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A tutte queste disparate critiche cerco di rispondere oggi ed ecco perché ho intitolato questa breve esposizione «L'esistenzialismo è un umanismo». Molti potranno
meravigliarsi che si parli qui di umanismo. Vedremo in qual senso l'intendiamo. In ogni caso possiamo dire subito che intendiamo per esistenzialismo una dottrina che rende possibile la vita umana e che, d'altra parte, dichiara che ogni verità e ogni azione implicano sia un ambiente, sia una soggettività umana.
L'esistenzialismo è un umanismo, 1946
Nell'opera capolavoro di Sartre L'essere e il nulla il filosofo francese inizia la sua indagine indagando la natura dell'essere. Egli distingue essenzialmente due modi d'essere: l'essere in sé e l'essere per sé. L'essere in sé è
tutto ciò che non è coscienza ma con cui la coscienza entra in rapporto: ossia in definitiva le cose del mondo
(Abbagnano, Fornero, Protagonisti e Testi della
Filosofia). L'essere per sé è la coscienza irriflessa e ateoretica che caratterizza l'uomo. L'essere per sé è trasparenza e presenza a sé stesso, e coscienza di sé e di qualcosa di esterno a sé. L'essere in sé è opacità a sé stesso, è
ciò che è al di fuori di ogni interpretazione.
Il percipi ci ha ricondotto ad un percipiens, il cui essere si è rivelato come coscienza. Avremmo così attinto al fondamento ontologico della conoscenza, l'essere primo a cui tutte le altre apparizioni appaiono, l'assoluto in rapporto al quale ogni fenomeno è relativo.
L'essere e il nulla, 1943
L'essere in sé, ossia la coscienza dell'uomo, è essenzialmente libertà. La coscienza infatti è libera di attribuire un qualsiasi significato all'essere in sé, all'esistenza. La coscienza è il nulla, non in quanto non-essere, ma in quanto potenza nullificatrice dell'esistenza. Il puro essere in sé viene nullificato dai significati che la coscienza liberamente gli attribuisce. Ogni significato nullificante dell'esistenza, sarà
relativo
alla scelta della singola coscienza. Ognuno di essi avrà naturalmente pari
dignità, e nessuno di essi potrà rappresentare l'essere in sé. La coscienza nullificatrice cerca di restituire all'esistenza, che risulta gratuita, quel carattere di assolutezza che contraddistingue l'opacità dell'essere in sé, il dato
assoluto e incondizionato. Ma questo è al di fuori di ogni interpretazione, di ogni assolutezza, è cio che è. La coscienza è obbligata ad essere libera e a cercare un senso all'esistenza. L'esistenza precede l'essenza, questo è uno degli assunti di base della filosofia esistenzialistica. Rimarrà sempre l'incertezza e il
dubbio
di quale senso attribuire all'esistenza gratuita e ingiustificabile.
Tuttavia, la caratteristica dell'essere di un esistente è di non svelare sé stesso in persona, alla coscienza; non si può spogliare un esistente del suo essere, l'essere è il fondamento sempre presente dell'esistente, lo si trova dappertutto e in nessuna parte, non c'è essere che non sia essere di una maniera d'essere e che non sia colto attraverso la maniera d'essere che ad un tempo lo manifesta e lo nasconde. Tuttavia la coscienza può sempre superare l'esistente, non già in direzione del suo essere, ma verso il senso di questo essere.
L'essere e il nulla, 1943
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