I
caldei, gli egizi ed i cinesi sono generalmente considerati
i primi astronomi, ma questo corrisponde solo in parte
a verità; è vero che questi antichi popoli dividevano
le stelle fisse in gruppi o "costellazioni"
e distinguevano anche pianeti, comete ed eclissi, ma non
possedevano alcuna vera conoscenza sulla natura dell'universo
e nemmeno della terra stessa, sicché è difficile definirli
astronomi nel vero senso della parola.
La
storia comincia all'incirca nel 3000 a.C., allorché l'anno
di 365 giorni fu per la prima volta adottato in Egitto
ed in Cina. Questa fu anche approssimativamente l'epoca
della costruzione di quella considerevole mole conosciuta
come la Grande Piramide di Cheope. La piramide è ancor
oggi una delle maggiori attrazioni turistiche dell'Egitto;
Cheope stesso, sovrano rude e deciso, vi investì tanto
denaro da rovinare il suo paese, ed anche adesso non sappiamo
esattamente perché considerasse la piramide tanto importante.
Dal punto di vista astronomico è interessante, poiché
il suo passaggio centrale è rivolto verso quello che era
allora il polo nord del cielo.
L'asse
di rotazione della terra è inclinato di 23 gradi e mezzo,
ed è rivolto a nord, verso il polo celeste. Oggigiorno
il polo è contrassegnato approssimativamente da una stella
lucente chiamata polare, familiare ad ogni navigante poiché
sembra quasi immobile, mentre gli altri corpi celesti
le ruotano attorno. Ai tempi di Cheope, tuttavia, il punto
polare si trovava in una posizione diversa, vicino ad
una stella assai più debole, Thuban, nella costellazione
del Drago. La causa di questo cambiamento è che la terra
"ondeggia" leggermente come una trottola sul
punto di cadere, e la traiettoria dell'asse descrive un
cerchio nel cielo. L'ondeggiamento è leggerissimo, ma
lo spostamento dell'asse è divenuto notevole dacché la
piramide è stata costruita, 5000 anni or sono.
L'Egitto
è ancor oggi considerato la terra del mistero. E' risaputo
che la maggior parte dei misteri dell'antico Egitto furono
creati a bella posta dai sacerdoti, che erano i più istruiti
della loro razza e che si rendevano conto che il sistema
migliore per tenere sotto controllo il popolo era di mantenerlo
nell'ignoranza. Ma anche i sacerdoti avevano dei limiti
ben definiti, e benché eccellessero nell'arte di eseguire
esatte misurazioni, non riuscirono mai a scoprire che
la terra è sferica. Essi credevano che il mondo fosse
rettangolare, con l'Egitto in mezzo e deserti e mari tutt'intorno.
L'astronomia cinese non era più progredita. Ci sono pervenute
annotazioni di comete e di eclissi, ma alcune delle idee
di quell'epoca sembrano strane al giorno d'oggi.
L'astronomia
nella sua vera forma cominciò con i greci, che non solo
eseguirono delle osservazioni, ma tentarono anche di dare
a queste delle spiegazioni. Il primo dei grandi filosofi
fu Talete di Mileto, nato nel 624 a.C., l'ultimo
fu Tolomeo di Alessandria, e con la sua morte, avvenuta
attorno o nell'anno 180 d.C., termina il periodo classico
della scienza. Negli otto secoli compresi tra queste due
date il pensiero umano fece notevoli progressi.
Talete
stesso fu forse il primo a comprendere che la terra è
un globo, ma sfortunatamente tutti i suoi scritti originali
sono andati perduti. I primi argomenti sicuri contro la
vecchia teoria della terra piatta sono dati da Aristotele,
nato nel 384 a.C. e morto nel 322. Aristotele fu uno degli
uomini più geniali del mondo antico, ed il suo pensiero
contiene il meglio del pensiero greco.
