorie formulate e proposte
dagli studiosi e dai ricercatori astronomici, quella
della congiunzione fra Giove e Saturno verificatasi
nel 7 a.C. sembra essere quella che maggiormente potrebbe
avvicinarsi alla realtà dei fatti. Ovviamente
con i dati oggigiorno in nostro possesso non è
ancora possibile raggiungere una conclusione e risolvere
con certezza lenigma della stella della Natività.
Il
mistero rimane
Non
sarebbe corretto voler associare a tutti costi un
evento astronomico concreto alle scritture dei Vangeli.
Appare
evidente, tuttavia, che esistono motivazioni sufficientemente
fondate e logiche tali da far supporre che losservazione
visuale di un fenomeno celeste realmente verificatosi
più di duemila anni or sono possa aver spinto
alcuni astrologici-astronomi della Mesopotamia a recarsi
a Gerusalemme e successivamente a Betlemme.
Lipotesi
della tripla congiunzione fra Giove e Saturno può
essere considerata ragionevole e credibile se analizzata
in un contesto storico, astronomico e archeologico.
Prove certe per suffragare questa teoria non esistono,
ma non è da escludere che futuri ritrovamenti
possano confermare ed avvalorare ulteriormente questa
tesi.
Se
le realtà e le nostre odierne conoscenze storiografiche
e scientifiche non sono assolutamente tali da farci
proporre una soluzione definitiva ed inequivocabile
al mistero che da due millenni avvolge la stella di
Betlemme, il credente può sempre trovare nellepisodio
dei sapienti orientali significativi elementi ed interpretazioni
di carattere spirituale tali da elevare il proprio
spirito e di condurlo allincontro con Dio.
Certamente
la stella dei Magi costituisce uno fra i più
suggestivi e singolari paradigmi del rapporto fra
scienza e fede che è, probabilmente, destinato
a rimanere tale per molto tempo ancora.
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LAUTORE
Mario Dho,47 anni,
residente a Chiusa di Pesio in provincia di Cuneo.
Perito industriale, titolare di unomonima falegnameria
artigianale.
Da tempo si dedica alle problematiche della gestione remota
e robotica
degli osservatori astronomici.
Autore di un manuale per lUnione Astrofili Italiani
e di numerosi articoli
apparsi su svariate riviste nazionali di scienza e cultura.
Per un anno responsabile della Sezione Strumentazione UAI
e
coordinatore del gruppo CCD UAI. Membro del G.A.D.
Progettatore e realizzatore di un osservatorio astronomico
di tipo robotico,
lA67 Dhos Observatory
di Chiusa di Pesio Cuneo.
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