Giovanni Giolitti

"Libertà per tutti entro i limiti della legge"

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I primi anni del ventesimo secolo fecero segnare in Italia profonde trasformazioni sociali a causa dell'industrializzazione che stava prendendo piede in particolar modo nel settentrione. Si svilupparono due peculiari modelli della produzione industriale: il primo quello dell'industra pesante, il cui centro era Genova, auspicavano un sistema protezionistico; il secondo, con centro Milano, era maggiormente aperto al libero mercato e alla concorrenza. Giovanni Giolitti, che comprese come l'industrializzazione e l'economia fossero di primaria importanza per il rilancio del Regno, fece leva con la sua politica proprio su quest'ultimo, scommettendo per primo sulla liberalizzazione del mercato, e l'estenzione di pari diritti politici alla popolazione.

La Sinistra democratica era pur sempre una espressione della borghesia, sia pure della borghesia minuta in confronto a quella degli ottimati [...]. Io pensavo invece che fosse già arrivato il momento di prendere in considetazione gli interessi e le aspirazioni delle masse popolari e lavoratrici, che in quasi tutto il paese soffrivano sotto la pressione di condizioni economiche di salario e di vita [...].
Memorie della mia vita, 1922

Lo Stato concepito da Giolitti non era il «gendarme armato» posto a tutela degli interessi dei propetari (Desideri, Themelly, Storia e storiografia). Esso doveva solo mentenere l'ordine all'interno del paese, e lasciare sfogare le classi, specialmente più numerose, attraverso gli scioperi e le proteste, sempre qualora si mantenesssero all'interno della legalità. Giolitti, facendo propria la lezione della democrazia risorgimentale, si proponeva di rinnovare dal basso la società italiana; era, però, consapevole di doversi muovere in un paese trasformato dal decollo industriale e della necessità di tenere conto delle nuove forze che erano venute alla ribalta [...]. Pensava che allargare le basi dello Stato significasse soprattutto trovare un'intesa tra vecchie e nuove classi di governo, tra liberali e socialisti (Desideri Themelly, Storia e storiografia).

Per conto mio non dubitai un solo momento che la loro retta soluzione non potesse ottenersi che col mantenimento dei principî liberali, e che qualunque provvedimento di reazione per soffocare il malcontento e per impedire la manifestazione delle nuove aspirazioni popolari avrebbe avuto il solo effetto di peggiorare le cose e minacciare le stesse istituzioni [...].
Memorie della mia vita, 1922

Le riforme attuate da Giolitti nel primo suo mandato di primo ministro (1903-1905, 1906-1909) furono leggi sociali volte alla tutela del lavoro, dello sfruttamento dei giovanissimi, delle donne. Vennero istituiti il Commissario per l'emigrazione e il Consiglio del lavoro che miravano ad una risoluzione dei due problemi sociali di primaria importanza. Furono nazionalizzati i servizi pubblici, acqua, gas, elettricità, ed in seguito la reter ferroviaria. Queste misure miravano ad un allargamento della base sociale sulla quale appoggiare la politica giolittiana, e a eliminare speculazioni sociali diffuse.

Giolitti. [...] Ora queste Camere del lavoro che cosa hanno in sé di illegittimo? esse sono le rappresentanti di interessi legittimi delle classi operaie: la loro funzione è di cercare il miglioramento di queste classi.
Discorsi parlamentari (Editori Riuniti), 1953

L'organizzazione delle leghe di resistenza era legittima; nulla contro la legge potevasi accusare nei loro programmi e nella loro lotta pacifica pei miglioramenti economici; le loro domande erano pure entro i limiti dell'equità perché le misure di salario richieste erano cosí discrete che con tali salari in molte parti d'Italia non si sarebbero trovati lavoratori [...]. Il governo non aveva che due doveri, quello di mantenere l'ordine pubblico ad ogni costo e quello di garantire nel modo più assoluto la libertà del lavoro.
Memorie della mia vita, 1922

Nel terzo mandato (1911-1914) Giovanni Giolitti, attuò una politica decisamente riformatrice. Investì grossi capitali pubblici nella costruzione di un sistema scolastico popolare laico e libero. Nazionalizzò le imprese assicuratrici, al fine di eliminare il più possibile le speculazioni economiche. Estese il suffragio universale maschile nel diritto al voto (1912). Le riforme democratiche trasformarono le basi politiche italiane, trasformarono la società moderna investita dall'industrializzazione, in misura maggiore al nord, in un sistema multiprospettico e poliedrico, dove più posizioni potevano essere esposte liberamente. Questo clima di riforme e di eliminazione delle antiche gerarchie, stimolò lo sviluppo del relativismo, esteso ad ogni campo. I sudditi acquisita pari dignità politica andavano sempre più trasformandosi in cittadini a tutti gli effetti.

Giolitti. Ed è perciò che non è da meravigliarsi se questi scioperi assumono, anche indipendentemente dalla volontà di coloro che vi partecipano un carattere simile a quello che ha avuto lo sciopero di Genova. Il Governo, lo ripeto, deve avere una grande fermezza nell'applicare le leggi, ma deve adoperare una grande prudenza in tutto ciò che riguarda i rapporti tra lo Stato e le classi lavoratrici.

Discorsi parlamentari (Editori Riuniti), 1953

La politica di Giolitti può essere considerata come un gioco di «pesi e contrappesi» (Desideri Themelly, Storia e storiografia). Egli rappresentava un punto di raccordo di spinte diverse che venivano inquadrate nella prospettiva del liberismo economico e del liberalismo politico. Se venne in contro alle richieste delle frangie socialiste con le riforme democratiche, dovette concedere alle fazioni opposte, dei neonati movimenti nazionalisti, l'impegno imperialista nella conquista della Libia (1911).

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Francesco Mecocci
alias NurAbSal

Anno scolastico 2003-2004
Classe V D
Liceo Scientifico Giuseppe Peano Monterotondo

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