Come
fa notare Aristotele, le stelle paiono cambiare d'altezza sull'orizzonte
secondo la latitudine dell'osservatore. La stella polare
sembra rimanere abbastanza alta nel cielo vista dalla
Grecia, perché la Grecia è molto a nord dell'equatore
terrestre; dall'Egitto la stella polare è più bassa; dalle latitudini meridionali
non si può vedere affatto, dato che non sorge mai sopra
l'orizzonte. D'altra parte, Canopo, una stella brillante
della parte meridionale del cielo, può essere vista dall'Egitto
ma non dalla Grecia. Questo è quanto ci si aspetterebbe
secondo la teoria di una terra rotonda, ma non si può
spiegare questo comportamento se supponiamo che la terra
sia piatta. Aristotele notò che durante un'eclissi di
luna, allorché l'ombra della terra si proietta sulla luna,
il margine dell'ombra è curvo, segno che anche la superficie
della terra deve essere curva.
Il
passo seguente fu compiuto da Eratostene di Cirene,
che riuscì a misurare la lunghezza della circonferenza
della terra. Il suo sistema era oltremodo ingegnoso, e
risultò notevolmente preciso. Eratostene dirigeva una
grande biblioteca scientifica ad Alessandria, in Egitto,
e da uno dei libri di cui disponeva apprese che al tempo
del solstizio estivo, il "giorno più lungo"
nelle latitudini nordiche, il sole si trovava sulla verticale a mezzogiorno, visto dalla città di Siene (la moderna Assuan) presso
il Nilo. Ad Alessandria comunque, il sole si trovava in
quel momento spostato di 7 gradi dalla verticale. Un cerchio
completo è composto di 360 gradi, e 7 è all'incirca 1/50
di 360, cosicché se la terra era sferica, la sua circonferenza
doveva essere 50 volte la distanza da Alessandria a Siene.
Eratostene giunse al risultato finale di 39.400 km con
uno sbaglio per difetto di soli 600 km. Se i Greci
avessero compiuto un altro passo avanti, e posto il sole
al centro del sistema planetario, il progresso dell'astronomia
sarebbe stato rapido. Alcuni filosofi si provarono a farlo,
ma malauguratamente Aristotele pensava che la terra fosse
il centro dell'universo, e l'autorità di Aristotele era
talmente indiscussa che pochi osavano metterla in dubbio.
Inoltre, il decentramento della terra, avrebbe significato
un cambiamento delle leggi "fisiche", poiché
la teoria aristotelica delle "cose che prendevano
il loro posto naturale" sarebbe stata assai indebolita.
La
maggior parte delle nostre conoscenze dell'astronomia
greca è dovuta a Claudio Tolomeo che scrisse un
famoso libro conosciuto generalmente col suo titolo arabo,
l'Almagesto. In esso egli sintetizza le idee dei
grandi filosofi che erano vissuti prima di lui, e la teoria
che la terra giace al centro dell'universo viene perciò
chiamata "tolemaica", benché
non sia stato Tolomeo stesso ad esserne il diretto responsabile.
Secondo la teoria tolemaica, tutti i corpi celesti ruotano
attorno alla terra. La più vicina a noi è la luna; poi
vengono Mercurio, Venere, il Sole, Marte, Giove, Saturno e finalmente le stelle. Tolomeo
sosteneva che, dato che il circolo era la forma "perfetta",
e che nei cieli non poteva esistere nulla che non fosse
perfetto, tutti questi corpi dovevano roteare su percorsi
circolari. Sfortunatamente però i pianeti hanno un loro
modo di comportarsi. Tolomeo era un ottimo matematico,
e sapeva perfettamente che il moto dei pianeti non poteva
essere spiegato sostenendo l'ipotesi di un moto circolare
uniforme con la terra nel mezzo. Egli perciò elaborò un
sistema complesso secondo il quale ogni pianeta si muoveva
in un piccolo cerchio chiamato "epiciclo", il
centro del quale ruotava attorno alla terra descrivendo
un cerchio perfetto. Via via che sopravvenivano delle
irregolarità, si dovevano ideare degli altri epicicli,
finché tutto il sistema divenne terribilmente artificioso
e complesso.
Ipparco,
che era vissuto circa due secoli prima di Tolomeo, aveva
redatto un catalogo stellare dettagliato e preciso. L'originale
è andato perduto, ma fortunatamente Tolomeo lo ha riprodotto
nel suo Almagesto, sì che tutta l'opera ha potuto
giungere sino a noi. Ipparco fu anche l'inventore di una
branca assolutamente nuova della matematica, da noi conosciuta
sotto il nome di trigonometria.
