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Una delle principali obiezioni alla rivoluzionaria teoria eliocentrica è stata quella che si appoggiava sul fatto che se fosse stata la Terra con il suo moto di rotazione e rivoluzione a determinare il moto apparente celeste, non si sarebbe potuto spiegare come essa non fosse soggetta a spaventose turbolenze atmosferiche dovute alla spaventosa velocità alla quale avrebbe compiuto il suo movimento. Per dimostrare l'infondatezza di questa obiezione Copernico, riprendendo un espediente di lunghissima memoria, propone il classico
esempio della nave.
Non è meglio ammettere che la rotazione quotidiana del cielo è apparente, e che è reale quella della Terra? E che questa avviene nello stesso modo riconosciuto in Virgilio da Enea, quando dice:
«Mentre siam spinti fuori dal porto,
coste e città si allontanano».
E ciò perché, quando un'imbarcazione avanza tranquillamente, dai naviganti tutte le cose che sono al di fuori si scorgono muoversi a immagine del movimento di quella, e reciprocamente gli stessi ritengono di esser fermi unitamente a tutte le cose che sono con loro. La medesima cosa appunto può accadere nel moto della Terra, di modo che sembra girarci intorno il mondo intero. E che dire, poi, delle nuvole e di tutte le cose che vengon giú dal cielo, si sostengono nell'aria o in essa salgono di nuovo verso i luoghi piú alti? Certamente non si potrà dire altro che a muoversi cosí non è soltanto la Terra con l'acqua che le sta sopra, ma anche una parte tutt'altro che piccola dell'aere e tutte quelle cose che hanno con la Terra un analogo rapporto.
Nicolò Copernico, De Revolutionibus orbium coelestium
Copernico fa osservare, come tutto ciò che assieme alla nave partecipi al suo moto, non subisca starvolgimenti proprio in virtù della partecipazione al movimento uniforme. L'effetto del moto apparente di coste e città, viene spiegato in
relazione
al moto della nave stessa, a bordo della quale sembra di essere fermi. Così la Terra apparentemente immobile, secondo Copernico, è in movimento rispetto al Sole fisso al centro dell'universo, e il moto celeste apparente è causato da ciò. Ancora dunque si ricerca un riferimento immobile, la terraferma o il Sole. Il movimento uniforme, o quasi, non permette sensorialmente di stabilire se si è in moto o meno, ma in effetti esiste ancora un riferimento fisso, rispetto al quale giudicare in maniera assoluta il movimento o l'immobilità.
Teofilo: Or, per tornare al proposito, se dunque saranno dui, de' quali l'uno si trova dentro la nave che corre, e l'altro fuori di quella, de' quali tanto l'uno quanto l'altro abbia la mano circa il medesmo punto de l'aria, e da quel medesmo loco nel medesmo tempo ancora l'uno lascie scorrere una pietra e l'altro un'altra, senza che gli donino spinta alcuna, quella del primo, senza perdere punto né deviar da la sua linea, verrà al prefisso loco, e quella del secondo si trovarrà tralasciata a dietro. Il che non procede da altro, eccetto che la pietra, che esce dalla mano de l'uno che è sustentato dalla nave, e per consequenza si muove secondoil moto di quella, ha tal virtù impressa, quale non ha l'altra, che procede da la mano di quello che n'è di
fuora.
Giordano Bruno, La cena delle ceneri
Anche Bruno e Galilei propogono degli esempi simili con soggetto sempre navi e sperimentatori al loro interno. Ciò che viene sottolineato è il fatto per cui in sistemi di riferimento in moto rettilineo uniforme tra loro ogni esperimento fisico produce gli stessi effetti. Sebbene ancora il padre fondatore della scienza
sperimentale, Galileo Galielei, si riservi la possibilità di discernere tra moto apparente e moto assoluto, nei diversi sistemi di riferimento in moto rettilineo uniforme le leggi della natura si manifestano nella stessa forma e producono i medesimi effetti. Questo è il principio di
relatività
galileiana, illustrata nel colorito esempio del gran naviglio:
Salviati: Riserratevi con qualche amico nella maggiore stanza che sia sotto coverta di alcun gran naviglio, e quivi fate d'aver mosche, farfalle e simili animaletti volanti; siavi anco un gran vaso d'acqua, e dentrovi de' pescetti; sospendasi anco in alto qualche secchiello, che a goccia a goccia vada versando dell'acqua in un altro vaso di angusta bocca che sia posto a basso; e stando ferma la nave, osservate deligentemente come quelli animaletti volanti con pari velocità vanno verso tutte le parti della stanza. I pesci si vedranno andar notando indifferentemente per tutti i versi, le stille cadenti entreranno tutte nel vaso sottoposto; e voi gettando all'amico alcuna cosa, non più gagliardamente la dovrete gettare verso quella parte che verso questa, quando le lontananze sieno eguali; e saltando voi, come si dice, a piè giunti, eguali spazii passerete verso tutti le parti.
Galileo Galilei, Dialogo sopra i due massimi sistemi del mondo
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