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PURGATORIO
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Canto IX - versi 1 -12
La concubina di Titone antico
già s'imbiancava al balco dell'oriente
fuor de le braccia del suo dolce amico;
di gemme la sua fronte
era lucente,
poste in figura del freddo animale
che con la coda percuote la gente;
e la notte, de' passi
con che sale,
fatti avea due nel loco ov'eravamo,
e il terzo già chinava in giuso l'ale;
quand'io, che meco avea
di quel d'Adamo,
vinto dal sonno, in su l'erba inchinai,
là ove già tutti e cinque sedavamo.
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Secondo tutti i commentatori
moderni qui Dante vorrebbe descrivere un'aurora in Italia, mentre
in Purgatorio erano trascorse quasi tre ore di notte. In accordo
con i più antichi esegeti dell'opera e da esperto di astronomia
vorrei chiarire che qui il poeta, profondo conoscitore della scienza
del cielo dell'epoca, ma soprattutto grande osservatore della
natura e delle sue bellezze, descrive inequivocabilmente un'aurora
lunare.
Molti letterati sanno cogliere
i significati e le sfumature di questo o
quel verso dantesco, ma spesso sono "poco esperti" di
scienze del cielo.
Comincio a far notare come Dante parli di "concubina"
e non di sposa di Titone: certamente la differenza fra le due
figure non è da poco!
E a conferma di ciò al verso 3 chiama Titone "amico"
e non marito. Siamo dunque nella clandestinità di un amore.
Titone, sposo di Eos, l'aurora solare "dalle dita di rosa"
come la chiamavano i lirici greci, la tradiva con l'altra aurora,
quella lunare, quella notturna, quando Eos, ancora da venire,
non poteva vederlo! Dunque Titone ebbe due aurore: come sposa
quella solare, come concubina quella lunare. Gli incontri con
quest'ultima dovevano avvenire "lontano dalla moglie",
come conviene ad ogni fedifrago che si rispetti, quindi erano
nel cuore della notte, quando la luna è nella settimana
del plenilunio e sorge lontano dall'alba.
Ma tutto questo è
niente di fronte alla descrizione dei versi 4-6: la sua fronte
era coperta di gemme che formavano la figura del freddo animale
che colpisce la gente con la coda.
Si parla chiaramente
dello Scorpione, le cui stelle sono molto luminose, al contrario
di quelle dei Pesci che si intravedono a mala pena in un cielo
completamente buio! E poi Dante avrebbe parlato di "freddi
animali" essendo 2 i Pesci e non di "freddo animale".
Il riferimento al velenoso pungiglione dello Scorpione è
fin troppo chiaro. Solo l'aurora lunare avrebbe potuto affacciarsi
all'orizzonte orientale con la fronte cinta dalle gemme dello
Scorpione: d'altro canto il riferimento delle quasi tre ore di
notte è perfetto: quando Dante si smarrì nella "selva
oscura" era luna piena, poi attraversò l'Inferno in
un giorno (non era consentito stare di più), quindi era
in Purgatorio da un giorno: la luna che sorgeva era posteriore
di tre giorni al plenilunio, sorgendo dunque, rispetto all'inizio
della notte (tramonto del sole) con un ritardo di circa 156 minuti,
pari a quasi tre ore, per l'esattezza 2 ore e 36 minuti! Inoltre
al plenilunio la Luna era nella Bilancia, segno opposto all'Ariete
dove era il Sole; tre sere dopo la Luna, che in media percorre
13°,33 al giorno da Ovest verso Est, si era spostata di circa
40°; poiché ogni segno zodiacale occupa 30° sulla
eclittica, da metà Bilancia verso Est abbiamo: prima notte:
13°,33 su 15° restanti di Bilancia: la Luna è ancora
in questo segno; seconda notte: 26°,66: siamo nella parte
iniziale dello Scorpione; terza notte: 39°,99: siamo verso
la fine dello Scorpione: ma l'aurora precede il sorgere della
Luna e dunque è proprio nel bel mezzo della figura di questo
segno. La precisione del poeta è fantastica!
Dante qui crea un mito nel mito e dimostra ancora una volta la
grandiosità del suo ingegno!
PIETRO TORRE
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