Quando
la potenza della Grecia si dissolse, il progresso dell'astronomia
si arrestò di colpo. La grande biblioteca di Alessandria
fu saccheggiata ed incendiata nel 640 d.C. per ordine
del califfo arabo Omar, e per più di mille anni fu fatto
assai poco. Quando l'interesse per i cieli ritornò, ciò
avvenne, tramite l'astrologia.
Ancora
oggi vi è della gente che non conosce la differenza tra
astrologia e astronomia. Invero, le due cose sono assolutamente
diverse. L'astronomia è una scienza esatta; l'astrologia
è un relitto del passato, e nessuna persona intelligente
può prenderla sul serio.
Il
modo migliore per definire l'astrologia è dire che è la
superstizione delle stelle. Ogni corpo celeste si pensa
debba avere una certa influenza sul carattere e sul destino
di ogni essere umano, e nel fare un oroscopo, che è principalmente
una carta della posizione dei pianeti all'epoca della
nascita del soggetto, un astrologo pretende di poter predire
il destino della persona per la quale l'oroscopo è stato
fatto.
Vi
possono essere state
delle scusanti per questo genere di cose nel Medioevo,
ma non ve n'è nessuna oggi.
Comunque,
l'astrologia mediovale ha perlomeno fatto rinascere la
vera astronomia. Gli arabi erano all'avanguardia, e ben
presto l'interesse dilagò in Europa. I cataloghi delle
stelle vennero migliorati, ed i movimenti della luna e
dei pianeti furono riesaminati. C'erano perfino degli
osservatori; molto diversi dagli osservatori a cupola
di oggigiorno, ma nondimeno osservatori.
L'astronomia
era ancora paralizzata dalla cieca fiducia nel sistema tolemaico. Finché gli uomini
avessero rifiutato di credere che la terra potesse muoversi,
nessun vero progresso poteva venir compiuto. La situazione
non veniva migliorata dall'atteggiamento della chiesa,
che a quei tempi era onnipotente. Qualsiasi critica ad
Aristotele veniva considerata un'eresia. Dato che la fine
generalmente riservata agli eretici era di venire arsi
sul rogo, era palesemente saggio non esprimersi troppo
chiaramente.
I
primi segni della lotta che si avvicinava vennero nel
1546, con la pubblicazione del De Revolutionibus Orbium
Coelestium (Sulle rivoluzioni dei corpi celesti) di
un canonico polacco, Niccolò Copernico. Copernico
era un pensatore chiaro, oltre che un abile matematico
e al principio della sua carriera vide tanti punti deboli
nel sistema tolemaico che si sentì preso dal desiderio
di abbandonarlo. Sembrava irragionevole pensare che le
stelle potessero compiere una rotazione al giorno attorno
alla terra. Usando le sue stesse parole: "Perché
dovremmo esitare ad attribuire alla terra un moto naturale e corrispondente alla sua
forma sferica? E perché non siamo disposti ad ammettere
che l'apparenza di una rotazione giornaliera appartiene
ai cieli, la sua realtà alla terra? Il rapporto è lo stesso
di quello di cui parla l'Enea virgiliano: Noi salpiamo
dal porto e la terra e le città si allontanano".
Il
successivo passo di Copernico fu ancora più ardito. Egli
vide che i movimenti del sole, della luna e dei pianeti
non potevano essere spiegati col vecchio sistema, anche
ammettendo tutti i cerchi e gli epicicli di Tolomeo, e
così ripudiò l'intera teoria. Pose il sole al centro del
sistema, e ridusse la posizione della terra a quella di
un comunissimo pianeta.
Copernico
era abbastanza saggio per essere prudente. Egli sapeva
con certezza che sarebbe stato accusato di eresia, e benché
il suo libro sia stato completato probabilmente verso
il 1530, egli si rifiutò di pubblicarlo fino all'anno
della sua morte. Come aveva previsto, la chiesa fu apertamente
ostile. Gravi dispute si verificarono per tutto il mezzo
secolo che seguì, ed un filosofo, Giordano Bruno, venne arso a Roma perché sosteneva che Copernico aveva ragione.
Tycho
Brahe, nato in Danimarca solo alcuni mesi dopo la
morte di Copernico, era completamente diverso dal gentile
e colto matematico polacco. Tycho era un fervido credente
nell'astrologia, ed un ugualmente fanatico miscredente
del sistema copernicano, sicché desta ironia il fatto
che la sua opera contribuì molto a provare la verità delle
nuove idee. Egli costruì un osservatorio nell'isola di
Hven, nello stretto tra la Danimarca e la Svezia, e tra
il 1576 e il 1596 eseguì migliaia di osservazioni molto
accurate sulla posizione delle stelle e dei pianeti, redigendo
alla fine un catalogo che era migliore di quello di Tolomeo.
Naturalmente non era provvisto di telescopi; ma i suoi
strumenti di misurazione erano i migliori della sua epoca,
e Tycho personalmente era un ottimo osservatore.
Oggigiorno,
nulla rimane del suo grande osservatorio di Uraniborg.
Allorché,nel 1601, Tycho morì,
egli lasciò le sue osservazioni al suo assistente, un
giovane matematico tedesco che si chiamava Giovanni
Keplero. Dopo anni di attenti studi, Keplero si accorse
che i movimenti dei pianeti non si potevano spiegare né
col moto circolare attorno alla terra, né con quello attorno
al sole; il che faceva pensare che ci fosse qualcosa di
sbagliato sia nel sistema di Copernico che in quello di
Tolomeo. Finalmente, trovò la risposta. I pianeti ruotavano
sì attorno al sole, ma non con percorsi perfettamente
circolari. I loro percorsi o "orbite" erano
ellittici.
I
cinque pianeti conosciuti ai giorni di Keplero, risultarono avere delle orbite
circolari, ma non del tutto. La piccola differenza dal
circolo perfetto era la causa di tutto e le ultime osservazioni
di Tycho sopravvenivano proprio al punto giusto come i
pezzi mancanti di un mosaico.
L'annoso
problema era risolto, benché le autorità ecclesiastiche
continuassero ad opporsi alla verità per qualche tempo
ancora. Le tre leggi sul moto planetario di Keplero, l'ultima
delle quali fu pubblicata nel 1618, spianarono la
strada per le successive ricerche di Sir Isaac Newton.
L'opera
di Keplero non fu il solo importante sviluppo della prima
parte del XVII secolo. Nel 1608 un fabbricante di occhiali
di Middleburg in Olanda , Hans Lippersheim, scoprì che
sistemando due lenti in una certa maniera si potevano
ottenere delle immagini ingrandite di oggetti distanti.
Occhiali erano stati usati per qualche tempo; secondo
alcune fonti essi furono inventati da Ruggero Bacone;
ma nessuno aveva scoperto il principio del telescopio
prima che lo facesse, più o meno accidentalmente, Lippersheim.
La
notizia della scoperta dilagò in Europa, e giunse alle
orecchie di Galileo Galilei, professore di matematica
dell'Università di Pisa. Galileo comprese immediatamente
che il telescopio poteva essere adoperato in astronomia,
e "senza risparmio di spesa e di energie" come
egli stesso scrisse, costruì da sé uno strumento.
Era
un piccolo oggetto, pietosamente debole se paragonato
ad un moderno cannocchiale tascabile, ma fu di aiuto per
una completa rivoluzione del pensiero scientifico.
Galileo
ottenne le prime immagini telescopiche dei cieli verso
la fine del 1609. Improvvisamente l'universo cominciò
ad aprirsi davanti ai suoi occhi. La luna era coperta
di pianure buie, alte montagne e giganteschi crateri;
Venere, la stella serotina degli antichi, presentava delle
fasi sul tipo di quelle della luna, tanto da essere a
volte nascente e talvolta quasi
piena; talvolta mezza; Giove era servito da 4 lune tutte
per sé e la Via Lattea risultò composta da innumerevoli
deboli stelle. Galileo aveva sempre creduto nel nuovo
sistema dell'Universo, ed il suo lavoro al telescopio
lo aveva reso vieppiù sicuro del suo credo. Inevitabilmente
si trovò nei guai con la chiesa. Era duro per le autorità
religiose il riconoscere che la terra non era il corpo
più importante dell'Universo, e Galileo appariva ai loro
occhi come un eretico pericoloso. Venne arrestato ed imprigionato,
dopodiché fu processato e costretto a "maledire,
abiurare ed odiare" la falsa teoria che la terra
si muoveva attorno al sole.
Pochi
si lasciarono illudere, e prima della fine del secolo,
la teoria tolemaica era abbandonata per sempre. La pubblicazione
dei Principia di Isacco Newton, nel 1687, portò ad una vera comprensione
di come si muovevano i pianeti.
E'
giusto dire che Keplero trovò "come" i pianeti
su muovono, Newton scoprì "perché".Newton
costruì anche un telescopio di tipo assolutamente nuovo.
Lo strumento di Galileo era un rifrattore, e si serviva
di un obiettivo per raccogliere la sua luce. Newton arrivò
alla conclusione che i rifrattori non sarebbero stati
mai del tutto soddisfacenti, e si diede da fare per ovviare
a questa difficoltà. Finalmente decise di eliminare del
tutto l'obiettivo, e di raccogliere la luce per mezzo
di uno specchio di forma adatta.
Quando
Newton eliminò il rifrattore perché non soddisfacente,
commise uno dei suoi rari errori. Tuttavia, il "riflettore"
newtoniano divenne presto popolare, e tale è rimasto.
Gli specchi si costruiscono più facilmente delle lenti,
ed anche oggi tutti i maggiori strumenti sono del tipo
riflettente.
L'astronomia
si evolveva. Fintantoché le osservazioni dovevano venire
compiute solo ad occhio nudo, si poteva imparare poco
sulla natura dei pianeti e delle stelle; i loro movimenti
potevano venire studiati, ma tutto finiva li. Non appena
si resero disponibili i telescopi, degli osservatori veri
e propri fecero la loro comparsa. Copenhagen e Leida aprirono
la serie; l'osservatorio di Parigi venne completato nel
1671, e quello di Greenwich nel 1675.
Greenwich
venne fondata per una ragione particolare. L'Inghilterra
è sempre stata una nazione marinara e prima della scoperta
di orologi di cui si potesse fidare il solo modo per i
marinai di stabilire la loro posizione in mezzo all'oceano,
allorché non v'era terra in vista, era di osservare la
posizione della luna in mezzo alle stelle. Questo implicava
l'uso di un buon catalogo di stelle ed il migliore che
si potesse ottenere, quello di Tycho, non era ancora sufficientemente
esatto. Carlo II aveva perciò ordinato che i campi stellari
dovevano "venire nuovamente osservati, esaminati,
e corretti ad uso dei miei marinai". Venne scelta
una zona nel parco reale di Greenwich, e Sir Cristopher Wren, egli stesso
professore di astronomia, progettò la costruzione del
primo osservatorio. Il Reverendo John Flamsteed
fu nominato astronomo di corte, e in tempo debito il riveduto
catalogo delle stelle fu completato.
I
telescopi furono costantemente migliorati. Alcuni dei
primi strumenti erano davvero curiosi; uno di essi, usato
dall'osservatore olandese Christiaan Huygens, era lungo
più di 200 piedi, tanto che l'obiettivo dovette venir
fissato ad un tronco. Ma gradatamente le maggiori difficoltà
vennero superate e sia rifrattori che riflettori acquistarono
in potenza e convenienza. Anche la matematica astronomica
compiva dei grandi passi. L'ostacolo maggiore era sempre
rappresentato dal sistema tolemaico, ma una volta eliminato
quello, la strada era spianata. La distanza tra la terra
ed il sole venne misurata con sufficiente precisione,
e nel 1675 l'astronomo danese Ole Roemer misurò
perfino la velocità della luce, che risultò di 300.000
km. al secondo. Roemer fece questo casualmente, osservando
i movimenti delle quattro grandi lune di Giove.
Ma
benché la conoscenza dei corpi del sistema solare si fosse
arricchita al di là di qualsiasi immaginazione, poco si
conosceva sulle stelle, che venivano ancora considerate
come semplici punti di riferimento. Il primo serio tentativo
per infrangere questa barriera venne compiuto da William
Herschel, che viene giustamente definito il "padre
dell'astronomia stellare".
Herschel
era nato a Hannover nel 1738, undici anni dopo la morte di Newton. Venne
in Inghilterra e divenne organista presso la Octagon Chapel
di Bath; ma il suo principale interesse era l'astronomia,
ed egli costruì telescopi a riflessione che erano i migliori
della sua epoca. Il maggiore dei telescopi di Herschel
costruito relativamente tardi nella sua carriera, aveva
uno specchio di 48 pollici di diametro.
Herschel
doveva guadagnarsi di che vivere, e per qualche anno non
poté dedicare tutto il suo tempo allo studio dell'astronomia.
Poi, nel 1781, fece una scoperta che cambiò completamente il corso della
sua vita. Una sera, mentre stava esaminando alcune deboli
stelle della costellazione dei Gemelli, incontrò un oggetto
che non era certamente una stella. Dapprima lo credette
una cometa, ma non appena fu calcolata la sua orbita,
non vi fu più alcun dubbio sulla sua natura: non era una
cometa, ma un pianeta; il mondo che noi chiamiamo oggi
Urano.
La
scoperta giunse completamente inaspettata. Esistevano
5 pianeti conosciuti, e questi assieme alla luna ed al
sole, davano un totale di 7. Il 7 era il numero magico
degli antichi, e si era pensato perciò che il sistema
solare fosse completo. Herschel divenne famoso in tutto
il mondo; fu nominato astronomo di corte da re Giorgio
III, e da allora poté abbandonare completamente la sua
carriera musicale.
Herschel
si impose un tremendo programma. Egli si propose di esplorare
tutti i cieli, per potersi così formare un'idea di come
le stelle fossero distribuite. Fino alla fine della sua
lunga vita, nel 1822, egli lavorò pazientemente al suo
progetto e le sue conclusioni finali si sono dimostrate
estremamente accurate.
Naturalmente,
Herschel fece numerose scoperte durante le sue esplorazioni
celesti. Molte stelle che sembravano semplici, risultarono
essere doppie, e c'erano anche ammassi stellari, come
pure delle deboli macchie luminose conosciute come "nebulose"
dalla parola latina che significa "nuvole".
Herschel era un osservatore oltremodo meticoloso. Egli catalogò tutte
le sue scoperte, ed esaminando le carte che pubblicò non
possiamo che meravigliarci della mole di lavoro che riuscì
a svolgere. Dato che visse in Inghilterra gran parte della
sua vita, non ebbe occasione di esaminare le stelle della
parte meridionale dell'emisfero australe che non appaiono
mai a latitudini nordiche, ed è notevole il fatto che
il completamento dei suoi "rastrellamenti stellari"
fu compiuto in seguito da suo figlio, sir John Herschel,
che si recò appositamente al Capo di Buona Speranza, rimanendovi
per parecchi anni.
Nei
primi anni del XIX secolo un ottico tedesco, Fraunhofer,
cominciò ad eseguire degli esperimenti con dei prismi
di vetro. Newton aveva già scoperto che la comune luce
"bianca" non è affatto bianca, bensì un miscuglio
di tutti i colori dell'arcobaleno. Fraunhofer comprese
che questa scoperta poteva divenire importante, ed il
suo lavoro portò allo sviluppo di un nuovo strumento,
lo spettroscopio astronomico.
Esattamente
come un telescopio raccoglie la luce, così uno spettroscopio
la scompone. Con l'analisi degli "spettri" ottenuti,
è possibile riuscire a sapere molte cose sullo stato della
materia che emette la luce. Per esempio, lo spettro del
sole rivela due righe scure che possono essere causate
solo dall'elemento sodio, cosicché abbiamo la prova dell'esistenza
del sodio sul sole. Il telescopio senza lo spettroscopio
sarebbe di scarsa utilità all'astronomo di professione
di oggigiorno; è possibile ora rintracciare degli elementi
noti in stelle remote, e perfino in altri sistemi stellari,
sperduti nelle immensità dello spazio.
Nel
1838, Friedrich Wilhelm Bessel, direttore dell'osservatorio
di Konigsberg, ritornò al problema della distanza delle
stelle. Nello studiare i movimenti apparenti di 61 Cygni,
un pallido oggetto nella costellazione del Cigno, poté
dimostrare che giaceva ad una distanza di circa
60 milioni di milioni di miglia. Due mesi più tardi un
astronomo britannico, Henderson misurò la distanza della
luminosa stella australe Alpha Centauri, e giunse al risultato
abbastanza esatto di 20 milioni di milioni di miglia.
Alpha Centauri è una stella tripla, ed il membro più debole del trio è
il corpo conosciuto più vicino, al di fuori del nostro
sistema solare. Il nostro cervello non è fatto per comprendere
delle distanze così immense. Fortunatamente abbiamo un'unità
molto migliore a disposizione, basata sulla velocità della
luce.
Sappiamo
che la luce viaggia alla velocità di 300.000 km al secondo.
Un raggio di luce impiega 8 minuti ed un terzo per giungere
dal sole a noi, ma nel caso di Alpha Centauri il tempo
impiegato è di 4 e 1/3 anni: non vediamo la stella come
è adesso, ma come era 4 e 1/3 anni fa. Diciamo perciò
che Alpha Centauri dista da noi 4 e 1/3 anni-luce, e che
la distanza di 61 Cygni è di quasi 11 anni-luce.
Un
altro grande avvenimento dell'ultimo secolo fu l'avvento
della fotografia astronomica. Nel 1845 venne eseguito
il primo "dagherrotipo" fotografico del sole,
seguito nel 1850 da una fotografia della luna. Entro 50
anni magnifiche fotografie dei corpi celesti vennero scattate
non solo negli osservatori ufficiali, ma anche da dilettanti.
Il
riflettore da 48 pollici di Herschel, venne ben presto
sorpassato. Nel 1845 in Irlanda Lord Rosse, costruì
uno specchio da 72 pollici. era difficile e complicato
ad usarsi, ma era di gran lunga lo strumento più potente
allora esistente, e Rosse lo adoperò per studiare gli ammassi
stellari e le nebulose trovate da Herschel. Alcune delle
nebulose risultarono essere costituite interamente da
stelle deboli, benché altre non potessero essere risolte
nello stesso modo. Ancor più interessante il fatto che
alcune delle nebulose stellari rivelarono una forma a
spirale, in modo da assomigliare assai a delle ruote.
Il
telescopio da solo, non avrebbe mai potuto svelare la
natura delle misteriose nebulose; ma lo spettroscopio
si. Nel 1864, Sir William Huggins esaminò una tenue
nebulosa nella costellazione del Drago, e trovò che non
era composta da stelle, ma da un gas luminoso.
Sappiamo
ora che gli oggetti nebulosi sono di tre tipi. Nel nostro
sistema, conosciuto comunemente come Via Lattea, ma più
correttamente come Galassia, troviamo i normali ammassi
stellari e le nebulose gassose, la maggior parte di esse
alla distanza di centinaia di migliaia di anni-luce da
noi. Al di là della Galassia, si trova un vasto golfo,
e quindi si giunge al primo dei sistemi separati esterni,
giacente alla distanza di molto superiore al milione di
anni-luce. La Grande Spirale di Andromeda,
che può essere vista ad occhio nudo, come una tenue macchia
polverosa, si dimostra una galassia a sé stante, ancor
più grande della nostra. Herschel aveva sospettato qualcosa
di simile, e il lavoro di Rosse e Huggins confermava il
suo punto di vista, benché la questione non venisse definitivamente
risolta che nel 1933.
Perfino
il riflettore da 72 pollici di Rosse non mantenne il suo
primato a lungo. Ogni decennio assisteva al sopraggiungere
di nuovi e più grandi telescopi; nel 1917 venne il riflettore
da 100 pollici di Monte Wilson, in California, e nel 1948
quello da 200 pollici del Palomar.
Vi
sono alcuni oggetti nello spazio
che non emettono solamente della luce visibile, ma anche
delle radiazioni di molto maggiore lunghezza d'onda, conosciute
generalmente col nome di radio-onde. quando si scoprì
questo fatto per la prima volta, nel 1931, si sviluppò
una branca completamente nuova dell'astronomia. I radio
telescopi non assomigliano per nulla ai normali telescopi;
hanno la forma di grandi antenne, ed hanno permesso agli
astronomi di studiare delle regioni nello spazio che non
avrebbero potuto essere esplorate in nessun'altra maniera.
Non
sono più i tempi di Tycho Brahe, allorché i soli strumenti
a disposizione erano l'occhio umano e rudimentali strumenti
di misurazione.
Bibliografia
Bernard
Cohen - La rivoluzione nella scienza - Longanesi
Giorgio
Abetti - Storia dell'astronomia - Vallecchi
G.
Schiapparelli - Scritti sulla storia dell'astronomia antica
- Bologna
J.L.E.
Dreyer - Storia dell'astronomia da Talete a Keplero -
Feltrinelli
a
cura di Michael Hoskin - Storia dell'astronomia di Cambridge
- Superbur
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